lunedì 10 dicembre 2018

Sonita Alizadeh: la rapper afghana




Sonita Alizadeh è una ragazza afgana di ventun anni che è riuscita a sfuggire al matrimonio combinato dalla propria famiglia e ora canta per far luce sulle condizioni drammatiche delle donne afgane. Vive e studia negli Stati Uniti presso l’accademia d’arte Wasatch, dove sogna di diventare avvocato, ma nel corso della sua vita, Sonita ha dovuto subire svariati spostamenti.
La sua famiglia è fuggita alla guerra in Afghanistan per stabilirsi a Tehran, capitale dell’Iran, quando lei aveva solo 8 anni. Dal momento che Sonita era profuga afgana senza documenti, non aveva nessun diritto all’istruzione. Per questo ha iniziato a frequentare un’associazione no profit che, oltre ad averla fatta studiare, le ha insegnato a fare musica. Grazie all’ong, la ragazza si è ben presto appassiona al rap. Dopo l’incontro con una giovane regista iraniana, ha iniziato a creare video musicali e i suoi brani hanno presto raggiunto un discreto successo. Quando Sonita ha cominciato a credere al suo sogno, però, le è stata data una notizia devastante. Sarebbe dovuta tornare in Afghanistan con la madre: lì un uomo era pronto a sposarla per 9.000 dollari e la famiglia aveva bisogno di quei soldi per pagare il matrimonio di suo fratello.
Sonita a quel punto ha espresso la sua protesta nel modo che le riesce meglio: ha scritto la canzone “Brides for sale” (spose in vendita).
Il brano inizia così:
Lasciami sussurrare, così nessuno sentirà che parlo di ragazze vendute. La mia voce non deve essere udita perchè va contro la Sharia. Le donne devono rimanere in silenzio… questa è la nostra tradizione.
Nel video, Sonita è vestita da sposa, ha il volto coperto di lividi, un codice a barre sulla fronte e supplica la famiglia di non venderla. La giovane rapper ha fatto subito molto parlare di sé, soprattutto in patria. E proprio da lì parte il suo lungo viaggio: NoorJahan Akbar, dell’associazione con sede a Kabul WLUML (women living under muslim laws), invia il video alla sua collega indonesiana Elie Calhoun. Elie lo posta su Facebook e lì viene visto da Cori Stern, co-fondatrice di The Strongheart group – progetto statunitense che si prefigge di aiutare giovani ambasciatori di cambiamento ad amplificare la propria voce. Da quel momento la musica di Sonita si espande a macchia d’olio: Mr. Loftin della Wasatch Academy offre a Sonita una borsa di studio; Laurie Michaels, sostenitrice di Strongheart, inizia a credere fortemente nelle potenzialità della ragazza e la aiuta a proseguire gli studi. La straordinaria storia di Sonita è stata anche documentata in un film: "Sonita is a traveling swallow" (Sonita è una rondine che viaggia) della regista iraniana Rokhsareh Ghaemmaghami, e Sonita è pronta a portare la sua esperienza sul tema dei matrimoni precoci e forzati perché, come ha raccontato in un’intervista apparsa su pri.org:
"Il rap consente di raccontare la tua storia ad altre persone. E’ una piattaforma per condividere le parole che sono nel mio cuore". Sul sito di Stoneheart scrivono:Sonita Alizadeh è una forza da non sottovalutare. È una voce molto potente per la rivendicazione delle ragazze e delle donne di poter scegliere il proprio destino (…). La sua musica è diventata un grido di battaglia per molte ragazze in tutto l’Afghanistan. Ed è così: nonostante dal 2009 esista in Afghanistan un decreto presidenziale sull’eliminazione della violenza contro le donne che vieta i matrimoni forzati, il fenomeno non è diminuito e la tradizione di cedere bambine per risolvere dispute familiari o per soldi è ancora molto radicata.


Lifegate, di Valentina Gambaro