martedì 5 luglio 2011

I nomi arabi


Un aneddoto racconta che, un inviato mamelucco declinando la sua identità ad un principe mongolo, si sentì rispondere: "Voi altri, avete almeno tre nomi ognuno, per far credere di essere numerosi!".
Infatti, nella società araba tradizionale ciascun individuo è distinto da un insieme di nomi che determinano con precisione la sua identità. Il "nome proprio", ricevuto alla nascita, è solo il primo degli elementi costitutivi del suo nome. Le parole bint (figlia di) o ibn (figlio di), possono essere inclusi per indicare il tipo di parentela. Ad esempio, una ragazza di nome Haifa bint Abdullah Al-Ashari sarà Haifa, figlia di Abdullah (nome del padre), della tribù o famiglia chiamata Al-Ashari.
I principali elementi del nome sono:
Il nome proprio (ism), come'Alî, Fâtimah ……
Il nome di paternità (kunya): composto dalla parola abû (padre) o umm (madre) seguito dal nome del primogenito: Abû-l-Hasan (il padre di Hasan), Umm Salama (la madre di Salama). Il nome di una figlia è menzionato solo raramente nella kunya.
Il nome di filiazione (nisba), indicante l'appartenenza tribale o il luogo di origine, di soggiorno o di decesso (città, regione, paese); per esempio: at-Tirmidhî (originario della città di Tirmidh). Una stessa persona può avere più di una nisba: al-Qushayrî an-Nîsâbûrî (della tribù di Qushayr e della città di Nishapûr).
Il soprannome (laqab), che può essere onorifico, legato alla religione o al potere (es.: 'Imâd ad-Dîn = il Pilastro della Religione). L'Islam vieta di imporre nomi o soprannomi peggiorativi, empi o ridicoli. 
A questi elementi si può ancora aggiungere la designazione del rito religioso, ad esempio: al-Mâlikî (della scuola giuridica malikita); oppure l'indicazione del mestiere esercitato:Farîd ad-Dîn 'Attâr (= il profumiere).
Si ricorda che il nome completo del Profeta è: Abû-l-Qâsim (kunya) Muhammad (ism) ibn 'Abd-Allah ibn 'Abd al-Muttalib (nasab) al-Hâshimî (nisba).
Il fatto di portare una kunya è visto come un segno di onorabilità, di rispetto o di affetto. Chiamare una donna con la sua kunya, piuttosto che col nome proprio, significa rispettare la sua intimità, onorandola al tempo stesso in quanto madre.
Purtroppo, oggi il nome di filiazione (nasab) e il nome di paternità (kunya) sono sempre meno utilizzati, anche negli stessi paesi arabi. L'uso di un semplice nome proprio seguito dal cognome, si va generalizzando negli "stati moderni", nel tentativo di uniformare gli individui.
Un'altra usanza copiata dall'occidente consiste nel prendere, da parte della sposa, il cognome del marito. Nell'Islam la donna conserva la sua identità di nascita per tutta la vita, sia per preservare le sue origini che per salvaguardare il suo statuto personale.
E' per questo motivo che l'adozione (tabanni) non è riconosciuta dall'Islam. L'orfano gode nel diritto islamico di una protezione particolare, tuttavia non è equiparato al figlio biologico, e non gli viene imposto il nome della famiglia che lo accoglie, perché questo cancellerebbe le sue origini, e denaturerebbe la sua identità.
E 'vietato nell'Islam dare al proprio figlio un nome disonorevole. I nomi consigliati sono quelli che denotano il culto di Allah.
Dare un nome che abbia un senso significa indicare al neonato una direzione, un ideale da raggiungere. Ad esempio un bambino di nome Karîm (nobile e generoso) saprà che, nella sua essenza, vi sono queste qualità e cercherà di mostrarsene degno.
      Il nome del convertito
La conversione all'Islam è considerata come una nuova nascita, quindi l'adozione di un nuovo nome è un atto naturale. La nuova identità, data dal nome arabo scelto, viene utilizzata soprattutto all'interno della Ummah, mentre per la "burocrazia" del proprio paese rimane in uso il nome precedente. Il nome può essere scelto dal convertito stesso oppure può essere suggerito da qualcuno che è stato spiritualmente vicino al convertito. Si può scegliere un nome arabo che abbia una corrispondenza di senso con l'originale (Nûrah per Lucia; Karîma per Adele = nobile), oppure in funzione del suono (Safiyya per Sofia, Farîd per Alfredo). Naturalmente si può scegliere anche un nome assolutamente diverso da quello di nascita.