lunedì 20 maggio 2019

Il gatto delle sabbie



Il gatto delle sabbie è uno splendido felino che vive esclusivamente in habitat sabbiosi come deserti e dune. È presente in tre aree distinte del mondo: nei deserti africani del Sahara in Algeria, Niger e Marocco, in tutta la penisola arabica e in alcune zone dell'Asia centrale tra cui Turkmenistan, Iran, Pakistan e Afghanistan. Fu scoperto nel 1858 e classificato da Victor Loche come felis margarita in onore del militare francese a capo della spedizione che lo scopri: Jean Auguste Margueritte. Sopporta condizioni climatiche estreme, con temperature che durante il giorno possono toccare punte di oltre 50 °C e di notte crollano fino a – 5 °C. Il suo corpo è una macchina perfetta per fronteggiare le avversità del deserto, in particolare le orecchie appuntite e munite di bolle timpaniche molto sviluppate assicurano all'animale un udito eccezionale in grado di localizzare di notte le prede nascoste sotto la sabbia. Rispetto a molti altri felini questo gatto è relativamente piccolo con un peso che va dai 1,5 a 3,5 kg, la coda lunga e le zampe corte. Il pelo di questo gatto è color deserto, giallo-sabbia chiaro con strisce nere o comunque scure sul dorso ma anche su zampe e coda mentre può comparire del bianco sul ventre e in zone intime. In inverno, il mantello può diventare molto folto, anche con peli lunghi 5 cm, ma la cosa più particolare è la lunghezza dei peli che coprono le zampe e che formano una sorta di cuscinetto su cui il gatto delle sabbie cammina in modo da non scottarsi. Conduce una vita solitaria tranne nei pochi momenti in cui si deve accoppiare. Vive in tane abbandonate da volpi o istrici dove resta soprattutto di giorno, anche per stare all’ombra, perché a caccia ci va di notte. Le sue prede sono roditori, lucertole, uccelli e insetti. È considerata una specie rara, difficile da studiare. Le abitudini schive dell'animale e l'ambiente proibitivo in cui vive ostacolano il lavoro dei ricercatori, per cui il comportamento in natura del “sand cat” è ancora avvolto dal mistero. Come se non bastasse, di notte i gatti della sabbia chiudono gli occhi se si avvicina un uomo, diventando quasi impossibili da individuare così perfettamente mimetizzati con l’ambiente.

domenica 5 maggio 2019

Riti e tradizioni del Ramadan

Seheriwalas - India
Il Ramadan non è solo un tempo di digiuno e preghiera, ma anche di riti e tradizioni uniche che si tramandano di generazione in generazione tra le diverse comunità musulmane del mondo. Eccone alcune:
-Egitto
In Egitto la popolazione accoglie il Ramadan con lanterne colorate, che simboleggiano l’unità e la gioia del mese sacro musulmano. Sono molte le leggende che raccontano la nascita delle lanterne e una di queste narra che durante la dinastia fatimide (attorno all’anno mille) l’esercito ordinò alla gente di accogliere il califfo di notte, illuminando le strade con candele e, per proteggere le fiammelle, di avvolgerle con una protezione in legno. Le semplici scatolette di legno divennero poi elaborate lanterne, che brillano ancora oggi nelle notti egiziane. In Egitto, come in tanti altri paesi, i bambini vanno in giro con le lanterne, cantando e offrendo le benedizioni di Allah, in cambio di dolci e piccoli regali.
-Libano
In Libano e in altri paesi del Medio Oriente, colpi di cannone a salve segnalano ogni giorno l’Iftar, la cena che interrompe il digiuno quotidiano. E’ una tradizione, chiamata Midfa Al Iftar, nata casualmente al Cairo 200 anni fa, quando l’allora governatore ottomano, Kosh Qadam, mentre stava provando un nuovo cannone, sparò volontariamente un colpo, proprio al tramonto. Anziché spaventarsi, la popolazione pensò che fosse un modo per segnalare la fine del digiuno e in tanti si complimentarono con il governatore per la nuova idea. La figlia Fatma chiese al padre di istituzionalizzarla .
-Marocco, Turchia, India, Albania
Durante il Ramadan, prima dell’alba, le strade delle città e dei villaggi marocchini si popolano di fanar, persone scelte nelle comunità locali per la loro onestà e il loro altruismo che, vestite con i tradizionali abiti lunghi bianchi e i cappelli rotondi locali, suonano il corno e cantano dolci melodie, per svegliare la gente per la colazione del mattino, il suhoor, un ricco pasto da consumarsi prima che sorga il sole. E’ un rito che ha radici lontane: la leggenda narra che un compagno di Maometto, nel settimo secolo, avesse l’abitudine di girare per le strade all’alba, cantando preghiere con una bellissima voce.
In Turchia invece, ci pensano oltre 2 mila suonatori di tamburo, anche loro in abiti tradizionali, a dare la sveglia per la colazione.
In India, nonostante la maggioranza induista, a New Delhi, sin dalle 2 di notte, nei quartieri con forti minoranze musulmane, vanno ancora in giro i seheriwalas, eredi della cultura dell’antica dinastia Moghul e dell’era musulmana, ed inneggiano al nome di Allah per svegliare i loro correligionari.
In Albania sono invece i membri della comunità rom musulmana a suonare il tamburo e a ballare per le strade, alla fine della giornata del digiuno, e sono spesso invitati nelle case per esibirsi in danze tradizionali.
-Indonesia
In Indonesia, i musulmani si purificano collettivamente, lavandosi tutti insieme in acque di sorgente e insaponandosi dalla testa ai piedi, specie a Giava. Le sorgenti hanno un profondo significato religioso nella cultura locale. Un tempo erano i religiosi musulmani che indicavano ai fedeli i luoghi dove immergersi. Oggi ciascuno si reca nei laghi e nei torrenti più vicini.
-Iraq
Nella notte, dopo aver interrotto il digiuno del Ramadan e mangiato abbondantemente, molte persone in Iraq si radunano in sale o piazze per giocare alla partita di mheibes, o gioco dell’anello. Le squadre sono due e possono andare dai 40 fino ad un massimo di 250 giocatori. Il capo della prima squadra tiene l’anello nascosto tra le sue mani sotto un velo. Gli altri membri sono tutti seduti con le mani serrate a pugno chiuso posate sul grembo. Il capo passa di nascosto l’anello ad un compagno e gli avversari devono indovinare, basandosi solo sul linguaggio del corpo, chi lo ha ricevuto. La partita dell’anello era un gioco di dissimulazione molto popolare in Iraq. La guerra sembrava averlo spazzato via e invece negli ultimi anni è ritornato ad essere praticato nel mese sacro.
-Sudafrica
La fine del Ramadan è segnalata in tutto il mondo dall’apparire della nuova luna. In Sudafrica i musulmani la celebrano con “gli avvistatori della luna”, che si appostano nei luoghi più spettacolari di Cape Town, la “città Madre” sudafricana, ed aspettano che il satellite della Terra appaia. Il primo che riuscirà a vederla ad occhio nudo darà la notizia e, in un tam tam collettivo, tutta la comunità musulmana sudafricana sarà informata che il Ramadan è finito e che la festa dell’ Eid Al Fitr a conclusione del mese sacro può cominciare.

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