matrimonio marocchino |
L'istituzione del matrimonio nei paesi del Magreb (“dove tramonta il sole”), cioè Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, ed Egitto è in linea di massima un'istituzione divina, nikah, ed è l'unica unione legittima tra i sessi.
Il matrimonio è un dovere sia religioso che civile per il musulmano, non è visto in modo favorevole il celibato e tanto meno la donna nubile, che spesso rimane emarginata dalla società, in quanto non “produce”, termine brutto ma veritiero, figli e rimane spesso priva di mezzi di sostentamento. L'uomo musulmano può sposarsi se è in grado di pagare il dono nuziale, la dote e se ha mezzi per mantenere la famiglia, anche se la moglie dovesse essere ricchissima. E' il curatore matrimoniale del futuro sposo, il wali, che chiederà per lui la mano della sposa all'agnato, parente maschio più prossimo alla sposa, tramite un intermediario il khatrib.
E' vietato chiedere in matrimonio:
1) una donna già fidanzata con un altro uomo, salvo che questi sia un non musulmano o persona immorale.
2) la donna che sia nel periodo legale di ritiro, idda, per vedovanza (che dura circa tre mesi) o per ripudio.
Il fidanzato e l'intermediario hanno di solito diritto di vedere il viso e le mani della futura sposa, rito dell'esibizione delle bellezze e delle decorazioni con l'hennè, la pianta dalla quale si estrae il colore bruno-nero per fare decorazioni rituali.
E' riprovevole per chi non ha un lavoro per mantenersi chiedere una donna in sposa, ed è peccato per chi soffre di impotenza o non è in grado di mantenere la moglie, anche se ricca.
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