lunedì 24 agosto 2020

Grande Moschea di Kairouan (Qayrawan)



Questa moschea tunisina, che sorge nella prima città islamica del Nordafrica è una delle quattro città più sacre ai musulmani ed è ispirata all'architettura della casa di Maometto a Medina, considerata la prima moschea al mondo.
La sua storia
Fu costruita da ʿUqba b. Nāfiʿ nel 670 (anno 50 secondo il calendario islamico) e fu considerata un modello per tutte le moschee successive del Maghreb. La moschea che è anche conosciuta come la moschea Sidi Uqba,  poco tempo dopo la sua costruzione, verso il 690, fu distrutta durante l'occupazione di Qayrawan da parte dei Berberi, e fu ricostruita dal generale ghassanide Hassān b. al-Nuʿmān nel 703. A seguito dell'espansione della città alla metà dell'VIII secolo, Hisham ibn 'Abd al-Malik, califfo omayyade di Damasco, fece nuovamente ricostruire la moschea dalle fondamenta sotto la direzione di Yazid ibn Hatim,conservando solo il miḥrāb dell'edificio più antico. Sotto il regno dei sovrani Aghlabidi, Qayrawan raggiunse il suo apogeo e nell’836, Ziyadat Allah pensò di far ricostruire ancora la moschea. Nell'863, Abu Ibrahim Ahmad ingrandì la sala di preghiera aggiungendovi tre arcate sul lato settentrionale e la cupola sopra l'entrata. Nell'875, Ibrahim II l'allargò ulteriormente aggiungendo tre nuove arcate, a spese del grande cortile e raddoppiò le gallerie sugli altri tre lati di esso.
Per secoli, la Grande Moschea di Kairouan è stata meta di pellegrinaggio per i nordafricani che non sono stati in grado di fare il lungo viaggio alla Mecca . Secondo la credenza popolare, sette viaggi a Kairouan equivalgono ad un hajj alla Mecca.
Il cortile è pavimentato con lastre di pietra e pendii verso un foro di drenaggio riccamente decorato al centro, che filtra la polvere dall'acqua piovana e la deposita in una cisterna del IX secolo. Intorno al cortile ci sono bellissimi portici con arco a ferro di cavallo contenenti circa 400 colonne antiche. Questi, essendo stati riutilizzati da edifici cristiani romani, bizantini e latini, presentano simboli di queste ex fedi che sono visibili ovunque.Sul lato nord del cortile si trova un enorme minareto a tre piani che sale a 115 piedi di altezza. Il livello più basso del minareto risale al 728 e comprende due lastre romane riutilizzate con iscrizioni latine (una capovolta).
Dopo aver tolto le scarpe, i musulmani eseguono le abluzioni abituali (lavaggio rituale) nel portico prima di entrare, attraverso porte di legno splendidamente scolpite risalenti al 1829, nella sala di preghiera , che è sormontata da una bella cupola ed ha 17 navate supportate da 414 antiche colonne di marmo e porfido di Cartagine e Sousse. La sala è illuminata da lampadari e ammorbidita con tappeti che coprono l'intero pavimento e le basi delle colonne. La navata centrale conduce al mihrab piastrellato del IX secolo (nicchia che indica la direzione della Mecca) sul lato sud della moschea. Le tessere del mihrab, così come il legno per il vicino minbar (pulpito), furono importate da Baghdad. All'interno della moschea ci sono tombe di santi locali.

lunedì 20 luglio 2020

7 curiosità sulla condizione della donna nel mondo arabo


Quella della condizione della donna nel mondo arabo è una questione estremamente complessa e di difficile indagine, sia perché esistono enormi differenze culturali tra i diversi gruppi, sia perché si va spesso ad inserire in contesti in cui il rispetto della legalità è di difficile gestione; inoltre, pur all'interno dello stesso contesto, la condizione femminile varia fortemente (come sempre avviene) a seconda del ceto sociale di appartenenza. Nel seguente articolo abbiamo voluto fare chiarezza su alcuni aspetti della vita delle donne nel mondo arabo, così come vengono previsti dalla legge e dalle regole locali. Ovviamente, il tutto va preso con le pinze: una cosa è la regola, un'altra è - purtroppo - la sua effettiva applicazione.

1) Matrimoni combinati
I matrimoni combinati esistono ancora nel mondo arabo e costituiscono circa la metà dei matrimoni totali. Molti pensano però che la donna non abbia mai voce in capitolo. In realtà, ha il potere di rifiutare l'uomo che le viene proposto.

2) Spose bambine?
Nella maggior parte dei paesi arabi l'età minima per sposarsi, sia per gli uomini sia per le donne, è diciotto anni. Ma per fare un esempio, in Tunisia, dove l'età legale per sposarsi è proprio 18 anni, la media delle donne ha 25 anni al momento del matrimonio.

3) Alcool ai matrimoni
Dobbiamo ricordare che la religione proibisce l'alcol. E lo stesso vale per i matrimoni. Se mai foste invitati a un matrimonio islamico, ricordatevi che non si berrà alcol e che è vista come una maleducazione estrema regalare una bottiglia agli sposi.

4) Matrimoni con non - musulmani
La legge islamica tratta molto diversamente uomini e donne riguardo questa questione. Agli uomini è consentito sposare donne non musulmane che, in caso di divorzio, perderanno l'affido dei figli. Quasi in tutti i paesi arabi, alle donne non è consentito sposare uomini appartenenti ad altre religioni.

5) Divorzio
È molto difficile per le donne arabe ottenere il divorzio. Devono dimostrare che loro marito le trascuri e che non badi alla loro sussistenza. Per gli uomini è molto più facile. Secondo alcune tradizioni, l'uomo deve ripetere per tre volte la frase "Io ti rifiuto", poi segue un breve periodo in cui la donna rimane in casa e la coppia non si parla. Al termine di questo lasso di tempo, l'uomo può dichiarare "Io ti riaccolgo" e sanare il matrimonio. Può ripetere questo procedimento per tre volte all'interno di un solo matrimonio. Dopo la terza, dovrà divorziare per forza.

6) Monogamia
A differenza di quanto si pensi, la poligamia non è così diffusa nel mondo arabo. Sebbene a un uomo sia consentito avere fino a quattro mogli, come abbiamo visto è obbligato a mantenerle tutte e quattro! Per questo la poligamia è una realtà solo per gli uomini più ricchi del mondo arabo, come i famosi sceicchi.

7)Weekly Women 's Day
Un'usanza particolare è in vigore negli Emirati Arabi ed è il Weekly Women's Day: un giorno alla settimana in cui l'accesso alle spiagge, alle piscine e ai saloni di bellezza è consentito solamente alle donne. 

sabato 20 giugno 2020

L'Hotel Atlantis The Palm



L' Atlantis The Palm è un resort hotel (cinque stelle) a tema oceanico all'apice della mezzaluna di Palm Island a Dubai negli Emirati Arabi Uniti. E’ stato il primo ad essere costruito sull'isola e si basa sul mito della città sommersa di Atlantide. L'edificio principale ha due torri centrali, denominate Est e Ovest, unite tra loro dalla Royal Bridge Suite. Il resort di 46 ettari comprende 1.539 camere, 23 ristoranti, boutique di lusso, un parco acquatico a tema nautico di 17 ettari e giardini tropicali con oltre 250.000 piante e alberi. Nei ristoranti, due dei quali sono di proprietà di Robert De Niro e di  Gordon Ramsay, si può gustare cibo di ogni angolo del mondo e in alcuni si mangia con un grande acquario sullo sfondo. Il parco acquatico di 42 acri, Aquaventure, offre scivoli, percorsi, parco giochi per i bambini  e un’attrazione del parco è lo scivolo "Leap of Faith", un salto di 60 piedi con un'angolazione di 86 gradi dalla cima di un tempio Maya. Si scivola attraverso un tunnel trasparente sommerso in una laguna e circondato da squali e razze. La Lost Chambers del resort, vera e propria meraviglia subacquea, offre la possibilità di ammirare da vicino 65.000 animali marini provenienti da tutto il mondo.  Nella zona dell'hotel ci sono oltre 30 negozi, tra cui Chanel e Tiffany & Co. Le persone sotto i 21 anni non possono effettuare il check-in presso l'Atlantis The Palm senza genitori e in questa struttura non sono ammessi gli animali. 
L’ hotel Atlantis è stato progettato da Wimberly, Tong and Goo, un'azienda internazionale specializzata in complessi alberghieri di lusso, ed inaugurato ufficialmente nel settembre 2008. Il costo di costruzione è stato stimato in 1,5 miliardi di dollari. Il design incorpora l'architettura araba classica sia all'interno che all'esterno dell'hotel di 23 piani, con pietre semi-preziose e intricate conchiglie fossili incluse in tutto il complesso. Una scultura in vetro alta 10 metri, opera dell'artista Dale Chihuly, contiene più di 3.000 pezzi di vetro soffiato dai colori intensi che vanno dall’ arancio infuocato al verde tranquillo e dal rosso al blu, circondati da una vasca di riflessione. Nella hall dell'hotel i soffitti ad arco alti 19 metri presentano 8 murales dipinti a mano dall'artista spagnolo Albino Gonzalez. L'appaltatore, Laing O'Rourke, ha sviluppato l'involucro dell'hotel utilizzando una facciata modulare prefabbricata in fibra di vetro/ cemento armato, che è stata installata dai loro specialisti. L'operazione logistica per facilitare la costruzione dell'intricato progetto ha presentato delle sfide. È stata messa a punto un'operazione molto complessa che ha coinvolto le consegne stradali, la movimentazione e la distribuzione, le utenze temporanee, i sistemi di comunicazione, la gestione del traffico e un'enorme quantità di manodopera in loco. Al suo culmine, la forza lavoro era di 10.000 persone, che lavoravano 2 milioni di ore al mese.L'operazione è stata completata con 2 mesi di anticipo rispetto al programma.








domenica 10 maggio 2020

Shibam: la “Manhattan” del deserto.


E’ nello Yemen e precisamente nella città di Shibam che si trovano i primi grattacieli della storia; edifici altissimi costruiti con il fango. 
Shibam è una città fortificata che risale al XVII secolo, ma abitata da oltre 2.000 anni. Un tempo era una delle soste lungo le vie carovaniere dell’incenso e delle spezie che attraversavano la pianura arabica ed era la capitale del regno di Hadhramaut, che oggi dà il nome alla regione yemenita. La città costruita su una collina al di sopra del wadi, fu fondata sui resti del precedente stanziamento distrutto da un’inondazione e protetta da mura difensive che riuscirono a salvare gli abitanti dalle invasioni e dagli attacchi delle tribù rivali e dai beduini. 
I “grattacieli” costruiti da famiglie potenti che, rivali tra di loro, facevano mostra del proprio prestigio e ceto sociale, oltre che del potere economico, sono alti fino a undici piani. Con fango e acqua venivano modellati i mattoni che poi erano fatti asciugare al sole per giorni. Questi palazzi non hanno finestre al pian terreno, che viene utilizzato come magazzino per le granaglie; il primo piano è utilizzato dagli uomini, mentre le donne occupano i piani superiori. Solitamente ogni piano ha una sola grande stanza. Gli interni degli androni principali dove le persone si incontrano e socializzano sono spesso finemente decorati. I piani più alti sono dedicati alle famiglie che vivono insieme. Molti edifici sono collegati in cima da ponti e passerelle: si trattava di un antico sistema difensivo per mettere in comunicazione le varie torri di guardia, ma oggi vengono utilizzati dagli anziani per passare da un palazzo all'altro, piuttosto che salire e scendere interminabili rampe di scale. Queste alte strutture erano spesso danneggiate da venti, piogge e dall’erosione. L’ultima calamità risale al 2008, quando un ciclone tropicale colpì Shibam, danneggiando numerosi palazzi. 
Nel 1982, la città è stata aggiunta alla lista dei Patrimoni mondiali dell’umanità dell’Unesco proprio per il suo rischio di "estinzione". Non occorre per forza la furia devastatrice dell'acqua per far crollare gli edifici. L'intera città deve essere sottoposta a una manutenzione costante per far sì che i suoi palazzi restino in piedi: il fango essiccato deve essere costantemente apposto strato su strato affinché le mura siano stabili e non crollino. Shibam non si può certo definire una città turistica, tanto è vero che non ci sono posti dove dormire e non c’è nemmeno un ristorante. All'ingresso del paese però vi è una piazza con un caffè, dove viene servito il tè e i locali si incontrano per fumare narghilè e giocare a domino.

lunedì 20 aprile 2020

Ramadan 2020 e Covid-19

La Ka' ba deserta in tempo di Covid-19

Il 24 aprile, il mondo islamico si prepara a celebrare il momento più sacro dell'anno: il Ramadan, il mese del digiuno dall'alba al tramonto. L'emergenza sanitaria per Covid-19 o Coronavirus, non cambierà nulla per chi si asterrà dai pasti quotidiani in quanto a chi è malato  non è richiesto digiunare, ma il Ramadan è anche un momento pieno di socialità, di tempo passato insieme in famiglia e con gli amici. E di preghiera condivisa. Nella maggior parte di paesi musulmani, leader politici e religiosi hanno chiesto ai fedeli di pregare da casa. La preghiera del venerdì, quella che riempie le moschee, è stata sospesa un pò ovunque.
Il Regno Saudita, chiudendo i suoi confini, ha interrotto il pellegrinaggio minore, Umrah, che i fedeli possono intraprendere in qualsiasi periodo dell'anno. L'attuale situazione non sembra permettere neppure il pellegrinaggio annuale, Hajj , uno dei cinque pilastri dell'Islam, che dovrebbe tenersi a luglio.
L'Iran, che ha a che fare con una delle più grandi diffusioni di virus in tutto il mondo, ha cancellato i venerdì di preghiera in tutte le città del Paese.
In varie zone dell'Asia centrale sono state anche annullate le celebrazioni per il Nowrùzil nuovo anno secondo il calendario persiano, che si sarebbe dovuto svolgere dal 21 al 25 marzo. 
Provvedimenti simili sono stati presi anche in Italia dove sono state sospese tutte le attività religiose.
E' anche il mese della convivialità e i musulmani si ritrovano in famiglia per rompere il digiuno nel momento dell'iftar serale invitando amici e molte volte aspettando insieme il suhur, il pasto consumato prima dell'alba, prima di iniziare un nuovo giorno di digiuno.
In questo tempo, le città, i caffè, i ristoranti e le piazze si riempiono. In paesi come l'Egitto dove è tradizione che istituzioni, privati cittadini, star del cinema e della televisione organizzino "tende" di Ramadan o tavolate rionali in cui è servito un pasto, è stato già anticipato dalle autorità che con l'emergenza sanitaria in corso, nulla di tutto ciò sarà possibile.
Le famiglie, durante il mese sacro, trascorrono anche lunghe serate in casa; è il momento in cui tutte le emittenti arabe, a partire dal primo giorno di Ramadan, trasmettono per l'intero mese, serie televisive (mosalsalat) seguite in compagnia.
Quest'anno imam e leader religiosi hanno chiesto alle famiglie di festeggiare senza raggruppamenti, di non andare a trovare o invitare amici e parenti. E di non uscire di casa. Le comunità musulmane si stanno così preparando alla possibilità di un Ramadan in cui si pregherà da soli: sarà difficile poter recitare in moschea la preghiera straordinaria e collettiva, il taraweeh, che riunisce milioni di persone in tutto il mondo ogni sera dopo la rottura del digiuno.
Per fronteggiare le restrizioni ai movimenti e alla vita sociale, comprese le cerimonie religiose, alcune organizzazioni musulmane hanno promosso seminari online e videoconferenze.


sabato 21 marzo 2020

NowRuz, il capodanno persiano.


Il Nowruz è il Capodanno persiano,"il risveglio della natura dopo il sonno dell’inverno, il momento in cui la luce vince sulle tenebre”. Cade il primo giorno del mese di farvardin, in una data corrispondente al 21 marzo del calendario cristiano (la data si mantiene fissa grazie all’introduzione dell’anno bisestile nel calendario solare persiano), giorno considerato in Occidente come l’inizio della primavera perché segnato dall’equinozio ascendente. Nonostante questa festa in passato non cadesse sempre nello stesso periodo dell’anno, le tradizioni ad essa associate sono rimaste legate ad antichi riti e cerimonie: tra queste la preparazione della tavola imbandita di dolcetti e simboli evocativi e il fatto di pulire casa da cima a fondo e di aggiustare tutto ciò che è rotto per iniziare l’anno lasciandosi indietro tutto ciò che è stato. Per quanto riguarda la tavola, “Haft-Seen”, viene preparata secondo le sette “S”: Sabzeh (germogli che simboleggiano il rinnovamento e la natura), Samanu (un dolce che simboleggia coraggio), Senjed (olive essiccate che simboleggiano saggezza), Seer (aglio per la felicità), Seeb (mele per bellezza e salute), Somaq-sumac (spezia persiana a base di bacche rosse schiacciate, per la pazienza e la tolleranza), Serkeh (aceto che simboleggia la pulizia). Oltre a queste pietanza sulla tovaglia si dispongono anche altri elementi altrettanto evocativi della fertilità, della prosperità e della famiglia e il Corano.Tra le altre celebrazioni per il NowRuz c’è una festa particolarmente cara al popolo persiano ovvero quella del Tchahar Shanbeh Souri, che la sera dell’ultimo mercoledì dell’anno rievoca le antiche cerimonie del culto mazdaico del fuoco. Quando scende la sera si accendono piccoli falò per le strade e tutti, in special modo i giovani, devono superarli saltandoci sopra cantando “Zardie man az to, Sorkhie to az man” (“Il mio giallo a te, il tuo rosso a me”), perchè il fuoco assorba ciò che di negativo c’è nella persona per restituirgli energia e salute. Successivamente le ceneri vengono raccolte e sotterrate in un luogo lontano a simboleggiare l’abbandono di tutte le cose tristi dell’anno.Un’altra cerimonia, con caratteri simili all’Halloween Occidentale, è svolta dai bambini e dai ragazzi che la sera stessa, tenendo celato il volto e il corpo con lenzuola, vanno di casa in casa percuotendo ciotole di metallo: si fermano ad ogni porta e raccolgono doni, dolcetti o frutta secca.

giovedì 5 marzo 2020

Il muezzin


Il muezzin è la persona incaricata di salmodiare  dal minareto, cinque volte al  giorno, il richiamo che serve a ricordare l'obbligo di effettuare la preghiera islamica.
Questa è una tradizione che risale al tempo del profeta Maometto. Il primo muezzin fu uno schiavo di nome Bilal ibn Rabah al-Habashi , figlio di un padre arabo e di una madre (schiava) etiope, che nacque alla Mecca alla fine del VI secolo.  Bilal fu tra i primi convertiti all'Islam, ma il suo proprietario cercò di convincerlo a rinunciare a questa religione sottoponendolo a punizioni e torture. Quando la sua storia divenne nota, uno dei seguaci del Profeta, Abu Bakr, che in seguito divenne primo califfo, lo acquistò e lo liberò. Nel 622 Bilal andò a Medina con il profeta Maometto e da allora in poi prestò servizio come assistente nelle varie spedizioni militari che quest'ultimo intraprese. Come suo amministratore, era responsabile di tutto il tesoro dei musulmani e distribuiva fondi a vedove, orfani e altri bisognosi. Intanto il numero di persone che accettavano l'Islam stava crescendo sempre più e rispettare il dovere di pregare insieme come comunità, stava diventando difficile anche a causa della mancanza di orologi. La tradizione narra che una notte un compagno del Profeta fu visitato in sogno da due personaggi vestiti di verde (colore simbolo dell'Islam), che gli insegnarono come risolvere il problema e cosa recitare per la chiamata alla preghiera.Il giorno seguente quando il Profeta seppe del sogno, disse che era stato un sogno veritiero e di andare da Bilal Habashi, che aveva una voce bella e melodiosa, e insegnargli a ripetere le frasi sentite in sogno.
I primi richiami alla preghiera furono fatti da Bilal da un tetto, ma, man mano che l'Islam si diffuse, apparve l'idea di costruire una torre con all’interno una scala per garantire al muezzin l’accesso  al balcone dal quale dare la chiamata alla preghiera.  Le fonti non sono chiare su ciò che accadde a Bilal dopo la morte del Profeta nel 632. Alcune fonti dicono che abbia continuato ad agire come muezzin per il primo califfo Abu Bakr, ma che si sia rifiutato di farlo per il secondo califfo; altre che abbia suonato la chiamata alla preghiera ancora solo un paio di volte. Bilal morì tra il 638 e il 642 ed è onorato come il primo muezzin dai musulmani sunniti e sciiti.
Il canto del muezzin:

Dio e' il piu' grande (4 volte). 
(Allahu akbar)
Sono testimone che non vi e' alcun dio all'infuori di Iddio (2x). 
(Ashhadu an la ilaha ill-Allah)
Sono testimone che Muhammad e' il Profeta di Allah (2x). 
(Ashhadu anna Muhammadan Rasalu-Llah)
Affrettatevi alla preghiera (2x). 
(Hayya ‘ala s-salah)
Affrettatevi al successo (2x).
(Hayya ‘ala l-falah)
Dio e' il piu' grande (2x). 
(Allahu akbar)
Non vi e' alcun dio all'infuori di Iddio. 
(La ilaha ill-Allah)

domenica 2 febbraio 2020

Il gatto nella cultura islamica



Il gatto nella cultura islamica è tenuto in altissima considerazione tanto che sono proprio i gatti gli unici animali liberi di stare nelle moschee. La  legge islamica,  prevede inoltre pene severissime nei confronti di chi commette gesti di violenza o maltrattamenti sui gatti.
Questo rispetto che la cultura islamica mostra nei confronti dei gatti è probabilmente derivato dal fatto che, secondo la tradizione, Maometto amava moltissimo questo animale e varie sono infatti le leggende che parlano dell’amore del profeta per i gatti e in particolare per una gatta bianca chiamata Muezza.
Una leggenda narra che la gatta non si separava mai da Maometto seguendolo in ogni suo movimento e dormendogli sempre accanto nei momenti di riposo.
Un giorno quando suonò l’ora della preghiera, Maometto si accorse che Muezza dormiva tranquilla acciambellata su un lembo del suo mantello.
Il profeta esitò ad alzarsi poiché non voleva svegliare la gatta, ed  alla fine, per non disturbarla,  decise di strappare l’angolo del mantello dove la gattina dormiva e fatto ciò si alzò per andare a pregare.
Quando Maometto tornò dalla preghiera Muezza si era svegliata e gli andò incontro facendogli un inchino per ringraziarlo del suo gesto d’affetto, il Profeta fu talmente onorato da questa accoglienza che decise di fare dei doni speciali a Muezza e a tutti i gatti che sarebbero nati da quel giorno in avanti.
Accarezzandola tre volte sulla schiena il Profeta donò a Muezza ed a tutti i gatti la capacità di atterrare sulle zampe anche da grandi altezze senza così  farsi male, le  nove vite e naturalmente un posto in paradiso.
Un’altra leggenda narra invece che un giorno Maometto si ritrovò un serpente velenoso nella manica della veste. Non volendo fare del male all’animale, il profeta si fece aiutare da Muezza che, non appena il serpente spuntò dalla manica, lo catturò portandolo lontano e salvando così la vita al suo amato “padrone”.

https://diariodiungattofelv.altervista.org/blog/il-gatto-nella-cultura-islamica/

venerdì 10 gennaio 2020

La Moschea Education City a Doha




La Facoltà di studi islamici del Qatar, situata nel campus della Education City,  a Doha fa parte dell'Università Hamad-Bin-Khalifa. Il programma prevede spazi di insegnamento, facoltà di livello mondiale ed un centro di ricerca ma la parte più spettacolare del nuovo complesso è la prima moschea di un campus universitario, progettata da Mangera Yvars Architects con sede a  Londra e Barcellona.

Nella sua posizione strategica all'ingresso principale del campus, l'affascinante moschea è rapidamente diventata il nuovo punto culminante sullo straordinario skyline di Doha.

Ha una capacità di 1.800 fedeli che possono essere accolti nella sala di preghiera principale e nei cortili esterni. I due minareti si elevano fino a 90 metri nel cielo e puntano dritto verso la Mecca. Centinaia di piccole finestre rotonde perforano la struttura fluida, bianca e cavernosa. La moschea poggia su cinque colonne strutturali principali che rappresentano i “cinque pilastri dell’Islam" e ogni pilastro è inscritto con un versetto del Sacro Corano. Quattro corsi d'acqua scorrono nei giardini circostanti l'edificio, ognuno dei quali rappresenta vino, latte, miele e acqua.La moschea è la prima struttura veramente moderna per i fedeli nella regione ed è già diventata l'ispirazione per progetti simili proposti a Dubai e in altre città in forte espansione nella regione.


https://www.youtube.com/watch?v=qPKF7KqAd0E


martedì 24 dicembre 2019

Hagalla: la danza del corteggiamento.


L’Hagalla è una danza beduina di corteggiamento. Viene ballata dalle donne in età da marito nel deserto sahariano a cavallo del confine tra l’Egitto e la Libia. Durante le grandi feste di celebrazione, le ragazze hanno il diritto di scegliere il futuro marito, ballando di fronte ad una fila di ragazzi che battono le mani. Questa danza può essere praticata con un bastone o un fazzoletto e in questo caso la donna porgerà l’altro lato del bastone o l’altra punta del fazzoletto al prescelto, danzandogli attorno. Se lui accetterà il corteggiamento, offrirà alla ragazza un braccialetto. La musica che accompagna il ballo è suonata con strumenti tipici come , il tabla, il duff, il nay e il rababa.
Nel tempo il costume è cambiato: l’abito è colorato, lungo e intorno ai fianchi è attaccata una specie di gonna con due enormi volant, i quali accentuano i passi. I capelli sono coperti da un lungo foulard.
Il nome della danza prende spunto dall’ hagall, un uccello tipico del deserto del Sinai che, durante il suo volo lungo il deserto, fa una divertente camminata sulla sabbia bollente, ecco perché la parola hagalla viene tradotta come “salto, sobbalzo”.

domenica 1 dicembre 2019

La falconeria nei paesi arabi.


Prendono l’aereo, hanno il passaporto, sono vezzeggiati come star e possono valere quanto un cavallo purosangue, o una Ferrari. Sono i falchi da caccia dei Paesi del Golfo, che nei mesi invernali vivono la loro stagione più intensa, fra tornei internazionali e gare di «bellezza» dai premi milionari.La falconeria è uno sport popolare negli Emirati Arabi Uniti, apprezzato dai cittadini ordinari e dai membri più alti della società. Di solito è praticato nel deserto e semi-deserto in tutta la regione e le specie più popolari utilizzate dai cacciatori sono i falchi sacro e pellegrino. Durante l'addestramento si insegna al falco a piombare e attaccare un richiamo di piumato legato ad una corda e controllato dall'allenatore. Quando l'uccello piomba per catturare l'esca, l'allenatore la tira via e questo procedimento ripetuto più volte fa si che l'uccello impari a fare ripetuti tentativi per catturare la preda. Una volta pronto per la pratica dal vivo, si completa l’addestramento usando i piccioni come esche.I falchi sono apprezzati per la caccia per il loro istinto e la loro velocità inoltre si distinguono dagli altri animali predatori, perché possono essere addestrati a consegnare la preda, senza prima ucciderla. Questo è molto importante perché nell'Islam, gli animali usati per il cibo devono essere uccisi con il rito indicato nel Corano, al fine di garantire che la carne sia halal.Sia il processo di addestramento che la caccia richiedono molta pazienza e comprensione dell'uccello da parte del falconiere; questo crea un legame unico e un linguaggio speciale tra falco e falconiere. Gli uccelli, dato che possono volare liberi durante la caccia, devono essere anche addestrati a far sempre ritorno dai loro proprietari e per questo viene data loro una ricompensa di cibo.Alcuni falchi sono catturati in natura, altri sono allevati. I falconieri usano speciali attrezzature fatte a mano, incluso un cappuccio in pelle chiamato al burqa per coprire la testa e gli occhi del falco quando non vola. Il supporto di legno usato come trespolo per l'uccello è costituito da un ampio piano piatto attaccato al bastone che può essere facilmente bloccato nella sabbia. Una protezione dell'avambraccio fatta in pelle è indossata dal falconiere come trespolo per l'uccello tra caccia e voli di addestramento. Oggi, un equipaggiamento essenziale è il faro GPS attaccato alla zampa dell'uccello.La popolarità della falconeria negli Emirati Arabi Uniti è cresciuta talmente tanto nel corso degli anni che il paese ha istituito anche due ospedali specializzati per la cura di questi magnifici uccelli: il Dubai Falcon Hospital e il Abu Dhabi Falcon Hospital . Entrambi si dedicano esclusivamente alle cure di questi animali e sono attrezzati per fornire ai falchi la migliore assistenza sanitaria possibile. Oltre ad avere un accesso immediato alle cure mediche, i falchi sono gli unici animali negli Emirati Arabi che sono legalmente autorizzati a viaggiare all'interno degli aerei - esclusivamente in prima classe, godendo di un livello di lusso che la maggior parte degli umani può solo sognare. Hanno un posto riservato a sedere e un passaporto regolare - un documento che registra data e luogo di nascita, razza, vaccinazioni. Molti falchi sono originari dell’Europa, alcuni addirittura della Siberia, come il girfalco, il più grosso, fino a un metro e 70 centimetri di apertura alare, a fronte del metro e 3 centimetri del più comune falco pellegrino. Il valore di un girfalco può arrivare a 250 mila dollari, il prezzo dei pellegrini va dai 10 ai 25 mila dollari. La stagione della falconeria è da settembre a marzo e il raduno a Messaeed tradizionalmente chiude la stagione. Dopo settimane passate a cacciare, i campioni si prendono un meritato riposo. Prima però tocca loro una passerella finale, un «concorso di bellezza». Con i becchi e gli artigli debitamente lucidati, i falchi vengono giudicati da occhi esperti. Al fortunato proprietario del migliore, tocca un premio di mezzo milione di riyal, circa 150 mila dollari. La pratica della falconeria è stata aggiunta nel 2012 dall'UNESCO nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell'umanità. Nello stendardo presidenziale degli Emirati è rappresentato un falco che regge tra gli artigli una pergamena rossa su cui si legge il nome del Paese.

domenica 3 novembre 2019

La madrasa


Madrasa di Samarcanda

Il termine arabo madrasa può essere tradotto semplicemente con “scuola”. In arabo e in molte lingue influenzate dall'arabo, madrasa (madrasa o medrese) rappresenta qualsiasi istituto di apprendimento privato, pubblico, laico e religioso che includa una scuola e un'università per studenti musulmani o non musulmani. Generalmente però gli edifici storici che portano il nome madrasa, sono delle antiche scuole coraniche, dove ci si concentrava sull’insegnamento della lettura del Corano e della religione islamica. Era fondamentale quindi l’apprendimento della lingua araba, della storia e della letteratura sacra dell’islam.
Nella madrasa sono presenti anche gli alloggi per gli studenti, e vi è spesso annessa una moschea. Le madrase di solito includono pochi corsi, normalmente due, l' hifz (dove si memorizza l'intero Corano) e 'Alim (per coloro che vogliono diventare leader musulmani). Un 'Alim insegna l'interpretazione del Corano, la legge islamica, gli insegnamenti del profeta Maometto, la logica e la storia musulmana. Tuttavia, nei paesi delle minoranze musulmane, la madrasa fa riferimento a un sistema di educazione religiosa in cui gli studenti studiano contenuti islamici in arabo, tra cui il Corano, l'Hadith, la storia islamica e la letteratura araba.
Le madrasa hanno una storia lunga e ricca. Dopo la nascita dell'Islam nel settimo secolo, i musulmani che desideravano un'educazione religiosa si unirono a circoli di studio nelle moschee dove gli insegnanti davano istruzioni. Nel corso dei successivi 400 anni, ulteriori centri di apprendimento, fondati e dotati da sovrani, alti funzionari e ricchi membri della comunità, si incontrarono in biblioteche pubbliche e private. Queste erano le prime forme di madrasa .
Entro l'XI secolo , le madrasa erano centri di apprendimento indipendenti ben consolidati con alcune delle caratteristiche che conservano ancora oggi. Avevano edifici permanenti, personale retribuito e studiosi residenti con alloggi e stipendi. Agli studenti veniva dato vitto e alloggio e un'istruzione gratuita. Le madrasa in genere insegnavano calcoli, grammatica, poesia, storia e soprattutto il Corano e la legge sacra. A un livello superiore insegnavano materie letterarie e aritmetiche. Queste scuole si diffusero rapidamente. Durante il Medioevo, mentre meno del 5% degli abitanti dell'Occidente imparava a leggere e scrivere, migliaia di madrasa diffondevano l'alfabetizzazione fino in Russia, Mongolia, pianure cinesi, India e arcipelago malese . Durante il XIX e il XX secolo, missionari cristiani e sovrani coloniali come gli inglesi aprirono scuole basate su un modello educativo occidentale e offrirono corsi di inglese, scienza e tecnologia. Con l'ammodernamento delle economie, i musulmani che hanno continuato a scegliere le madrasas rispetto ad altre scuole hanno scoperto di non avere la formazione necessaria per lavori ben pagati. La loro mobilità socioeconomica ne ha sofferto. Tuttavia, molte madrasa si sono rifiutate di integrare soggetti non religiosi nei loro programmi. Di conseguenza, un doppio sistema di scolarizzazione è diventato la norma: uno centrato sull'Islam, l'altro occidentalizzato.


mercoledì 16 ottobre 2019

Il matrimonio in Algeria



In Algeria, la donna può contrarre matrimonio a 18 anni, l’uomo a 21. Vi sono diritti e doveri reciproci e la donna può disporre dei propri beni economici. Vige il predominio del marito nelle relazioni familiari, vi è sempre per la donna il tutore matrimoniale, rimane la poligamia, ma deve essere accettata dalla moglie precedente e rimane il ripudio che è tolto al potere del marito e deve essere deciso da un Giudice. La donna divorziata perde la custodia dei figli, l'adozione è proibita ed è proibito il matrimonio fra una donna musulmana e un uomo non musulmano. Il lavoro femminile fuori di casa, nei villaggi e classi sociali meno scolarizzate può essere considerato abbandono del tetto coniugale e quindi consente al marito di chiedere anche il ripudio. C'è l'obbligo della moglie che ha la custodia del figlio di educarlo nella religione islamica.
Ma vediamo come si svolge il matrimonio in Algeria.
La particolarità del matrimonio algerino è che si svolge allo stesso tempo per lo sposo e la sposa; l'uomo non viene messo da parte per la maggior parte del tempo come succede nei paesi vicini come Marocco e Tunisia, ma partecipa alla festa tanto quanto la sua fidanzata.
1- La proposta di matrimonio: fidanzamento o khotba.
Affinché il matrimonio sia accettato, ii futuro marito deve chiedere la mano della ragazza ai suoi famigliari. Secondo la tradizione, lo sposo accompagnato dai suoi genitori, deve portare regali come dolci, latte e fiori. Se i genitori della ragazza acconsentono al matrimonio, le due famiglie concordano la quantità della dote e la natura dei vari doni che verranno scambiati. Una volta terminati questi passaggi, i futuri sposi sono fidanzati. In generale, tra la proposta di matrimonio e la celebrazione stessa, trascorre un anno.
2- Preparazioni tradizionali per il matrimonio.
Un matrimonio algerino può differire in base alla regione in cui viene celebrato. In generale, questa è una grande festa che può durare 3-4 giorni o anche una settimana e sono presenti molti riti che si svolgono con un ordine preciso. Ad esempio la preparazione dei pasti che tradizionalmente sono preparati dalle due famiglie unite e dai loro parenti. L'uso di un ristorante non è una pratica conforme alla tradizione.
3- L’hammam.
Il giorno successivo alla preparazione dei pasti è riservato al relax e alle cure. La futura sposa accompagnata dalle donne della sua famiglia e dalle donne anziane, che assicurano il rispetto della tradizione, si recano all’hammam ed eseguono i loro rituali di bellezza. Le cure saranno accompagnate da canti e preghiere religiose.
4- La cerimonia di El Khouara.
La madre della sposa organizza nella propria casa una festa per i suoi amici e parenti. In questa occasione la sposa sfila in diversi abiti tradizionali e la famiglia distribuisce confetti, bevande, pasticcini. Maggiore è il livello sociale della famiglia, più la sposa dovrà indossare abiti diversi durante la sua sfilata.
5- L'henné o "el taâliq”.
Le donne della famiglia dello sposo si prendono cura della decorazione all'henné della sposa, come benvenuto e le regalano una valigia bianca o “jehaz" che può contenere sottovesti, biancheria intima, sapone e profumo. Il contenuto della borsa verrà rivelato solo dopo l’applicazione dell'henné. Anche gli ospiti dovranno offrire regali alla sposa. La futura moglie indossa un abito chiamato "charb ezdaf" o "binouar".  che ha motivi floreali, è lungo fino alle caviglie ed è senza maniche.
6-La celebrazione del matrimonio.
Quando la ragazza è abbigliata e pronta per il matrimonio, viene portata nella sua nuova famiglia ma, secondo la tradizione, i suoi genitori non possono accompagnarla. Sarà accolta dalla suocera con latte e datteri, segni di fertilità e buona comprensione nella coppia. A questo punto lo sposo,completamente vestito di bianco, può andare a prendere sua moglie.
La stessa sera, si tiene una seconda cerimonia di henné per lo sposo a cui verranno offerti regali.
7- L’ultimo giorno del matrimonio.
Viene offerto un pasto in onore dei genitori della sposa, che sono venuti a trovare la loro figlia. Secondo la tradizione, la settimana dopo il suo matrimonio, la sposa non fa lavori domestici e non esce di casa.
Matrimonio civile e religioso.
Il matrimonio religioso o "fatha" è celebrato presso i genitori della sposa da un imam che prima di tutto richiede l'approvazione della sposa affinché si possa celebrare il rito, poi parla delle condizioni del matrimonio e dell'importanza dell’amore. Alla fine, invita la coppia a leggere un capitolo del Corano.
Una volta formalizzata l'unione religiosa, il matrimonio civile può aver luogo ed essere celebrato.

mercoledì 2 ottobre 2019

Il cinema egiziano



In Egitto, il cinema nasce nel 1896. Le prime proiezioni si svolgono nell'Hammam Schneider ad Alessandria, trasformato per l’occasione in cinema, dove viene proiettato un film dei fratelli Lumière. Negli anni successivi si utilizzano, per le proiezioni, luoghi di aggregazione come i caffè e solo nel 1906 si inaugura il primo vero cinema al Cairo.
Inizialmente, gli spettatori egiziani possono guardare unicamente film muti, francesi e  italiani, ma nel 1912-1915 si iniziano a girare le prime scene in Egitto che mostrano principalmente scene di vita quotidiana.
Il primo film egiziano è di media durata prodotto in cooperazione italo-egiziana della durata di circa 35 minuti, che rimane senza successo perché senza un background interessante e interpretato da attori stranieri. Nel 1927 esce nelle sale il primo lungometraggio egiziano,”Leila”, diretto da Wadad Orfi e interpretato dall'attrice Azizza Amir. Ma è solo negli anni '30 , con l'arrivo del sonoro, che si sviluppa il cinema egiziano. “Awlad al-Zawat" , con Yusuf Wahbi e Amina Rizk , esce nel 1932 ed è il primo film parlante. Il successo ottenuto dal cantante Mohamed Abdel Wahab nel suo film “The White Rose” (1932) dà alla luce un nuovo genere, la commedia musicale, che incontrerà tutti i grandi della canzone egiziana: Farid El Atrache, Chadia, Muhammad Abd al-Wahhab, Umm Kulthûm, Layla Murad, Sabah. “Widad” di Ahmad Badrakhan , è il primo film musicale in cui canta Umm Kulthûm. Nel 1935 , Talaat Harb fonda Misr Studios , che consente all'Egitto di avere studi equivalenti ai principali studi di Hollywood. In Egitto, il cinema diventerà il settore industriale più redditizio dopo il tessile. Ma, intossicato da un successo troppo facile, il cinema egiziano uccide il pollo con le uova d'oro: mentre le sue produzioni invadono il mercato arabo, la sua qualità diminuisce. Alcuni critici lo definiscono "cinema loukoum” cioè il cinema all’acqua di rose. Nel 1947 entra in gioco la prima legge di censura, che proibisce sia le riprese nei quartieri popolari che nelle case dei fellah, proibisce anche di filmare donne che indossano il velo e scene di disordine sociale. Il regime derivante dalla rivoluzione del 1952 istituisce un cinema di stato. La nuova istituzione ha il merito di promuovere l'espressione di un certo (neo) realismo sociale. Ciò consente al cinema egiziano di recuperare il ritardo con il romanzo. È allora che la generazione di grandi registi segnerà la settima arte araba. Il primo a farsi conoscere, Salah Abu Sayf, usa gli scenari di Mahfûz e rivela l'attore Omar Sharif in “Morte tra i vivi”. Le sue opere eccezionali - Le Sangsue (1956), Le Coudaud (1957), C'est ça l'amour (1958), N'éteins pas le soleil (1961) - sono tutte segnate da innegabili ricerche tecniche. Allo stesso tempo, Husayn Kamal diventa noto con un film neorealista con immagini superbe: "il fattore" (1968).
Un altro regista, Tawfîq Salâh, dà un nuovo sguardo alla società egizia in “The Revolt” (1966) e nel “Journal of a Campaign Substitute” (1968) basato sul famoso romanzo autobiografico Tawfîq al-Hakïm. Tawfîq Salâh è un regista impegnato, ma con le sue inquietanti dichiarazioni  è costretto ad andare in esilio in Siria .
Dal 1973 il cinema egiziano è in crisi. Le produzioni della Cité du Cinéma, ospitate in un moderno quartiere sulla strada per le Piramidi, diminuiscono. Gli scenari ordinari raramente si discostano dallo stile melodico. La messa in scena usa e abusa della danza del ventre. Il cinema non rappresenta più una delle principali risorse dello stato. Nel 1976 si organizza un festival cinematografico internazionale al Cairo per fermare il declino delle produzioni nazionali. Si spera che i "Golden Nefertiti", la suprema ricompensa di questo evento, diano lo stimolo necessario ai produttori egiziani per trovare, a lungo termine, la strada della qualità.

sabato 14 settembre 2019

Moschea Shah Faysal.



La Moschea Shah Faysal (Shah Faysal Masjid) è la più grande moschea del Pakistan e dell'Asia meridionale; una delle più grandi moschee del mondo.Si trova a nord-ovest della capitale pakistana di Islamabad, di fronte alle colline Margalla e ha una superficie coperta di 54.000 metri quadrati. Può ospitare 10.000 fedeli nella sala di preghiera principale, 24.000 nel portico, 40.000 nel cortile ed altri 200.000 in un terreno adiacente. I quattro minareti, basati su modelli ottomani, sono alti 80 m  e sono i più alti minareti dell'Asia meridionale. La moschea Fayṣal prende il nome dal defunto re Fayṣal bin ʿAbd al-ʿAzīz dell'Arabia Saudita che ha sostenuto e finanziato il progetto. 
Nel 1966, il re Faysal, visitando il territorio che dominava Islamabad ne rimase colpito e propose la costruzione di un'enorme moschea. 
Nel 1969 si tenne un concorso internazionale, in cui architetti provenienti da 17 paesi  presentarono 43 proposte. Dopo quattro giorni, fu selezionato il progetto dell'architetto turco Vedat Dalokay. La costruzione della moschea iniziò nel 1976 e fu terminata nel 1986. Al governo dell'Arabia Saudita costò 130 milioni di riyal sauditi (circa 120 milioni di dollari di oggi). Lo stesso re Faysal fu coinvolto nel finanziamento della moschea e dopo il suo assassinio nel 1975, sia la moschea che la strada che vi conduce sono state intitolate a lui.
Sormontata da tetti spioventi (in netto contrasto con le tradizionali cupole presenti nella maggior parte delle moschee), la moschea somiglia ad una tenda dei beduini arabi e molti musulmani conservatori criticarono il progetto per il suo design e proprio per la mancanza della cupola tradizionale, ma tutte le critiche furono messe a tacere dalle dimensioni della moschea.
Il complesso contiene anche sale per un centro di ricerca islamica , una biblioteca, un museo e un auditorium. La grande sala di preghiera ha le pareti decorate con mosaici e calligrafie del famoso artista pakistano Sadequain. L'illuminazione centrale è realizzata da una sfera di tubi in alluminio anodizzato dorato che trasporta una lampada a incandescenza a ciascuna estremità e un grande anello di downlight. La sfera formata da circa 1000 lampadine ha un diametro di 10 metri, l'anello "satellite" è composto da 40 luci e ha un diametro di circa 40 metri. Tra le singole lampade una tenda di catene ornamentali color oro stabilisce la connessione. Questa illuminazione è stata progettata dal lighting designer tedesco Johannes Dinnebier in collaborazione con l'architetto. I visitatori sono i benvenuti, ma i non musulmani sono invitati a evitare i tempi di preghiera e il venerdì. Lasciare le scarpe al bancone prima di entrare nel cortile e ricordarsi di vestirti in modo consono(le donne dovrebbero portare il velo),sono regole da rispettare.
La moschea Fayṣal è stata descritta nel libro: "Il cacciatore di aquiloni" di Khaled Hosseini.