lunedì 1 dicembre 2008

Le concerie di Fes

Showara, la più importante, si trova tra le casupole della casbah. Si tratta di un vasto spazio dove sono state scavate tante vasche rotonde, affiancate le une alle altre come la superficie di un alveare. E' divisa in due aree:
- quella della vasche bianche, colme di calce, dove il pellame grezzo viene ammorbidito
- e quella delle vasche colorate, che contengono tra l'altro guano di piccione ( aiuta a fissare i colori) usate per tingere le pelli lasciate in ammollo per 4 giorni.
Gli operai lavorano le pelli stando immersi con i piedi e le gambe.
Ai turisti viene dato un rametto di menta da annusare per resistere al nauseabondo odore che si sprigiona.

lunedì 3 novembre 2008

Tuareg: gli ultimi uomini liberi



Detti "uomini blu" dal caratteristico turbante blu scuro che indossano e dal velo che copre sempre il loro viso (litham), vivono nella desolata distesa del Sahara centrale. Discendenti dei berberi, hanno mantenuto inalterata o quasi, la purezza della razza, rimanendo fedeli a tradizioni e culture vecchie di secoli. Il nome Tuareg, al singolare Targhi, è stato dato loro dagli arabi e sta a significare "gli abbandonati da Dio ", per via della loro opposizione alla dottrina di Maometto. Convertiti all’Islam 1200 anni fa dagli arabi, i Tuareg hanno mantenuto intatte credenze pagane, o quantomeno, pre-musulmane:
- è l’uomo e non la donna a tenere il volto coperto
- non sono soliti pregare cinque volte al giorno rivolti verso la Mecca
- sono monogami
- sono convinti che gli alberi e le pietre possiedano un'anima e realizzano amuleti per tenere lontani i "jinn", gli spiriti maligni che abiterebbero il Sahara.
Un tempo predoni feroci oggi vivono di pastorizia praticata dai loro servi. L'ordinamento sociale dei Tuareg si basa sulla distinzione di quattro classi: i nobili, i vassalli, i servi e gli operai. I nobili costituiscono la classe più pura ed eleggono il re. Se un uomo possiede più schiavi di quanti gliene occorrano, concede loro la libertà, ma solo se sono giovani e forti abbastanza per provvedere al proprio sostentamento. Schiavi vecchi e malati non vengono mai liberati e il loro padrone li deve mantenere.
I Tuareg che posseggono terre, vivono in villaggi dove le case sono rettangolari con tetto a terrazza, costituite da mattoni e da pietre; le abitazioni dei nomadi invece, sono le tende o le capanne montabili. Generalmente la tenda è formata da una copertura fatta da numerose pelli di muflone o di pecora cucite tra loro ed è sostenuta al centro da un alto palo; i lati estremi vengono fissati a tanti pali più corti, infissi saldamente a terra.
La società è di tipo matriarcale: le donne Tuareg, vanno a volto scoperto, godono di molte libertà e prendono parte alle decisioni che guidano le comunità. La tradizione vuole che siano state proprio loro a introdurre tra gli uomini l'uso del "taguelmust". Sono le depositarie principali della scrittura e quindi responsabili dell'educazione dei figli. Circa la metà di tutti i bambini sono orfani di madre, infatti, più di 2/3 delle donne muoiono dando alla luce i propri figli. Se un bambino perde la madre, viene accolto subito da un'altra famiglia ed allevato con lo stesso amore che si ha per un figlio proprio. L'unico mezzo di educazione è una parola di rimprovero o di monito. Battere un bambino è considerato crudele.
La rapina non è calcolata come delitto ma atto eroico. Il ladrocinio è invece ritenuto infamante e perfino gli schiavi non rubano. Un assassinio si vendica con un assassinio.
La maggior ricchezza di questo popolo è costituita dal bestiame ovino e dai cammelli, anche il sale è molto importante per l'economia dei tuareg, con esso barattano tè, zucchero, stoffe, saggina, stuoie, sorgo. I Tuareg sono gente molto sana e difficilmente si ammalano. La sera, si ritrovano seduti intorno ai fuochi raccontando storie per grandi e piccoli.



mercoledì 15 ottobre 2008

La mano di Fatima


Simbolo comunemente usato per tenere lontano il malocchio è la mano di Fatima, la figlia prediletta del Profeta Maometto. La leggenda racconta che Fatima, stava preparando la cena quando arrivò il marito Alì in compagnia di una bella e giovanissima concubina. Fatima ne fu addolorata al punto che si confuse nei movimenti e mise la mano nell'acqua bollente; era talmente dispiaciuta e assorta nei suoi pensieri, che non sentì alcun dolore, ma Alì accortosi si gettò su di lei urlando per salvarla. Da allora la mano di Fatima divenne un simbolo di serietà e autorevolezza. Si ritiene inoltre che la raffigurazione della sua mano o del numero cinque abbiano un effetto analogo al protendere metaforicamente le dita contro il malocchio, pronunciando le parole "khamsa fi ainek "(cinque nel tuo occhio)

venerdì 26 settembre 2008

Le festività islamiche


Le festività più importanti nel mondo islamico sono di natura religiosa e sono stabilite dal calendario islamico

Il capodanno islamico in arabo ra's al-ssanat, si festeggia il 1° giorno del mese di muharram ed è la commemorazione dell’Egira, migrazione del profeta Muhammad dalla Mecca a Medina , segna l'inizio dell'anno lunare islamico ed ha il senso di abbandonare l'idolatria e iniziare una nuova vita

L’Ashura, il 10 di muharram, (arabo:عاشوراء , da ashara, "dieci") è una festività celebrata in modi diversi e con motivazioni diverse, nel modo islamico. Per i sunniti è un giorno di festa, ricorda il passaggio del Mare Rosso da parte delle tribù d'Israele, guidate dal profeta Mosè. Per gli sciiti è un giorno di lutto in ricordo della morte dell' Imam Hussein (nipote del Profeta Muhammad e figlio di Ali ibn Abi Talib) , che secondo la tradizione fu ucciso e decapitato nel settimo secolo.
Uomini e bambini in camicia nera sfilano in corteo al suono ossessivo dei tamburi e si autoflagellano in segno di lutto e di espiazione, per non aver mantenuto la promessa di aiutare Hussein, lasciandolo solo, con 72 compagni, a soccombere all'armata del califfo omayyade Yazid nella piana di Kerbala, nel 680.

Il Mawlid An- Nabi(arabo:مولد , mawlid ), si celebra nel mese di Rabì al-àwwal ( il 12 per i sanniti e il 17 per gli sciiti).E’la ricorrenza della nascita del profeta Maometto che avvenne nell’anno 570 d.C. da Abdallah ed Amina, facenti parte della tribù dei Coreisciti.

Isra’a wal mi’raj (Lailat al Esraà ua al Miraj). Si commemora il ventisettesimo giorno di Rajab e si celebra l’ascensione del Profeta fino al trono di Dio, passando per Mecca e Gerusalemme, in una sola notte.

Ramadan .Il primo giorno di Ramadan è l’nizio del digiuno di 30 giorni dall’alba al tramonto durante il quale si ricorda la rivelazione del Corano al profeta Muhammad. Il digiuno (sawm) è il quarto "pilastro" della fede musulmana.

Laylatul-qadr (la Notte del Destino), parte dell’umma islamica ritiene che essa cada nel 27° giorno del mese di Ramadan, quello che si sa con certezza è che cade sicuramente negli ultimi 10 giorni del mese ed è la notte in cui è scesa la prima rivelazione del Corano, una notte che “è migliore di mille mesi” (Corano, Sura XCVII, v. 3) In questa notte santa gli angeli scendono sulla terra con le benedizioni del Signore, portando ad ogni cosa il suo destino.

Aid al- fitr, (arabo: ﻋﻴﺪ ﺍﻟﻔﻄﺮ) costituisce la seconda festività religiosa più importante della cultura islamica è la festa della rottura del digiuno, detta “la piccola festività”, segno di gioia per la fine di un lungo periodo penitenziale. Inizia con una preghiera congregazionale di ringraziamento .

Dhu l-hìjja,( arabo:ذو الحجة) Il primo giorno del mese dà inizio al pellegrinaggio alla Mecca (Hajj) Nel nono giorno si commemora Al waqfa ala Arafah (la sosta su Arafah), ricorrenza della sosta dei pellegrini nella pianura di Arafah (una montagna ad est della Mecca), momento culminante del pellegrinaggio che è il quinto pilastro della fede islamica.

Aid al-Adha detta anche “festa grande” Aid al-kabīr (عيد ﺍﻟﻜﺒﻴﺮ ) o "festa del sacrificio", si festeggia il decimo giorno del mese di dhu l-hijja. Questa festa ricorda la sottomissione di Abramo che, messo alla prova da Dio, è disponibile a offrire in sacrificio il figlio Ismael. È anche la conclusione del pellegrinaggio che si svolge nei primi giorni del mese. Per la comunità musulmana è la festa più importante, inizia con una grande preghiera pubblica e ogni famiglia sacrifica un montone che divide eventualmente con i poveri. È anche un momento di riconciliazione.


QQQ

lunedì 1 settembre 2008

Ramadan رمضان



Il Ramadan, nell'Islam, è il mese dell'anno deputato al digiuno; ogni giorno inizia all'alba e finisce al tramonto. Tutti i musulmani in grado di digiunare, sono tenuti a rispettarlo per tutta la durata del mese.
L'inizio del digiuno dovrebbe coincidere con il primo giorno di luna nuova del mese lunare, mentre l'ultimo giorno dovrebbe essere determinato dalla luna nuova di Shawwal che è il mese che segue il Ramadan.
Ogni giorno si inizia il digiuno dopo un pasto particolare (detto al-suhur), prima dell'alba, con la dichiarazione dell'intenzione di digiunare; dopo questo pasto ci si astiene dall'assunzione di qualsiasi cibo o bevanda fino al richiamo della preghiera del maghrib ( tramonto), quando il digiuno viene interrotto da un pasto chiamato iftar (alla lettera, colazione). I giorni di digiuno non rispettati, a causa di una temporanea malattia, di un viaggio o di ogni altra ragione, dovrebbero essere riparati a discrezione dell'individuo. Durante il digiuno, i fedeli sono tenuti a prendersi cura dei poveri e a fare atti di carità. Se, per qualsiasi ragione, non si ha la possibilità di digiunare, il Corano chiede di dar da mangiare ad un povero per ogni giorno saltato. Le notti del Ramadan, fra l'iftar e il suhur, riuniscono famiglie e amici e sono caratterizzate, per tradizione, da un clima di festa e allegria che varia da cultura a cultura. Al di là del digiuno, il Ramadan nell'Islam è considerato un mese di particolare sacralità perchè è il mese in cui il Profeta Maometto ebbe la sua prima rivelazione del Corano.


sabato 23 agosto 2008

Il matrimonio berbero

Il tradizionale matrimonio arabo si svolge tipicamente d’estate e tutte le cerimonie che lo precedono, per ovvie ragioni climatiche, hanno luogo di sera o di notte. Il vestito, impreziosito da fini e ricercate decorazioni, e i gioielli d’oro, sono a spesa della famiglia della sposa, mentre spetta ai familiari dello sposo provvedere alla casa della futura coppia, compresi il mobilio e gli irrinunciabili tappeti.
Bienna è il nome del terzo giorno che precede il matrimonio. Gli uomini della famiglia dello sposo si recano in visita alla famiglia della sposa e il padre “compra” dal futuro suocero, con una simbolica cifra di denaro, la figlia che gli sta portando via. Due giorni prima delle nozze si tiene la cerimonia dell’henné. Le mani e i piedi della futura sposa vengono tatuati con i tradizionali disegni rituali di buon auspicio. Il numero delle applicazioni del colore cambia a seconda delle diverse consuetudini e si ottengono quindi tatuaggi più o meno intensi. Rimane costante però il colore rosso, tradizionale in molti paesi islamici e dominante anche nel vestito della sposa. In questo giorno vengono ufficializzati gli inviti alle nozze.
Kessoua è il giorno prima del matrimonio, la sposa entra in possesso dell'abito nuziale e dei gioielli; poi il corteo dello sposo parte e raggiunge la casa dei genitori della sposa. Hanno così inizio le celebrazioni, ma i due gruppi di invitati festeggiano separatamente. La sposa, la cui tradizione vuole rimanga nella propria casa per quaranta giorni precedenti il matrimonio, nel giorno effettivo delle nozze detto Djefa, raggiunge l'abitazione dei genitori dello sposo in sella ad un cammello, su cui è stata sistemata una poltroncina decorata con foglie di palma e simboli ben auguranti come l'occhio o la mano di Fatima. In questa casa trova una specie di trono sul quale sedendosi sancisce la sua ammissione nella nuova famiglia. Il corteo poi riparte e raggiunge la casa della coppia, casa che la sposa non ha mai visto prima dato che la tradizione glielo impedisce. Qui trova un altro trono, simile al precedente dove si siederà per sancire il suo nuovo status di padrona di casa. Fino ad una ventina di anni fa, i matrimoni erano tutti combinati dai genitori e dopo le nozze i novelli sposi non lasciavano la camera da letto per almeno otto giorni e qui ricevevano anche le visite di amici e parenti. Oggi, la progressiva occidentalizzazione del paese, ha fatto scomparire usanze come queste. Resistono però altre regole come quella di ospitare per le prime notti successive al matrimonio la madre di lui e il “rito dell'unghia” che si svolge tre giorni dopo le nozze davanti alle donne del villaggio. Per l'occasione, la moglie, secondo un antico copione, fa l'atto di puntare un'unghia nella terra del cortile, quale rinnovato segno della propria permanenza.

giovedì 17 luglio 2008

Ksar



Ksar (plurale Ksour) è un termine che indica costruzioni fortificate berbere dell'entroterra sub-sahariano. Chiamati anche "castelli del deserto" sono granai costituiti da tante ghorfas ( camere in arabo), cioè un insieme di alveoli, sovrapposti o meno, che servivano agli abitanti per occultare i loro raccolti difendendoli dalle razzie. Queste costruzioni assunsero poi anche una valenza abitativa e furono utilizzate come dimore da parecchie tribù locali. (Nella foto: Ksar Ouled Soltane in Tunisia)

venerdì 4 luglio 2008

La creazione dei deserti


Molti secoli fa, che ci crediate o no, la terra era verde e fresca, migliaia di ruscelli la percorrevano, gli alberi erano ricchi d'ogni genere di frutta e gli uomini, che ignoravano il male, vivevano felici senza farsi la guerra. Allah aveva detto agli uomini: "Questo bel giardino è vostro e vostri sono i suoi frutti, dovete però sempre agire con giustizia, altrimenti lascerò cadere un granello di sabbia sulla terra per ogni vostra azione malvagia e un giorno tutto questo verde e tutta questa frescura potrebbero anche sparire. Per molto tempo tutti si ricordarono di questo monito, ma un brutto giorno due uomini litigarono per il possesso di un cammello e appena la prima parolaccia fu pronunziata Allah fece cadere sulla terra un granello di sabbia così minuscolo che nessuno se ne accorse. Ben presto i due litiganti dopo le male parole vennero alle mani e gli uomini si accorsero che un mucchietto di sabbia stava crescendo lentamente. Chiesero allora ad Allah di cosa si trattasse e Allah rispose che era il frutto della loro cattiveria e che ogni volta si fosse verificata una cattiva azione, un granello di sabbia sarebbe sceso ad aggiungersi agli altri e forse un giorno la sabbia avrebbe coperto la terra. Gli uomini si misero a ridere e pensarono: "Anche se fossimo estremamente malvagi ci vorrebbero milioni e milioni di anni prima che questa polvere leggera copra la nostra terra e ci possa danneggiare. Così iniziarono a combattersi gli uni contro gli altri, tribù contro tribù finché la sabbia seppellì campi e pascoli, cancellò i ruscelli e spinse le bestie lontano in cerca di cibo. In questo modo fu creato il deserto e da allora le tribù andarono vagando tra le dune, vivendo in tende, aiutate solo dai cammelli per i lunghi spostamenti, e si portarono nel cuore l'immagine delle terra perduta. Anzi, perché non dimenticassero, Allah volle che ogni tanto si presentasse ai loro occhi l'immagine delle piante e delle acque scomparse. Per questo ogni tanto chi cammina nel deserto, vede cose che non ci sono tende le braccia per toccarle, ma la visione subito svanisce. Sono come i sogni ad occhi ad aperti e la gente li chiama miraggi. Solo dove gli uomini hanno osservato le leggi di Allah ci sono ancora ruscelli e palmeti, e la sabbia non può cancellarli ma li circonda come il mare l'isola. Questi luoghi si chiamano oasi e là gli uomini si fermano per trovare acqua, cibo, riposo ricordando ogni volta le parole di Allah: "Non trasformate il mio mondo verde in un deserto infinito".