domenica 26 agosto 2012

La Moschea di Cristallo

Masjid Kristal
La moschea di  Kuala Terengganu, meglio conosciuta con il nome di Moschea di Cristallo (Masjid Kristal), è un esempio di ingegno architettonico. Costruita sull'isola di Man Wan in Malaysia, tra il 2006 e il 2008, è stata ufficialmente inaugurata l'8 febbraio 2008 dal sultano Mizan Zainal Abidin. L’edificio, che ha una superficie di 2146 metri quadrati, 4 minareti e una capienza di 700 persone, è stato costruito in vetro e acciaio unendo lo stile arabo musulmano e lo stile cinese. Il vetro, che copre gran parte della moschea, riflette sia l'acqua che la luce solare creando un’ atmosfera davvero particolare e l’illuminazione interna fa si che le cupole risultino brillare. Fornita di tutti i comfort moderni come aria condizionata, sistema di distribuzione automatica dell'acqua per le abluzioni, apparecchiature audio e video multimediali, la moschea è dotata anche di strutture informatiche e di copertura WiFi, in modo da consentire al turista e agli utenti di accedere a tutti i servizi che vengono  offerti dall'amministrazione della moschea.

giovedì 9 agosto 2012

Damasco: la gelateria Bakdash.



Apre a Damasco, in Syria, nel 1895, per opera della famiglia Bakdash, la gelateria più rinomata del Medio Oriente e forse di tutto il mondo arabo. Situata nel suq Al Hamidiyah,  è una tappa obbligatoria per chi visita la città e per chi vuole assaggiare un gelato artigianale preparato a vista con un metodo che in Europa non viene più usato da una cinquantina d’anni. In enormi contenitori refrigerati, gli ingredienti vengono montati a mano battendo con forza per mezzo di grosse e pesanti pale di legno.
Sono proprio gli ingredienti a dare a questo gelato una consistenza molto particolare, infatti alla panna fresca si aggiunge Chios mastice, zucchero e sahlab guarnendo poi la crema ottenuta con una cascata di granella di pistacchi. Il Chios mastice è la resina naturale della varietà pistacia lentiscus Chia, un albero che cresce solo nell'isola egea di Chios, in Grecia e si presenta in piccoli cristalli gialli detti lacrime. E’ un prodotto dalle molteplici qualità benefiche e  viene utilizzato oltre che nel settore farmaceutico, anche per profumi e cosmetici, bevande, prodotti da forno, dolci e in molte ricette di cucina.  La ricerca scientifica dimostra che Chios mastice ha attività anti-microbica, anti-infiammatoria e anti-ulcera,  inoltre ha effetti benefici sia per l'igiene orale che la cura della pelle. Sahlab è una farina ricavata dalla macinazione dei tuberi secchi di un’orchidea selvaggia che cresce nella Siria settentrionale al confine con Turchia.
Sempre molto affollato, il negozio conta un numero altissimo di clienti soprattutto durante il Ramadan in quanto sono molte le persone che vogliono festeggiare la fine del digiuno con questo prodotto ritenuto sano e naturale.
Persino presidenti, re, ministri  come il "Sultano Abdul Hamid, l'ottomano", il re del Marocco Mohammed VI, il re di Giordania Abdullah II, il re di Malesia, il Primo Ministro e il Presidente del Parlamento giordano, il Primo Ministro del Libano Rafik Hariri  e personalità artistiche importanti, come la cantante Umm Kalthoum, hanno voluto gustare questa specialità.



                                

mercoledì 18 luglio 2012

Le lanterne del Ramadan


Sono tante le tradizioni che accompagnano il Ramadan e alcune di queste, pur non avendo nessun legame con la religione, sono molto sentite, come le fawanees (sing. fanoos o fanus) ossia le bellissime lanterne colorate che in questo mese abbelliscono strade, balconi, negozi e palazzi delle città.
Negli anni passati erano utilizzate dagli “svegliatori”, ossia da quelle persone che, circa un’ora prima dell’alba, giravano con piccolo tamburello e la loro lanterna per svegliare i cittadini che dormivano, in modo che potessero effettuare in tempo il loro sohur, l’ultimo pasto prima dell’inizio di una nuova giornata di digiuno. Ai nostri giorni tale usanza  la si può trovare ancora in alcune città dell’Egitto, soprattutto nelle zone popolari.
Per quanto riguarda l’origine delle fawanees esistono varie storie. Alcune fonti sostengono che la presenza del fanoos durante il Ramadan risalga al regno di Saladino, ma sembra più probabile che tutto abbia avuto inizio un po’ di tempo prima, quando il fatimide Al-Muizz li-Din Allah entrò in Egitto il 15 del mese di Ramadan e gli egiziani lo accolsero con lampade e torce.
Altre fonti invece sostengono che l’ uso delle lanterne era una tradizione natalizia dei cristiani copti e che, quando molti di questi si convertirono all’ Islam, portarono con loro l’usanza dei festeggiamenti con le lanterne fatte di latta e illuminate con candele.
Molte leggende sono nate anche attorno alla figura del califfo fatimide Al Hakim Bi-Amr Illah. C’è chi racconta che durante il suo califfato, le donne fossero autorizzate a lasciare le loro case solo durante  il Ramadan, ma dovevano comunque essere precedute da un ragazzino che portava un fanoos. In seguito queste lanterne vennero utilizzate come strumento per annunciare l'arrivo di una donna e mettere in guardia gli uomini in strada ad allontanarsi. Con gli anni le leggi riguardanti le donne divennero meno severe, ma la tradizione delle fawanees rimase.
Altri raccontano che l’usanza delle lanterne nacque quando il califfo Al Hakim, volendo illuminare le strade del Cairo durante le notti del Ramadan, ordinò a tutti gli sceicchi delle moschee di appendere le fawanees illuminandole con le candele.
Una terza storia invece racconta che una sera il califfo uscì alla ricerca in cielo della linea della luna che avrebbe indicato l’ inizio del mese Sacro e nel suo viaggio si fece accompagnare da bambini che portavano le lanterne e intonavano canti. 
Comunque, qualunque sia stata la sua origine, il fanoos resta un simbolo speciale del Ramadan. Oggi ne esistono di tantissimi tipi, ci sono anche quelle cinesi che riproducono musiche, oppure quelle con le immagini di personaggi famosi tra i bambini come Bakkar, Korombo e tanti altri cartoni animati.
Una settimana prima dell’inizio del mese, le strade egiziane vengono trasformate in capolavori di illuminazione con tantissime fawanees e i bambini giocando con la loro lanterna cantano una tradizionale filastrocca, in arabo egiziano dal titolo "wahawi ya "
La canzone è questa:

Wahawi ya Wahawi                              (metaforicamente  la luce del fuoco) 
Iyuha                                                  (parola che viene utilizzata per rimare) 
Ruht ya Sha'ban                                                (te ne sei andato, o sha’ban)
O Sha'ban                                     (riferimento al mese prima del Ramadan) 
Wi Gheet ya Ramadan                                         (sei arrivato , O Ramadan) 
Iyuha ....  
Bint el Sultan                                                                   (La figlia del sultano) 
Iyuha ... 
LABSA el Guftan                                                          (indossa il suo qaftan ) 
Iyuha ... 
Yalla ya Ghaffar                                                             (Per Dio perdonatore) 
Iduna el Idiya                                                   (facci dono di questa stagione)
Yalla ya Ghafar.





martedì 3 luglio 2012

La leggenda del caffè

Venditore di caffè a Mokha

In Arabia esiste un’affascinante leggenda riguardante l’origine della comunissima bevanda.
Si narra che, nel XV secolo, lo sceicco Alì ibn Omar al-Shadhili, dopo aver bevuto il latte delle sue pecore, avesse sempre molta difficoltà a prender sonno. Pensò allora di fare alcune ricerche e scoprì che le sue greggi si cibavano delle bacche di una pianticella che era rimasta bruciata in un incendio. In vena di esperimenti, lo sceicco preparò un infuso con le stesse bacche, lo bevve e sorpreso dalle sue proprietà eccitanti lo elesse come suo ricostituente guadagnandosi, per questa sua  scoperta, anche la stima di tutti i suoi paesani. Alcuni marinai portoghesi di passaggio nello Yemen e precisamente nella città di Mokha, dove viveva lo sceicco, si trovarono ad assaggiare la nuova bevanda e, sentendosi rinforzati ne apprezzarono talmente  gli effetti benefici che decisero di portarne alcuni sacchi nella madrepatria. Ben presto la ricetta si diffuse in tutta Europa..
La bevanda, attirò anche l’interesse di inglesi ed olandesi e già nel XVII furono aperte le prime botteghe di caffè in Europa: a Vienna, Amsterdam, Londra e Venezia. Le più note compagnie di commercio mandarono i loro delegati per fare scorta delle bacche di caffè, e questo portò alle prime rudimentali relazioni diplomatiche tra continente europeo e l’ odierno Yemen. Il caffè, coltivato nell’entroterra montagnoso (cresce solo ad alta quota), veniva quindi trasportato per chilometri e chilometri a dorso d’asino o di cammello fino ad arrivare al porto di Mokha per poi essere esportato. 
Naturalmente la situazione di monopolio yemenita era scomoda per tutti (eccetto che per lo Yemen); cosicché gli europei si decisero a spostare le coltivazioni di caffè in località più propizie sotto il loro dominio coloniale. Gli olandesi, ad esempio, lo spostarono in Indonesia. Il risultato di questo processo fu la fine della potenza commerciale di Mokha, che divenne irreversibile nel XIX secolo, quando si accompagnò ad un cospicuo calo di popolazione. Tuttavia, a detta di molti la migliore varietà della ormai popolarissima bevanda rimane quella della penisola arabica, che premia la difficile e poco redditizia coltivazione sulle terrazze abbarbicate alle impervie montagne yemenite.

venerdì 22 giugno 2012

I capi religiosi nell'Islam

Maroc - Casablanca 1928 -  Le Marabout de Sidi Belyout 


Quante volte si sono sentite pronunciare parole come mullah, ulema, imam, mufti’, parole che identificherebbero una specie di autorità islamica, paragonando il tutto al cattolicesimo. In realtà, secondo la shari’a, non esiste alcuna altra autorità su tutti gli uomini, se non quella di Allah. Non esiste nessuna forma di clero, in quanto nell’Islam non ci devono essere mediatori fra Dio e l’uomo. I vari mullah, ulema e mufti’…sono ( o almeno dovrebbero essere) solo studiosi della teologia e della legge islamica, con al massimo un ruolo di consiglieri verso la popolazione o verso le singole persone in caso di dubbi sulla religione, ma in ogni caso, la loro parola non è nient’altro che la parola di un uomo come tutti gli altri che va valutata e deve essere motivo di approfondimento personale sulla shari’a.
Il mufti, in quanto uscente da una scuola coranica, è l’unico che ha l’autorità di deliberare se una cosa è halal o haram ( lecita o proibita nell’Islam), ma pur sempre deve confrontarsi con l’opinione di altri studiosi islamici e rimane comunque sempre la parola di un uomo.
Imam: (colui che confida pienamente in Dio) nei Sunniti è il capo della moschea. Il primo imam fu Abramo. Negli Sciiti erano i discendenti di Alì che possedevano le doti spirituali-religiose e politico- militari di Maometto.
Mullah: è uno studioso della shari’a, un erudito, un dottore in materia.
Gli Ulema sono coloro che hanno raggiunto la vetta della scienza religiosa. Dottori, teologi, mistici dell’Islam.
I Mufti sono coloro che trattano la legge islamica quando si tratta di casi esplicitamente contemplati dalla Legge Scritta. Decidono in base al Corano ed alla tradizione, la Sunna,  cosa è peccato e cosa è osservanza. Sono coloro che emettono le Fatwa, le sentenze che hanno valore di legge e sono esecutive. 
I Marabutti sono coloro che hanno raggiunto un particolare stato di venerazione da parte del popolo a causa della testimonianza esemplare di vita e dottrina. Nel corso della storia furono missionari-guerrieri presso le tribù nordafricane. Oggi sono i santoni locali il cui intervento è richiesto dal popolo per guarire dalle malattie, per benedire i matrimoni, per accendere la fede personale, per gli esorcismi, etc etc...
Il termine "marabutto " si riferisce anche al mausoleo che ospita le spoglie del sant'uomo ed è oggetto di culto popolare.


sabato 2 giugno 2012

I riad marocchini


Il riad (giardino) nasce, in origine, come giardino chiuso d'ispirazione andalusa, diviso in quattro settori e ornato al centro da una fontana d'acqua corrente. Si tratta in pratica della ricostruzione di un'oasi, che nella tradizione musulmana prefigura il paradiso celeste. Nella visione islamica, il Paradiso, o Eden, è infatti descritto come la sorgente di quattro fiumi, tra cui il famoso Al-Kawthar citato nel Corano. Anche nel riad l'acqua è onnipresente, grazie ad un sistema di canalizzazioni, sotterranee o superficiali, che alimentano la fontana o in alternativa una vasca. Dal riad prende il nome per estensione la casa che sorge attorno al giardino interno, dove incassate tra i  vialetti rettilinei, le aiuole traboccano di piante e di alberi: agrumi, melograni, cipressi, rampicanti, palme da dattero e banani. Le fragranze dei fiori d'arancio, di gelsomino, dei giacinti, dei narcisi, della menta e del rosmarino impregnano l'aria al calar della sera ed esaltano il senso di frescura che si leva dalla fontana e dai canali di irrigazione.  Il riad è concepito come luogo d'incontro e di piacere condiviso, dunque in grado di accogliere molte persone. Il patio, pavimentato in marmo o zellij, è talora circondato da portici su eleganti colonne, che consentono ai residenti e agli ospiti di passare da un luogo all'altro della casa al riparo del sole e dalle intemperie. Sul porticato si affacciano lunghe stanze rettangolari, principalmente sale e camere che ricevono luce da una serie di finestre basse, ornate di volute di ferro battuto. Nelle dimore più agiate tutti gli accessi alle stanze sono chiusi da battenti di cedro lavorato. La cucina, l'hammam, la dispensa e la scala che conduce ai piani superiori sono situati agli angoli del riad. Le dimensioni dell'abitazione, il numero delle logge e la profusione di decorazioni dipendono dallo status del proprietario, fino ad arrivare a riad che sono vere e proprie residenze principesche. Il palazzo della Bahia di Marrakech, eretto alla fine del XIX secolo dal Gran Visir, occupa una superficie di otto ettari e comprende vari cortili, un riad, un patio porticato e numerosi appartamenti ed è proprio a Marrakech che si trova il maggior numero di queste abitazioni tradizionali.
Queste grandi residenze, risalenti in alcuni casi a tre secoli fa, sono state negli anni passati, man mano abbandonate dalle intere famiglie che le abitavano a favore delle ville moderne costruite sul modello europeo fuori dai confini della città storica. Da una decina di anni, i riad, radicati nelle medine, sono oggetto di riscoperta da parte dei marocchini e degli stranieri; ristrutturati sono diventati per la maggior parte hotel.

Tratto da "Marocco" edito da DeAgostini

giovedì 3 maggio 2012

Porte e campanelli

In Marocco, le porte rivestono una notevole importanza in quanto devono proteggere la vita privata di una famiglia dal mondo esterno. Soprattutto nelle vecchie case della medina si trovano grandi e pesanti porte di legno. Sono generalmente costituite da un pannello singolo o doppio di legno di quercia, di mandorlo, di pioppo, di noce o cedro e poi minuziosamente decorate con xilografie, forme geometriche o sono ornate con motivi incisi e dipinti. L’osso di cammello è usato di frequente in queste decorazioni artigianali. Al posto dei campanelli si usano batacchi in ferro di diversa forma, posizionati al centro della porta. Il batacchio più utilizzato ha la forma di una piccola mano, la mano di Fatima, e non serve solo come campanello ma anche come simbolo contro il malocchio.

Curiosità
Nelle vecchie città iraniane, le porte avevano due batacchi, uno per le donne e uno per gli uomini. Le diverse forme producevano suoni diversi e così chi era in casa capiva chi stesse bussando e di conseguenza chi dovesse aprire la porta. Questa era una questione di vitale importanza in quanto le donne non dovevano mai mostrarsi agli sguardi maschili, soprattutto se non velate.

batacchio per uomini                                               batacchio per donne

martedì 10 aprile 2012

Myriam Fares


Cantante, ballerina , attrice , produttrice discografica e stilista di moda, Myriam Fares  ( ميريام فارس‎ ) è un’artista completa. Il suo repertorio musicale comprende canzoni classiche e moderne e con la sua voce notevole e  la capacità di muoversi e ballare sul palco, dà vita a spettacoli molto dinamici apprezzati in tutto il Medio Oriente. 
Myriam nasce nel 1983 a Kfar Shlel , un piccolo villaggio nel sud del Libano. A cinque anni  inizia a studiare danza classica e a 9 anni, partecipa al programma televisivo “Al Mawaheb Al Saghira” su Tele Libano aggiudicandosi il primo premio nella danza orientale. Si iscrive in seguito, al Conservatorio Nazionale di Musica per apprendere i principi del canto orientale e a 16 anni partecipa al Festival della Canzone libanese vincendo il primo premio come miglior cantante popolare. L’anno seguente ottiene lo stesso risultato al Fan Studio 2000 .
2003: Myriam
A 21 anni lancia il suo primo album “Myriam” che ottiene subito un grandissimo successo. Il video musicale di "Ana Wel Shouq" diventa uno dei video più richiesti in tutto il mondo arabo. Stesso successo per il secondo video-clip "La Tis'alni", diretto da Salim El Turk, dove Myriam mette in risalto il suo carisma e la sua personalità attraverso la danza. Nel 2004 i  tour in Giordania, Emirati Arabi Uniti ed Egitto consolidano il successo di Myriam  che viene  nominata "Miglior cantante e artista femminile" nel mondo arabo vincendo anche il premio per il miglior clip video. I concerti sold out  in tutto il Medio Oriente le valgono il soprannome di “Queen of  Sage”. Attira anche l’attenzione di uno dei creatori di profumi più rinomati della regione , Mahmoud  Saiid che collabora con Myriam per il lancio di una nuova fragranza unica per uomini e donne che prende il nome del suo primo hit “Ana wel shouk”. 
2005: Nadini
Nel luglio 2005, la star libanese presenta il suo nuovo album "Nadini", risultato di mesi di preparazione e di collaborazione con compositori arabi e scrittori. Con  "Haklik Rahtak" , canzone scritta dalla sorella Fares Roula, si classifica al primo posto in Libano, Egitto e Tunisia. Primissime posizioni anche per le altre canzoni dell’album tanto che nel novembre 2006, "Al Ahram Al Masriya" uno dei principali quotidiani egiziani, elegge  Myriam miglior giovane cantante nel mondo arabo. Nello stesso periodo, MTV Europe  trasmette i video di Myriam,  primo artista arabo ad apparire su questo canale. 
2008: Eh Bet'oul
Il terzo album di Myriam "Bet'oul Eh", esce  nel mese di aprile 2008 ed  è un misto di generi musicali  creativamente messi insieme per soddisfare tutti gli ascoltatori, soprattutto i suoi fan. L'album è composto da 9 canzoni tra cui "Mouch Ananiya", una ballata romantica che ottiene molti consensi. Questo è anche l’anno in cui Myriam appare nelle pubblicità di Sunsilk shampoo e Freshlook lenti a contatto.
2009 : Silina
Sotto la supervisione del regista Ali Hatem, Myriam è scelta come attrice principale per il remake del film capolavoro dei fratelli Rahbani "Hala wal Malek" (Hala e il Re) . Il film uscito con il titolo "Silina", comprende un folto gruppo di stelle del cinema libanesi e siriane. 
2011: Min Oyouni 
Il quarto e ultimo album di Myriam, "Min Oyouni", uscito il primo di settembre 2011,  è il suo primo album Khaliji (ritmo tipico della musica che proviene dai paesi del Golfo) .Tra i  vari pezzi musicali troviamo Atlah, tipica canzone marocchina , Ya Sariyah una tradizionale canzone  Khaleeji e Artah, canzone irachena.

domenica 18 marzo 2012

Dubai, il paese dell'oro.



Tra le dune del deserto degli Emirati Arabi  sorge Dubai, un luogo dove il lusso regna sovrano. Questa è, infatti, la terra dell’ostentazione della ricchezza, un luogo dove gli architetti e gli stilisti più rinomati costruiscono e arredando palazzi, appartamenti, ville, isole e resort, destinati a vip, attori, sportivi e celebrità. Ma questo è anche il paese dove l’oro è venduto più a buon mercato.
Ciò è dovuto al fatto che vi è una tradizione molo radicata di commercio e lavorazione del prezioso materiale fin dai tempi in cui Dubai era un crocevia commerciale che dalle Indie si chiudeva in Europa e viceversa. A Dubai esistono numerosi suq specializzati nella compravendita dell’oro. A partire dal tardo pomeriggio, le strade intorno al Gold Suq si riempiono di gente proveniente dalle più svariate parti del mondo: chiunque , giunto nella città, rimane affascinato dalla “City of Gold”. Brillanti, pietre preziose, bracciali, orologi, anelli e collane, brillano nelle vetrine illuminate delle oltre 300 gioiellerie, situate una dopo l’altra lungo il Gold Suq. Ciò che attira maggiormente sono i prezzi che sono tra i più economici al mondo anche grazie all’usanza di “mercanteggiare” il prezzo con i venditori. Solitamente si può scendere anche di una cifra importante, basta insistere nel modo corretto e pagare in contanti ( la carta di credito è accettata, ma pone fine alle contrattazioni). A Dubai, la maggior parte degli hotels situati sulla spiaggia, offre nel pomeriggio, un trasporto bus gratuito (il cosiddetto “shuttle bus”) con destinazione proprio i negozi del  Gold Suq, che solitamente chiudono i battenti alle 10 di sera.

sabato 3 marzo 2012

Le donne afghane



Fino al 1992, le donne afghane potevano studiare (avevano accesso a tutte le facoltà universitarie), lavorare (erano presenti in tutte le professioni) e guidare. Con la salita al potere dei fondamentalisti islamici, il diritto delle donne di partecipare pienamente alla vita sociale, economica, culturale e politica, viene drasticamente ridotto e, in seguito con l’avvento dei talebani, le donne sono praticamente cancellate dalla società e obbligate a nascondersi sotto il burqa, un lungo mantello che le copre completamente dalla testa ai piedi. Alle donne che non rispettano i divieti imposti sono inflitte pene che vanno dalla violenza verbale alle frustate, alle botte, alla lapidazione fino alla morte.
E’ vietato:
- lavorare fuori casa (i datori di lavoro sono minacciati di atroci conseguenze nel caso assumano impiegati di sesso femminile). Solo alcune donne medico e infermiere hanno il permesso di lavorare in alcuni ospedali a Kabul.
- uscire di casa se non accompagnate da un “mahram” (parente stretto come un padre, un fratello o un marito).
- trattare acquisti con negozianti maschi.
- essere visitate da medici maschi ed entrare in una sala operatoria se è presente anche un solo medico maschio.
- avere assistenza sanitaria.
- studiare in scuole, università o altre istituzioni.
- usare cosmetici.
- parlare o dare la mano a uomini che non siano parenti stretti.
- ridere e parlare ad alta voce: 
- portare tacchi alti che fanno rumore: nessun uomo deve sentire i passi di una donna.
- prendere il taxi senza un mahram.
- essere presenti in trasmissioni radio, televisive o incontri pubblici di qualsiasi genere.
- praticare un qualsiasi sport o entrare in un centro sportivo o club.
- usare la bicicletta o la moto senza un parente stretto.
- guidare l’automobile.
- usare vestiti colorati e vivaci considerati “sessualmente attraenti”.
- incontrarsi in occasioni di festa e per fini ricreativi e di svago.
- lavare vestiti vicino a fiumi o in luoghi pubblici.
- apparire sui balconi delle proprie case.
- fare fotografie e filmati.
E’ inoltre vietato 
-ai sarti maschi di prendere misure per le donne o cucire vestiti femminili.
- a uomini e donne di viaggiare sugli stessi bus.
- ascoltare musica e vedere film.
Il governo talebano ha diffuso il terrore in Afghanistan e le vittime sono state soprattutto le donne che hanno vissuto quotidianamente nell’angoscia di una severa punizione anche per un minimo errore di comportamento. (Frustate in pubblico per le caviglie scoperte, taglio delle dita per le unghia dipinte, lapidazione pubblica fino alla morte per l’accusa di rapporti extraconiugali). 
Grazie agli ultimi eventi politici, le donne oggi non sono più prigioniere nelle loro case, ma rimangono nascoste nel burqa e camminano silenziose. Ci vorrà sicuramente ancora molto tempo prima di ritornare alla normalità: ascoltare musica, leggere, uscire senza alcun timore di essere punite…



   8 marzo: festa della donna

     Auguri a tutte le donne

domenica 12 febbraio 2012

Regole e doveri in un matrimonio islamico


Il matrimonio islamico o  “nikah” non è un sacramento, ma è un contratto tra un uomo e una donna nel quale ogni partner è libero di includere clausole atte a tutelare entrambe le parti. Queste clausole hanno valore sia civile che penale. Tuttavia il matrimonio ha un ruolo morale ben preciso ed è vissuto con assoluta serietà e rigidità religiosa dal momento che la famiglia è l'unico modo riconosciuto di unione tra i sessi sia fisico che spirituale. Nell’ Islam non vi è posto per il celibato. Molti imam affermano che il matrimonio è NAFL o MUSTAHABB o MUBAH (preferibile, raccomandato, lecito), altri, invece, lo considerano WAJIB (obbligatorio). Sta di fatto che per gli islamici il matrimonio è un dovere religioso nel quale essi trovano reciproco adempimento e autorealizzazione, amore e pace, compassione e serenità, conforto e speranza.  Il matrimonio ha anche regole ben precise  a cui sottostare. 
La verginità . Ogni futura sposa deve essere vergine prima della cerimonia, in caso contrario può essere restituita alla sua famiglia e potrebbe non avere più la possibilità di sposarsi. Anche gli uomini dovrebbero esserlo, ma non è così semplice stabilirlo. 
I doveri del marito verso la moglie. Nella religione islamica  il marito ha la responsabilità di soddisfare le esigenze della moglie. Questa regola è stabilita dal Corano e dalla “sunnah” o consuetudine. Il marito deve prendersi cura della moglie e deve assicurarsi che lei abbia la sicurezza fisica e mentale. La moglie ha diritto all’abbigliamento, alle cure mediche, al cibo e all’alloggio forniti dal marito. L’alloggio dovrebbe garantirle comodità, privacy e indipendenza. Se la moglie è troppo malata per compiere le faccende domestiche, deve essere aiutata da una cameriera, inoltre il marito deve sempre trattare sua moglie con rispetto e tenerezza. 
I doveri della moglie verso il marito. Il dovere principale di una moglie è assicurarsi che il matrimonio sia felice e tranquillo. Deve occuparsi della comodità di suo marito e deve prendersi cura della sua salute. Una donna deve essere sempre degna di fiducia e non deve commettere mai nessun atto ingannevole nei confronti del marito. Deve essergli fedele e non deve ricevere uomini in casa, o accettare regali da altri uomini, senza il consenso del marito. Non può disporre di niente senza consultarlo prima. 
Obbedienza. L’obbedienza è un fattore vitale nel matrimonio musulmano, ma non è intesa come uno strumento di controllo. L’obbedienza serve a mantenere la famiglia al sicuro e intatta. Secondo la fede islamica questa aiuterebbe a far funzionare meglio il matrimonio. Un marito ha il diritto di essere obbedito dalla moglie, perché è il capo-famiglia, ma la moglie è sempre sua pari, in ogni modo. 


giovedì 26 gennaio 2012

La Gran Moschea di Abu Dhabi


Sole tutto l’anno, spiagge bianchissime, dune di sabbia spettacolari e uno skyline di grattacieli ultramoderni…è con questo scenario da favola che Abu Dhabi si presenta ai suoi visitatori, ma la città non è solo resort di lusso, grandi magazzini ed edifici artificiali, vi si trovano anche monumenti storici e maestose moschee. Pensate che solo in questa città se contano ben 150, tra cui la Grande Moschea dello Sceicco Zayed bin Sultan Al Nahyan (l’unica visitabile anche dai non-musulmani). Questa Moschea, iniziata  dal presidente Sua Altezza lo Sceicco Zayed bin Sultan di Al Nahyan, considerato il padre degli Emirati Arabi Uniti, è senza dubbio uno dei più importanti tesori architettonici dei moderni Emirati Arabi Uniti, nonché uno dei più belli al mondo. La costruzione della Moschea fu presa in considerazione alla fine degli anni ’80 e per tutto il decennio successivo si analizzarono soprattutto la sua ubicazione e il suo progetto, solo verso la fine degli anni ’90 fu posta la prima pietra. La Gran Moschea Sceicco Zayed, comunemente chiamata la Gran Moschea dai residenti locali, è considerata una costruzione che “unisce il mondo”, dato l’utilizzo di artigiani e materiali provenienti da diversi Paesi, fra cui Italia, Germania, Marocco, India, Turchia, Iran, Cina, Grecia ed Emirati Arabi Uniti e alla sua realizzazione hanno preso parte oltre 3.000 operai e 38 famose società appaltatrici.
La superficie della Moschea, pari a 22.412 metri quadrati, (corrisponde a circa cinque campi da football) può contenere ben 40.960 ed è così suddivisa: un grande ingresso, un ingresso alla sala principale delle preghiere, una sala principale delle preghiere, una sala delle preghiere aperta, una sezione femminile e il Sahan (cortile). 
Le 1.000 colonne presenti nelle aree esterne sono rivestite con oltre 20.000 pannelli di marmo intarsiati di pietre semipreziose come lapislazzuli, agata rossa, ametista e madreperla. Le 96 colonne della sala principale delle preghiere sono rotonde e intarsiate di madreperla. La Moschea presenta, ai quattro angoli, quattro bellissimi minareti, ognuno alto quasi 107 metri ed è caratterizzata da 82 cupole in stile moresco e marmo bianco. La struttura esterna della cupola principale misura 32.8 metri di diametro ed è alta 70 metri dall’interno e 85 metri dall’esterno, caratteristiche che la rendono la più grande nel suo genere secondo il Centro Ricerche Turco per la Storia e la Cultura dell’Islam. 
Piscine ricoperte di piastrelle nere circondano la Moschea, riflettendone l’immagine e rendendola, di notte, ancora più splendente, mentre marmi e mosaici floreali pavimentano i 17.000 metri quadrati del cortile decorato in marmo bianco proveniente dalla Grecia.
L’interno, curato nei minimi particolari, fa da complemento al grandioso esterno della Moschea. Il marmo bianco italiano e i motivi floreali intarsiati adornano le sale delle preghiere, mentre le mura interne presentano mosaici ornamentali di vetro color oro. La principale porta in vetro è alta 12,2 metri, larga 7 metri e pesa approssimativamente 2,2 tonnellate. 
La sala di preghiera principale sotto la cupola maggiore è caratterizzata dal lampadario a candelabro più grande del mondo: 10 metri di diametro, 15 metri di altezza e oltre nove tonnellate di peso. I sette lampadari color oro della Moschea, provenienti dalla Germania, sono composti da migliaia di cristalli Swarovski provenienti dall’ Austria.
La sala di preghiera principale, che può contenere circa 7.126 fedeli, vanta il più grande tappeto annodato a mano del mondo. Disegnato dall’artista iraniano Ali Khaliqi, il tappeto è stato realizzato da 1.200 artigiani dei piccoli villaggi intorno a Mashhadin in Iran, che sono poi volati ad Abu Dhabi appositamente per cucire i pezzi per l’impianto finale. Con i suoi 2.268.000 nodi, il tappeto  è stato valutato 8,2 milioni di dollari (30 milioni di dirham).
Il muro che indica la direzione verso la Mecca( Qibla ), alto 23 metri e largo 50 metri è decorato in modo molto semplice per  non distrarre i fedeli dalla preghiera, mentre il Mihrab (la nicchia inserita nel muro) è un mosaico di vetro color oro .
Le 99 iscrizioni (qualità) di Allah riportati sul muro Qibla seguono la tradizionale calligrafia Kufi, creata dall’eminente calligrafo arabo Mohammed Mandi; il muro è caratterizzato inoltre da una soffusa illuminazione in fibra ottica, che è parte integrante del disegno organico.
All’interno della moschea sono stati usati tre diversi stili di calligrafia (Naskhi, Thuloth e Kufi) opere di Mohammed Mendi (Emirati Arabi Uniti), Farouk Haddad (Siria) e Mohammed Allam (Giordania).
Sono presenti anche 80 pannelli di Iznik (piastrelle di ceramica molto decorate popolari nel XVI secolo) che risaltano negli edifici religiosi e imperiali di Istanbul. Realizzate a mano secondo la tradizione, tutte le piastrelle sono state create dal calligrafo turco Othman Agha. 



giovedì 5 gennaio 2012

Riti e cerimonie nel mondo arabo


Nascita 
Nei paesi arabi, quando un neonato fa l’ingresso nella famiglia, la donna consolida il suo status sociale, provando la sua capacità di fertilità e l’onore del marito. La nascita quindi viene accolta con grande gioia da amici e parenti e non esistono differenze che si tratti di un maschio o di una femmina, soprattutto nel caso del primo nato. Il periodo che segue il parto è un periodo di riposo e di particolari attenzioni che corrisponde ad un periodo di impurità che dura quaranta giorni. Questo periodo è caratterizzato da una serie di piccoli rituali. Nelle famiglie più religiose, quando un bimbo nasce, si usa pronunciare al suo orecchio i primi due versetti del Corano o la professione di fede da parte di un adulto. Il rito che sancisce la nascita e l’ingresso del bambino nella comunità è rappresentato dalla cosiddetta festa del settimo giorno, che spesso viene fatta anche dopo alcuni mesi. In questa occasione, nel caso l’abitazione sia piccola, si affittano dei locali dove viene organizzata una grande festa a cui sono invitati a partecipare parenti e amici e dove oltre a mangiare si balla e si danza. Nella tradizione è in questo giorno che viene attribuito il nome al bambino, sancendo così la sua affiliazione alla famiglia paterna.

Matrimonio
In Marocco, come in tutti i paesi del Maghreb il rito del matrimonio, nella sua forma cosiddetta tradizionale, si svolge in un arco di tempo di circa una settimana e assume forme diverse a seconda che si svolga in campagna o in città, in una regione piuttosto che in un’altra. Esiste però una successione di tappe che accomuna in qualche modo le tradizioni del Nord con quelle del Sud.
Khoutba o fidanzamento: la famiglia dello sposo domanda la mano della sposa una volta che lei dà il suo accordo.
Contratto di matrimonio: Davanti a due notai (adouls) si firma l’atto di matrimonio e seguono quindi le celebrazioni che festeggiano l’unione.
Hammam: la sposa si reca all’hammam, il bagno turco, per compiere gli atti di purificazione, accompagnata dalle donne della famiglia e da quelle che le sono più vicine.
Henna: il giorno seguente all’hammam, la sposa, aiutata dalla hannaya o nekachate, si decora con il colore rosso della henna (una polvere rossa vegetale) mani e piedi con disegni e motivi geometrici e floreali. La henna ha doti purificatrici e di buon augurio. Canti e danze inaugurano, accompagnano e chiudono questo lungo lavoro che si protrae lungo tutto l’arco di una giornata.
H’dia: la famiglia dello sposo si presenta alla sposa con una processione musicale portando i doni offerti dallo sposo. I regali offerti in questa occasione sono in funzione della situazione sociale e variano da regione a regione. Generalmente sono simbolici come ad esempio lo zucchero, simbolo di una vita felice, il latte, simbolo della purezza, datteri, henna, candele, fiori, ecc.
Berza: è il giorno della grande cerimonia in cui la sposa viene presentata a tutti gli invitati nella casa dello sposo (o in un locale affittato per l’occasione). Vestita in modo tradizionale, la sposa è seduta in modo che possa essere vista e ammirata per tutta la durata della festa, in mezzo a canti, musica e danze.

Funerali
Secondo la tradizione musulmana, la salma viene lavata integralmente e avvolta in un lenzuolo bianco. Il rito viene eseguito da una donna o da un uomo della famiglia, a seconda del sesso del defunto. Durante il rito del lavaggio vengono recitati alcuni versi del Corano. Sono sempre e solo gli uomini ad accompagnare la salma al cimitero. Il funerale è una cerimonia semplice che si svolge presso la moschea e al cimitero con l’imam che intona le preghiere per il defunto. Il corpo viene seppellito nel cimitero con la testa verso La Mecca. In seguito viene osservato un lutto di quaranta giorni durante il quale la tradizione vuole che l’anima del defunto si stia preparando a lasciare la casa e i familiari attendono il momento praticando l’astensione dal fumo, dalla cura e dal lavaggio del proprio corpo e da tutte quelle attività che distolgono troppo l’attenzione. Allo scadere dei quaranta giorni l’anima lascia definitivamente la casa e la famiglia può ritornare ai suoi ritmi normali.

giovedì 15 dicembre 2011

As-salat - la preghiera



La preghiera o orazione è il secondo pilastro su cui si fonda l’Islam ed è ben chiaramente definita nelle sue modalità di esecuzione e nei suoi orari. 
Ci sono cinque orazioni (salawat) quotidiane.
Al mattino, appena si inizia ad intravedere la luce, è il tempo della preghiera dell’alba (fajr) che termina con l’inizio del levarsi del sole.
La seconda orazione è quella del mezzogiorno (dhohr) il cui tempo comincia appena il sole ha raggiunto il culmine della giornata e la fine coincide con l’inizio della preghiera del pomeriggio (asr) che termina quando il sole diventa rosso e volge al tramonto.
Non appena il sole è scomparso sotto l’orizzonte è il tempo della preghiera del maghrib (tramonto).
Circa un’ora e mezza dopo si ha l’orazione della sera (aishà) che conclude il ciclo.
Ogni orazione consta di unità adorative (rakà). Ogni rakà è composta di gesti e recitazioni obbligatorie. 
Dopo la formulazione dell’intenzione (niyya) il credente guardando in direzione della Mecca (qibla) pronuncia il takbir ( Allahu Akbar), a questo punto inizia la prima rakà
1 - restando nella stessa posizione si recita a la sura Aprente
2 - si piega il corpo in avanti in modo tale che le mani arrivino all’altezza delle ginocchia, facendo una specie d’inchino (rukù)
3 - si ritorna nella posizione iniziale.
4 - comincia a questo punto la prosternazione durante la quale, prima le ginocchia , poi le mani, la fronte ed il naso devono toccare terra (sujud).
5 - si ritorna in ginocchio con le mani sulle cosce.
6 - ci si avvia a una nuova prosternazione e con questa termina la prima rakà.
Per ogni posizione ci sono varie preghiere da recitare al termine delle quali il credente recita il “tashahhud”, una particolare orazione nella quale ribadisce la sua fede nell’unità di Dio e nella missione profetica di Muhammad (Maometto).
L’orazione dell’alba è composta da due unità adorative, quella del tramonto di tre e le altre tre orazioni obbligatorie richiedono quattro unità ciascuna.
Se il credente è a casa sua , sceglie un angolo pulito e prega generalmente su un tappeto o una stuoia. In moschea la liturgia non cambia , ma le direttive vengono date a voce alta dall’Imam, colui che conduce la preghiera. Il musulmano può pregare anche in ufficio, per strada o dovunque si trovi. Ognuna delle cinque preghiere è codificata da una liturgia che comprende sia il piano individuale che quello collettivo.
La preghiera obbligatoria è messa in moto dall’adhan, ossia il richiamo fatto dal muezzin, colui che invita alla preghiera dall’alto del minareto. Qualche tempo dopo la prima chiamata alla preghiera , il muezzin procede a una seconda chiamata. A questo punto il fedele che nel frattempo ha fatto le abluzioni si appresta ad effettuare il rito della preghiera vera e propria. 
L’abluzione, simbolo del ritorno dell’uomo alla primitiva purezza, deve precedere la preghiera e l’ingresso alla moschea; si fa con acqua, o nel caso non ci fosse, con sabbia o terra pulita, secondo un rituale minuziosamente prestabilito.
Il venerdì è il “giorno dell’adunanza” e tutti i musulmani si recano in moschea per la preghiera del mezzogiorno.

domenica 20 novembre 2011

Mondo cinema: " Mille mesi"


Titolo Originale: Mille mois
Anno: 2003
Regia: Faouzi Bensaidi
Sceneggiatura: Suha Arraf, Eran Riklis
Interpreti: Foauad Labied, Nezha Rahil, Mohamed Majd.



Presentato al festival di Cannes nel 2003 nella sezione “Un Certain Regard”, vincitore del premio “Le Premier Regard” e “Prix de la Jeunesse”, "Mille mesi" è l’opera prima del regista, attore e sceneggiatore marocchino Faouzi Bensaidi già conosciuto come co-sceneggiatore del film "Lontano" di André Téchiné.  
Il film esplora il periodo della repressione intellettuale degli anni ’80, aspetto poco conosciuto della storia del Marocco. Si svolge in un villaggio nel cuore della zona montuosa dell’Atlante, durante il mese di  Ramadan.
Il piccolo Medhi, sette anni,  si trasferisce con sua madre Amina a casa del nonno, ma la vita nel villaggio è molto dura, soprattutto per la siccità. Suo padre, un attivista comunista, è in prigione per motivi politici, ma Medhi lo crede emigrato in Francia per lavoro.  A scuola, il maestro gli conferisce "l'onore" di custodire e portare ogni mattina la sua sedia,  fatto che suscita la gelosia dei compagni. Attraverso questo oggetto il bambino instaura e vive i rapporti con gli altri e con il mondo, ma il fragile equilibrio rischia ogni giorno di andare in frantumi. Nel frattempo, intorno a lui, il villaggio continua vivere la propria quotidianità fatta di povertà, preghiera e pettegolezzi amorosi. 
E' un film particolare e in un certo senso,  sperimentale. Inizia con una visione molto realistica, focalizzata sul ragazzo e sulla sua famiglia per poi allargare la prospettiva all'intero villaggio, raccontata in modo quasi surreale.
"Mille mesi" è la 27esima notte di Ramadan quella dove inizia il digiuno dei bambini, dove si pensa di essere protetti ma vengono rivelate le debolezze. E' anche una varietà di vite, quella di un ragazzo, di una famiglia, di un villaggio, di un paese in una sottile miscela di tragico e comico, sacro e profano, un film che lascia il posto ai personaggi, al loro ambiente e all'immaginazione dello spettatore.
Per quanto riguarda gli attori, il regista ha voluto che recitassero sia professionisti  che gli abitanti stessi del villaggio, ritenendo questo mix più stimolante sia per gli uni che per gli altri.