domenica 2 febbraio 2020

Il gatto nella cultura islamica



Il gatto nella cultura islamica è tenuto in altissima considerazione tanto che sono proprio i gatti gli unici animali liberi di stare nelle moschee. La  legge islamica,  prevede inoltre pene severissime nei confronti di chi commette gesti di violenza o maltrattamenti sui gatti.
Questo rispetto che la cultura islamica mostra nei confronti dei gatti è probabilmente derivato dal fatto che, secondo la tradizione, Maometto amava moltissimo questo animale e varie sono infatti le leggende che parlano dell’amore del profeta per i gatti e in particolare per una gatta bianca chiamata Muezza.
Una leggenda narra che la gatta non si separava mai da Maometto seguendolo in ogni suo movimento e dormendogli sempre accanto nei momenti di riposo.
Un giorno quando suonò l’ora della preghiera, Maometto si accorse che Muezza dormiva tranquilla acciambellata su un lembo del suo mantello.
Il profeta esitò ad alzarsi poiché non voleva svegliare la gatta, ed  alla fine, per non disturbarla,  decise di strappare l’angolo del mantello dove la gattina dormiva e fatto ciò si alzò per andare a pregare.
Quando Maometto tornò dalla preghiera Muezza si era svegliata e gli andò incontro facendogli un inchino per ringraziarlo del suo gesto d’affetto, il Profeta fu talmente onorato da questa accoglienza che decise di fare dei doni speciali a Muezza e a tutti i gatti che sarebbero nati da quel giorno in avanti.
Accarezzandola tre volte sulla schiena il Profeta donò a Muezza ed a tutti i gatti la capacità di atterrare sulle zampe anche da grandi altezze senza così  farsi male, le  nove vite e naturalmente un posto in paradiso.
Un’altra leggenda narra invece che un giorno Maometto si ritrovò un serpente velenoso nella manica della veste. Non volendo fare del male all’animale, il profeta si fece aiutare da Muezza che, non appena il serpente spuntò dalla manica, lo catturò portandolo lontano e salvando così la vita al suo amato “padrone”.

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