domenica 10 maggio 2020

Shibam: la “Manhattan” del deserto.


E’ nello Yemen e precisamente nella città di Shibam che si trovano i primi grattacieli della storia; edifici altissimi costruiti con il fango. 
Shibam è una città fortificata che risale al XVII secolo, ma abitata da oltre 2.000 anni. Un tempo era una delle soste lungo le vie carovaniere dell’incenso e delle spezie che attraversavano la pianura arabica ed era la capitale del regno di Hadhramaut, che oggi dà il nome alla regione yemenita. La città costruita su una collina al di sopra del wadi, fu fondata sui resti del precedente stanziamento distrutto da un’inondazione e protetta da mura difensive che riuscirono a salvare gli abitanti dalle invasioni e dagli attacchi delle tribù rivali e dai beduini. 
I “grattacieli” costruiti da famiglie potenti che, rivali tra di loro, facevano mostra del proprio prestigio e ceto sociale, oltre che del potere economico, sono alti fino a undici piani. Con fango e acqua venivano modellati i mattoni che poi erano fatti asciugare al sole per giorni. Questi palazzi non hanno finestre al pian terreno, che viene utilizzato come magazzino per le granaglie; il primo piano è utilizzato dagli uomini, mentre le donne occupano i piani superiori. Solitamente ogni piano ha una sola grande stanza. Gli interni degli androni principali dove le persone si incontrano e socializzano sono spesso finemente decorati. I piani più alti sono dedicati alle famiglie che vivono insieme. Molti edifici sono collegati in cima da ponti e passerelle: si trattava di un antico sistema difensivo per mettere in comunicazione le varie torri di guardia, ma oggi vengono utilizzati dagli anziani per passare da un palazzo all'altro, piuttosto che salire e scendere interminabili rampe di scale. Queste alte strutture erano spesso danneggiate da venti, piogge e dall’erosione. L’ultima calamità risale al 2008, quando un ciclone tropicale colpì Shibam, danneggiando numerosi palazzi. 
Nel 1982, la città è stata aggiunta alla lista dei Patrimoni mondiali dell’umanità dell’Unesco proprio per il suo rischio di "estinzione". Non occorre per forza la furia devastatrice dell'acqua per far crollare gli edifici. L'intera città deve essere sottoposta a una manutenzione costante per far sì che i suoi palazzi restino in piedi: il fango essiccato deve essere costantemente apposto strato su strato affinché le mura siano stabili e non crollino. Shibam non si può certo definire una città turistica, tanto è vero che non ci sono posti dove dormire e non c’è nemmeno un ristorante. All'ingresso del paese però vi è una piazza con un caffè, dove viene servito il tè e i locali si incontrano per fumare narghilè e giocare a domino.

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