martedì 10 aprile 2012

Myriam Fares


Cantante, ballerina , attrice , produttrice discografica e stilista di moda, Myriam Fares  ( ميريام فارس‎ ) è un’artista completa. Il suo repertorio musicale comprende canzoni classiche e moderne e con la sua voce notevole e  la capacità di muoversi e ballare sul palco, dà vita a spettacoli molto dinamici apprezzati in tutto il Medio Oriente. 
Myriam nasce nel 1983 a Kfar Shlel , un piccolo villaggio nel sud del Libano. A cinque anni  inizia a studiare danza classica e a 9 anni, partecipa al programma televisivo “Al Mawaheb Al Saghira” su Tele Libano aggiudicandosi il primo premio nella danza orientale. Si iscrive in seguito, al Conservatorio Nazionale di Musica per apprendere i principi del canto orientale e a 16 anni partecipa al Festival della Canzone libanese vincendo il primo premio come miglior cantante popolare. L’anno seguente ottiene lo stesso risultato al Fan Studio 2000 .
2003: Myriam
A 21 anni lancia il suo primo album “Myriam” che ottiene subito un grandissimo successo. Il video musicale di "Ana Wel Shouq" diventa uno dei video più richiesti in tutto il mondo arabo. Stesso successo per il secondo video-clip "La Tis'alni", diretto da Salim El Turk, dove Myriam mette in risalto il suo carisma e la sua personalità attraverso la danza. Nel 2004 i  tour in Giordania, Emirati Arabi Uniti ed Egitto consolidano il successo di Myriam  che viene  nominata "Miglior cantante e artista femminile" nel mondo arabo vincendo anche il premio per il miglior clip video. I concerti sold out  in tutto il Medio Oriente le valgono il soprannome di “Queen of  Sage”. Attira anche l’attenzione di uno dei creatori di profumi più rinomati della regione , Mahmoud  Saiid che collabora con Myriam per il lancio di una nuova fragranza unica per uomini e donne che prende il nome del suo primo hit “Ana wel shouk”. 
2005: Nadini
Nel luglio 2005, la star libanese presenta il suo nuovo album "Nadini", risultato di mesi di preparazione e di collaborazione con compositori arabi e scrittori. Con  "Haklik Rahtak" , canzone scritta dalla sorella Fares Roula, si classifica al primo posto in Libano, Egitto e Tunisia. Primissime posizioni anche per le altre canzoni dell’album tanto che nel novembre 2006, "Al Ahram Al Masriya" uno dei principali quotidiani egiziani, elegge  Myriam miglior giovane cantante nel mondo arabo. Nello stesso periodo, MTV Europe  trasmette i video di Myriam,  primo artista arabo ad apparire su questo canale. 
2008: Eh Bet'oul
Il terzo album di Myriam "Bet'oul Eh", esce  nel mese di aprile 2008 ed  è un misto di generi musicali  creativamente messi insieme per soddisfare tutti gli ascoltatori, soprattutto i suoi fan. L'album è composto da 9 canzoni tra cui "Mouch Ananiya", una ballata romantica che ottiene molti consensi. Questo è anche l’anno in cui Myriam appare nelle pubblicità di Sunsilk shampoo e Freshlook lenti a contatto.
2009 : Silina
Sotto la supervisione del regista Ali Hatem, Myriam è scelta come attrice principale per il remake del film capolavoro dei fratelli Rahbani "Hala wal Malek" (Hala e il Re) . Il film uscito con il titolo "Silina", comprende un folto gruppo di stelle del cinema libanesi e siriane. 
2011: Min Oyouni 
Il quarto e ultimo album di Myriam, "Min Oyouni", uscito il primo di settembre 2011,  è il suo primo album Khaliji (ritmo tipico della musica che proviene dai paesi del Golfo) .Tra i  vari pezzi musicali troviamo Atlah, tipica canzone marocchina , Ya Sariyah una tradizionale canzone  Khaleeji e Artah, canzone irachena.

domenica 18 marzo 2012

Dubai, il paese dell'oro.



Tra le dune del deserto degli Emirati Arabi  sorge Dubai, un luogo dove il lusso regna sovrano. Questa è, infatti, la terra dell’ostentazione della ricchezza, un luogo dove gli architetti e gli stilisti più rinomati costruiscono e arredando palazzi, appartamenti, ville, isole e resort, destinati a vip, attori, sportivi e celebrità. Ma questo è anche il paese dove l’oro è venduto più a buon mercato.
Ciò è dovuto al fatto che vi è una tradizione molo radicata di commercio e lavorazione del prezioso materiale fin dai tempi in cui Dubai era un crocevia commerciale che dalle Indie si chiudeva in Europa e viceversa. A Dubai esistono numerosi suq specializzati nella compravendita dell’oro. A partire dal tardo pomeriggio, le strade intorno al Gold Suq si riempiono di gente proveniente dalle più svariate parti del mondo: chiunque , giunto nella città, rimane affascinato dalla “City of Gold”. Brillanti, pietre preziose, bracciali, orologi, anelli e collane, brillano nelle vetrine illuminate delle oltre 300 gioiellerie, situate una dopo l’altra lungo il Gold Suq. Ciò che attira maggiormente sono i prezzi che sono tra i più economici al mondo anche grazie all’usanza di “mercanteggiare” il prezzo con i venditori. Solitamente si può scendere anche di una cifra importante, basta insistere nel modo corretto e pagare in contanti ( la carta di credito è accettata, ma pone fine alle contrattazioni). A Dubai, la maggior parte degli hotels situati sulla spiaggia, offre nel pomeriggio, un trasporto bus gratuito (il cosiddetto “shuttle bus”) con destinazione proprio i negozi del  Gold Suq, che solitamente chiudono i battenti alle 10 di sera.

sabato 3 marzo 2012

Le donne afghane



Fino al 1992, le donne afghane potevano studiare (avevano accesso a tutte le facoltà universitarie), lavorare (erano presenti in tutte le professioni) e guidare. Con la salita al potere dei fondamentalisti islamici, il diritto delle donne di partecipare pienamente alla vita sociale, economica, culturale e politica, viene drasticamente ridotto e, in seguito con l’avvento dei talebani, le donne sono praticamente cancellate dalla società e obbligate a nascondersi sotto il burqa, un lungo mantello che le copre completamente dalla testa ai piedi. Alle donne che non rispettano i divieti imposti sono inflitte pene che vanno dalla violenza verbale alle frustate, alle botte, alla lapidazione fino alla morte.
E’ vietato:
- lavorare fuori casa (i datori di lavoro sono minacciati di atroci conseguenze nel caso assumano impiegati di sesso femminile). Solo alcune donne medico e infermiere hanno il permesso di lavorare in alcuni ospedali a Kabul.
- uscire di casa se non accompagnate da un “mahram” (parente stretto come un padre, un fratello o un marito).
- trattare acquisti con negozianti maschi.
- essere visitate da medici maschi ed entrare in una sala operatoria se è presente anche un solo medico maschio.
- avere assistenza sanitaria.
- studiare in scuole, università o altre istituzioni.
- usare cosmetici.
- parlare o dare la mano a uomini che non siano parenti stretti.
- ridere e parlare ad alta voce: 
- portare tacchi alti che fanno rumore: nessun uomo deve sentire i passi di una donna.
- prendere il taxi senza un mahram.
- essere presenti in trasmissioni radio, televisive o incontri pubblici di qualsiasi genere.
- praticare un qualsiasi sport o entrare in un centro sportivo o club.
- usare la bicicletta o la moto senza un parente stretto.
- guidare l’automobile.
- usare vestiti colorati e vivaci considerati “sessualmente attraenti”.
- incontrarsi in occasioni di festa e per fini ricreativi e di svago.
- lavare vestiti vicino a fiumi o in luoghi pubblici.
- apparire sui balconi delle proprie case.
- fare fotografie e filmati.
E’ inoltre vietato 
-ai sarti maschi di prendere misure per le donne o cucire vestiti femminili.
- a uomini e donne di viaggiare sugli stessi bus.
- ascoltare musica e vedere film.
Il governo talebano ha diffuso il terrore in Afghanistan e le vittime sono state soprattutto le donne che hanno vissuto quotidianamente nell’angoscia di una severa punizione anche per un minimo errore di comportamento. (Frustate in pubblico per le caviglie scoperte, taglio delle dita per le unghia dipinte, lapidazione pubblica fino alla morte per l’accusa di rapporti extraconiugali). 
Grazie agli ultimi eventi politici, le donne oggi non sono più prigioniere nelle loro case, ma rimangono nascoste nel burqa e camminano silenziose. Ci vorrà sicuramente ancora molto tempo prima di ritornare alla normalità: ascoltare musica, leggere, uscire senza alcun timore di essere punite…



   8 marzo: festa della donna

     Auguri a tutte le donne

domenica 12 febbraio 2012

Regole e doveri in un matrimonio islamico


Il matrimonio islamico o  “nikah” non è un sacramento, ma è un contratto tra un uomo e una donna nel quale ogni partner è libero di includere clausole atte a tutelare entrambe le parti. Queste clausole hanno valore sia civile che penale. Tuttavia il matrimonio ha un ruolo morale ben preciso ed è vissuto con assoluta serietà e rigidità religiosa dal momento che la famiglia è l'unico modo riconosciuto di unione tra i sessi sia fisico che spirituale. Nell’ Islam non vi è posto per il celibato. Molti imam affermano che il matrimonio è NAFL o MUSTAHABB o MUBAH (preferibile, raccomandato, lecito), altri, invece, lo considerano WAJIB (obbligatorio). Sta di fatto che per gli islamici il matrimonio è un dovere religioso nel quale essi trovano reciproco adempimento e autorealizzazione, amore e pace, compassione e serenità, conforto e speranza.  Il matrimonio ha anche regole ben precise  a cui sottostare. 
La verginità . Ogni futura sposa deve essere vergine prima della cerimonia, in caso contrario può essere restituita alla sua famiglia e potrebbe non avere più la possibilità di sposarsi. Anche gli uomini dovrebbero esserlo, ma non è così semplice stabilirlo. 
I doveri del marito verso la moglie. Nella religione islamica  il marito ha la responsabilità di soddisfare le esigenze della moglie. Questa regola è stabilita dal Corano e dalla “sunnah” o consuetudine. Il marito deve prendersi cura della moglie e deve assicurarsi che lei abbia la sicurezza fisica e mentale. La moglie ha diritto all’abbigliamento, alle cure mediche, al cibo e all’alloggio forniti dal marito. L’alloggio dovrebbe garantirle comodità, privacy e indipendenza. Se la moglie è troppo malata per compiere le faccende domestiche, deve essere aiutata da una cameriera, inoltre il marito deve sempre trattare sua moglie con rispetto e tenerezza. 
I doveri della moglie verso il marito. Il dovere principale di una moglie è assicurarsi che il matrimonio sia felice e tranquillo. Deve occuparsi della comodità di suo marito e deve prendersi cura della sua salute. Una donna deve essere sempre degna di fiducia e non deve commettere mai nessun atto ingannevole nei confronti del marito. Deve essergli fedele e non deve ricevere uomini in casa, o accettare regali da altri uomini, senza il consenso del marito. Non può disporre di niente senza consultarlo prima. 
Obbedienza. L’obbedienza è un fattore vitale nel matrimonio musulmano, ma non è intesa come uno strumento di controllo. L’obbedienza serve a mantenere la famiglia al sicuro e intatta. Secondo la fede islamica questa aiuterebbe a far funzionare meglio il matrimonio. Un marito ha il diritto di essere obbedito dalla moglie, perché è il capo-famiglia, ma la moglie è sempre sua pari, in ogni modo. 


giovedì 26 gennaio 2012

La Gran Moschea di Abu Dhabi


Sole tutto l’anno, spiagge bianchissime, dune di sabbia spettacolari e uno skyline di grattacieli ultramoderni…è con questo scenario da favola che Abu Dhabi si presenta ai suoi visitatori, ma la città non è solo resort di lusso, grandi magazzini ed edifici artificiali, vi si trovano anche monumenti storici e maestose moschee. Pensate che solo in questa città se contano ben 150, tra cui la Grande Moschea dello Sceicco Zayed bin Sultan Al Nahyan (l’unica visitabile anche dai non-musulmani). Questa Moschea, iniziata  dal presidente Sua Altezza lo Sceicco Zayed bin Sultan di Al Nahyan, considerato il padre degli Emirati Arabi Uniti, è senza dubbio uno dei più importanti tesori architettonici dei moderni Emirati Arabi Uniti, nonché uno dei più belli al mondo. La costruzione della Moschea fu presa in considerazione alla fine degli anni ’80 e per tutto il decennio successivo si analizzarono soprattutto la sua ubicazione e il suo progetto, solo verso la fine degli anni ’90 fu posta la prima pietra. La Gran Moschea Sceicco Zayed, comunemente chiamata la Gran Moschea dai residenti locali, è considerata una costruzione che “unisce il mondo”, dato l’utilizzo di artigiani e materiali provenienti da diversi Paesi, fra cui Italia, Germania, Marocco, India, Turchia, Iran, Cina, Grecia ed Emirati Arabi Uniti e alla sua realizzazione hanno preso parte oltre 3.000 operai e 38 famose società appaltatrici.
La superficie della Moschea, pari a 22.412 metri quadrati, (corrisponde a circa cinque campi da football) può contenere ben 40.960 ed è così suddivisa: un grande ingresso, un ingresso alla sala principale delle preghiere, una sala principale delle preghiere, una sala delle preghiere aperta, una sezione femminile e il Sahan (cortile). 
Le 1.000 colonne presenti nelle aree esterne sono rivestite con oltre 20.000 pannelli di marmo intarsiati di pietre semipreziose come lapislazzuli, agata rossa, ametista e madreperla. Le 96 colonne della sala principale delle preghiere sono rotonde e intarsiate di madreperla. La Moschea presenta, ai quattro angoli, quattro bellissimi minareti, ognuno alto quasi 107 metri ed è caratterizzata da 82 cupole in stile moresco e marmo bianco. La struttura esterna della cupola principale misura 32.8 metri di diametro ed è alta 70 metri dall’interno e 85 metri dall’esterno, caratteristiche che la rendono la più grande nel suo genere secondo il Centro Ricerche Turco per la Storia e la Cultura dell’Islam. 
Piscine ricoperte di piastrelle nere circondano la Moschea, riflettendone l’immagine e rendendola, di notte, ancora più splendente, mentre marmi e mosaici floreali pavimentano i 17.000 metri quadrati del cortile decorato in marmo bianco proveniente dalla Grecia.
L’interno, curato nei minimi particolari, fa da complemento al grandioso esterno della Moschea. Il marmo bianco italiano e i motivi floreali intarsiati adornano le sale delle preghiere, mentre le mura interne presentano mosaici ornamentali di vetro color oro. La principale porta in vetro è alta 12,2 metri, larga 7 metri e pesa approssimativamente 2,2 tonnellate. 
La sala di preghiera principale sotto la cupola maggiore è caratterizzata dal lampadario a candelabro più grande del mondo: 10 metri di diametro, 15 metri di altezza e oltre nove tonnellate di peso. I sette lampadari color oro della Moschea, provenienti dalla Germania, sono composti da migliaia di cristalli Swarovski provenienti dall’ Austria.
La sala di preghiera principale, che può contenere circa 7.126 fedeli, vanta il più grande tappeto annodato a mano del mondo. Disegnato dall’artista iraniano Ali Khaliqi, il tappeto è stato realizzato da 1.200 artigiani dei piccoli villaggi intorno a Mashhadin in Iran, che sono poi volati ad Abu Dhabi appositamente per cucire i pezzi per l’impianto finale. Con i suoi 2.268.000 nodi, il tappeto  è stato valutato 8,2 milioni di dollari (30 milioni di dirham).
Il muro che indica la direzione verso la Mecca( Qibla ), alto 23 metri e largo 50 metri è decorato in modo molto semplice per  non distrarre i fedeli dalla preghiera, mentre il Mihrab (la nicchia inserita nel muro) è un mosaico di vetro color oro .
Le 99 iscrizioni (qualità) di Allah riportati sul muro Qibla seguono la tradizionale calligrafia Kufi, creata dall’eminente calligrafo arabo Mohammed Mandi; il muro è caratterizzato inoltre da una soffusa illuminazione in fibra ottica, che è parte integrante del disegno organico.
All’interno della moschea sono stati usati tre diversi stili di calligrafia (Naskhi, Thuloth e Kufi) opere di Mohammed Mendi (Emirati Arabi Uniti), Farouk Haddad (Siria) e Mohammed Allam (Giordania).
Sono presenti anche 80 pannelli di Iznik (piastrelle di ceramica molto decorate popolari nel XVI secolo) che risaltano negli edifici religiosi e imperiali di Istanbul. Realizzate a mano secondo la tradizione, tutte le piastrelle sono state create dal calligrafo turco Othman Agha. 



giovedì 5 gennaio 2012

Riti e cerimonie nel mondo arabo


Nascita 
Nei paesi arabi, quando un neonato fa l’ingresso nella famiglia, la donna consolida il suo status sociale, provando la sua capacità di fertilità e l’onore del marito. La nascita quindi viene accolta con grande gioia da amici e parenti e non esistono differenze che si tratti di un maschio o di una femmina, soprattutto nel caso del primo nato. Il periodo che segue il parto è un periodo di riposo e di particolari attenzioni che corrisponde ad un periodo di impurità che dura quaranta giorni. Questo periodo è caratterizzato da una serie di piccoli rituali. Nelle famiglie più religiose, quando un bimbo nasce, si usa pronunciare al suo orecchio i primi due versetti del Corano o la professione di fede da parte di un adulto. Il rito che sancisce la nascita e l’ingresso del bambino nella comunità è rappresentato dalla cosiddetta festa del settimo giorno, che spesso viene fatta anche dopo alcuni mesi. In questa occasione, nel caso l’abitazione sia piccola, si affittano dei locali dove viene organizzata una grande festa a cui sono invitati a partecipare parenti e amici e dove oltre a mangiare si balla e si danza. Nella tradizione è in questo giorno che viene attribuito il nome al bambino, sancendo così la sua affiliazione alla famiglia paterna.

Matrimonio
In Marocco, come in tutti i paesi del Maghreb il rito del matrimonio, nella sua forma cosiddetta tradizionale, si svolge in un arco di tempo di circa una settimana e assume forme diverse a seconda che si svolga in campagna o in città, in una regione piuttosto che in un’altra. Esiste però una successione di tappe che accomuna in qualche modo le tradizioni del Nord con quelle del Sud.
Khoutba o fidanzamento: la famiglia dello sposo domanda la mano della sposa una volta che lei dà il suo accordo.
Contratto di matrimonio: Davanti a due notai (adouls) si firma l’atto di matrimonio e seguono quindi le celebrazioni che festeggiano l’unione.
Hammam: la sposa si reca all’hammam, il bagno turco, per compiere gli atti di purificazione, accompagnata dalle donne della famiglia e da quelle che le sono più vicine.
Henna: il giorno seguente all’hammam, la sposa, aiutata dalla hannaya o nekachate, si decora con il colore rosso della henna (una polvere rossa vegetale) mani e piedi con disegni e motivi geometrici e floreali. La henna ha doti purificatrici e di buon augurio. Canti e danze inaugurano, accompagnano e chiudono questo lungo lavoro che si protrae lungo tutto l’arco di una giornata.
H’dia: la famiglia dello sposo si presenta alla sposa con una processione musicale portando i doni offerti dallo sposo. I regali offerti in questa occasione sono in funzione della situazione sociale e variano da regione a regione. Generalmente sono simbolici come ad esempio lo zucchero, simbolo di una vita felice, il latte, simbolo della purezza, datteri, henna, candele, fiori, ecc.
Berza: è il giorno della grande cerimonia in cui la sposa viene presentata a tutti gli invitati nella casa dello sposo (o in un locale affittato per l’occasione). Vestita in modo tradizionale, la sposa è seduta in modo che possa essere vista e ammirata per tutta la durata della festa, in mezzo a canti, musica e danze.

Funerali
Secondo la tradizione musulmana, la salma viene lavata integralmente e avvolta in un lenzuolo bianco. Il rito viene eseguito da una donna o da un uomo della famiglia, a seconda del sesso del defunto. Durante il rito del lavaggio vengono recitati alcuni versi del Corano. Sono sempre e solo gli uomini ad accompagnare la salma al cimitero. Il funerale è una cerimonia semplice che si svolge presso la moschea e al cimitero con l’imam che intona le preghiere per il defunto. Il corpo viene seppellito nel cimitero con la testa verso La Mecca. In seguito viene osservato un lutto di quaranta giorni durante il quale la tradizione vuole che l’anima del defunto si stia preparando a lasciare la casa e i familiari attendono il momento praticando l’astensione dal fumo, dalla cura e dal lavaggio del proprio corpo e da tutte quelle attività che distolgono troppo l’attenzione. Allo scadere dei quaranta giorni l’anima lascia definitivamente la casa e la famiglia può ritornare ai suoi ritmi normali.

giovedì 15 dicembre 2011

As-salat - la preghiera



La preghiera o orazione è il secondo pilastro su cui si fonda l’Islam ed è ben chiaramente definita nelle sue modalità di esecuzione e nei suoi orari. 
Ci sono cinque orazioni (salawat) quotidiane.
Al mattino, appena si inizia ad intravedere la luce, è il tempo della preghiera dell’alba (fajr) che termina con l’inizio del levarsi del sole.
La seconda orazione è quella del mezzogiorno (dhohr) il cui tempo comincia appena il sole ha raggiunto il culmine della giornata e la fine coincide con l’inizio della preghiera del pomeriggio (asr) che termina quando il sole diventa rosso e volge al tramonto.
Non appena il sole è scomparso sotto l’orizzonte è il tempo della preghiera del maghrib (tramonto).
Circa un’ora e mezza dopo si ha l’orazione della sera (aishà) che conclude il ciclo.
Ogni orazione consta di unità adorative (rakà). Ogni rakà è composta di gesti e recitazioni obbligatorie. 
Dopo la formulazione dell’intenzione (niyya) il credente guardando in direzione della Mecca (qibla) pronuncia il takbir ( Allahu Akbar), a questo punto inizia la prima rakà
1 - restando nella stessa posizione si recita a la sura Aprente
2 - si piega il corpo in avanti in modo tale che le mani arrivino all’altezza delle ginocchia, facendo una specie d’inchino (rukù)
3 - si ritorna nella posizione iniziale.
4 - comincia a questo punto la prosternazione durante la quale, prima le ginocchia , poi le mani, la fronte ed il naso devono toccare terra (sujud).
5 - si ritorna in ginocchio con le mani sulle cosce.
6 - ci si avvia a una nuova prosternazione e con questa termina la prima rakà.
Per ogni posizione ci sono varie preghiere da recitare al termine delle quali il credente recita il “tashahhud”, una particolare orazione nella quale ribadisce la sua fede nell’unità di Dio e nella missione profetica di Muhammad (Maometto).
L’orazione dell’alba è composta da due unità adorative, quella del tramonto di tre e le altre tre orazioni obbligatorie richiedono quattro unità ciascuna.
Se il credente è a casa sua , sceglie un angolo pulito e prega generalmente su un tappeto o una stuoia. In moschea la liturgia non cambia , ma le direttive vengono date a voce alta dall’Imam, colui che conduce la preghiera. Il musulmano può pregare anche in ufficio, per strada o dovunque si trovi. Ognuna delle cinque preghiere è codificata da una liturgia che comprende sia il piano individuale che quello collettivo.
La preghiera obbligatoria è messa in moto dall’adhan, ossia il richiamo fatto dal muezzin, colui che invita alla preghiera dall’alto del minareto. Qualche tempo dopo la prima chiamata alla preghiera , il muezzin procede a una seconda chiamata. A questo punto il fedele che nel frattempo ha fatto le abluzioni si appresta ad effettuare il rito della preghiera vera e propria. 
L’abluzione, simbolo del ritorno dell’uomo alla primitiva purezza, deve precedere la preghiera e l’ingresso alla moschea; si fa con acqua, o nel caso non ci fosse, con sabbia o terra pulita, secondo un rituale minuziosamente prestabilito.
Il venerdì è il “giorno dell’adunanza” e tutti i musulmani si recano in moschea per la preghiera del mezzogiorno.

domenica 20 novembre 2011

Mondo cinema: " Mille mesi"


Titolo Originale: Mille mois
Anno: 2003
Regia: Faouzi Bensaidi
Sceneggiatura: Suha Arraf, Eran Riklis
Interpreti: Foauad Labied, Nezha Rahil, Mohamed Majd.



Presentato al festival di Cannes nel 2003 nella sezione “Un Certain Regard”, vincitore del premio “Le Premier Regard” e “Prix de la Jeunesse”, "Mille mesi" è l’opera prima del regista, attore e sceneggiatore marocchino Faouzi Bensaidi già conosciuto come co-sceneggiatore del film "Lontano" di André Téchiné.  
Il film esplora il periodo della repressione intellettuale degli anni ’80, aspetto poco conosciuto della storia del Marocco. Si svolge in un villaggio nel cuore della zona montuosa dell’Atlante, durante il mese di  Ramadan.
Il piccolo Medhi, sette anni,  si trasferisce con sua madre Amina a casa del nonno, ma la vita nel villaggio è molto dura, soprattutto per la siccità. Suo padre, un attivista comunista, è in prigione per motivi politici, ma Medhi lo crede emigrato in Francia per lavoro.  A scuola, il maestro gli conferisce "l'onore" di custodire e portare ogni mattina la sua sedia,  fatto che suscita la gelosia dei compagni. Attraverso questo oggetto il bambino instaura e vive i rapporti con gli altri e con il mondo, ma il fragile equilibrio rischia ogni giorno di andare in frantumi. Nel frattempo, intorno a lui, il villaggio continua vivere la propria quotidianità fatta di povertà, preghiera e pettegolezzi amorosi. 
E' un film particolare e in un certo senso,  sperimentale. Inizia con una visione molto realistica, focalizzata sul ragazzo e sulla sua famiglia per poi allargare la prospettiva all'intero villaggio, raccontata in modo quasi surreale.
"Mille mesi" è la 27esima notte di Ramadan quella dove inizia il digiuno dei bambini, dove si pensa di essere protetti ma vengono rivelate le debolezze. E' anche una varietà di vite, quella di un ragazzo, di una famiglia, di un villaggio, di un paese in una sottile miscela di tragico e comico, sacro e profano, un film che lascia il posto ai personaggi, al loro ambiente e all'immaginazione dello spettatore.
Per quanto riguarda gli attori, il regista ha voluto che recitassero sia professionisti  che gli abitanti stessi del villaggio, ritenendo questo mix più stimolante sia per gli uni che per gli altri.


venerdì 4 novembre 2011

Aid al-Adha in Senegal


Dakar - Tabaski
La “festa del sacrificio”, Eid al-Adha per tutto il mondo arabo, assume in Senegal il nome di “Tabaski”o anche “Eid al-Kabir” ( “festa grande”) secondo il nome arabo. E’ la festa della convivialità e dell'offerta, in occasione della quale ogni padre di famiglia commemora il sacrificio di Abramo immolando a sua volta un animale, generalmente un montone, lo prepara accompagnandolo con riso bianco e lo offre a parenti, amici e, in generale, a tutte le persone che bussano alla porta salutando con un caloroso "assalam-aleikoum". L’acquisto di un montone  diventa, in questo periodo, l’ossessione di ogni senegalese adulto: trascorrere la Tabaski senza montone è un disonore e una mancanza di responsabilità nei confronti della propria moglie (o delle mogli) e dei figli. Le donne acquistano abiti nuovi, colorano piedi e mani con l'henné, ripuliscono per bene le case cambiando,se ne hanno la possibilità, anche le tende e i tessuti d’arredo. Tutto deve essere perfettamente pulito e splendente e gli abiti nuovi servono per presentarsi a Dio con un abbigliamento adeguato in questi giorni di festa.
Dakar, la capitale, è la città che più risente di questi preparativi. Già una settimana prima i grandi viali ospitano centinaia di animali di tutte le taglie e prezzi; i pastori, arrivati dai villaggi, passano le giornate e le notti a contrattare, vendere e tenere puliti i montoni, questo è infatti il momento dell'anno in cui si concretizzano mesi di allevamento e transumanza.
Dakar è una città congestionata in ogni mese dell’anno, ma in questi giorni di festa, il traffico  diventa veramente caotico. Si vedono file di montoni ai bordi e sulle strade che intralciano il passaggio delle automobili, animali legati nei portabagagli e bus stracolmi di bestie, posizionate nei posti più impensabili, con le teste infilate nei grandi sacchi di riso. Anche se forse un pò meno freneticamente, tutte le città del Senegal vivono questo periodo con grande eccitazione. Molti nei villaggi si apprestano a riabbracciare figli e parenti che per tutto l'anno lavorano in città o all'estero e che in quest’occasione tornano a casa per condividere con la famiglia  un evento tanto importante. La festa inizia al mattino con la preghiera in moschea, poi nel momento i cui i padri delle famiglie rientrano a casa e si apprestano a uccidere il montone, è impressionante ascoltare l'improvviso silenzio che segue quei minuti. Poi tutto riprende. I bambini corrono vicino alle griglie aspettando di ricevere il primo piatto dalle mani delle donne della casa, i quartieri si riempiono di grandi piatti di metallo che passano di casa in casa in segno di amicizia, si porta il cibo alle famiglie meno abbienti e ci si scambiano gli auguri in wolof . Giunta la sera si ritrova un po’ di tranquillità e gli uomini si scambiano l'augurio di "dewenati", di ritrovarsi in pace anche il prossimo anno alla Tabaski. La festa si protrae per due giorni.






sabato 15 ottobre 2011

La leggenda di Haroot e Maroot


Mashad - Santuario Imam Reza

Tanto tempo fa, dopo la morte di Adamo, il genere umano ricadde nel peccato e gli angeli ne furono profondamente indignati. Sapendo che la terra era munifica, pensavano che vivere nel rispetto delle leggi del Signore fosse semplice come pescare nelle acque del Golfo, ma ovunque posavano lo sguardo, vedevano esseri umani che rubavano, che mentivano, che imbrogliavano e che ammazzavano i loro simili. Decisero così di dimostrare a tutto il genere umano come vivere vite rette e integerrime. Scelsero due tra di loro; Haroot e Maroot, esseri sapienti dotati di arti magiche e li inviarono sulla terra, per dimostrare che essi avrebbero saputo facilmente astenersi dai peccati comuni fra gli uomini: idolatria, violenza, intemperanza e soprattutto le tentazioni della carne. Nel giro di pochi istanti Haroot e Maroot assunsero forme umane e si materializzarono nella città di Mashad, ritrovandosi nel cortile del luogo più sacro di tutta la Persia, il Santuario dell’Imam Reza. Tra tutti i pellegrini presenti, videro una donna bellissima, Al-Zuhra, splendente come una stella e trovandosi esposti, nella loro forma umana,  a tutte le tentazioni degli uomini, immediatamente la desiderarono. Grazie alle loro arti magiche riuscirono a conquistarla e in cambio della promessa di un suo bacio  furono disposti a rivelarle le parole necessarie per  avvicinarsi a Dio. Quando udì le parole magiche, la mente di Al-Zuhra si riempì di quel suono maestoso  ed il suo corpo divenne fresco e leggero come l’aria. Tutti i suoi desideri furono esauditi  e in un solo istante si trasformò in un pianeta della terza sfera (Venere) risplendente di luce pura.
Haroot e Maroot si accorsero, nel frattempo, di  essere  spiati da un uomo e per paura di essere denunciati,  lo uccisero. Capirono allora che non erano stati capaci di resistere alle tentazioni, proprio come i peggiori tra gli uomini. Per punizione furono trasportati altrove e si ritrovarono sospesi per le caviglie in un pozzo profondo con  le teste rivolte verso l’acqua. Di giorno il sole batteva spaccando loro le labbra e bruciando le piante dei piedi. Con la gola secca e riarsa fissavano l’acqua fresca senza riuscire mai a raggiungerla. Di notte tremavano per il freddo. A volte quando le stelle erano posizionate nel modo giusto nel cielo, riuscivano a vedere la stella di  Al-Zuhra , la amavano, la desideravano, condannati ad una infelicità infinita.


domenica 25 settembre 2011

Gli ksour e le kasbeh marocchine

Kasbah di Ait Benhaddou

Nell'Alto Atlante, nelle valli del Dades, del Dra e del Tafilat, i berberi hanno costruito nel bel mezzo delle oasi e dei campi coltivati, ksour fortificati  e kasbeh opulenti ed eleganti. L'origine e l'età di questi castelli di terra cruda continuano a rappresentare un mistero: di sicuro la loro origine risale ad un passato lontano, quando i contadini scampavano agli assalti delle tribù nemiche mettendosi al riparo di queste spesse muraglie. Nei secoli, gli ksour del Grande Sud  marocchino, hanno risposto al bisogno delle collettività rurali di condividere risorse e mezzi di difesa.
Lo Ksar ( ksour o ksur al plurale) è un villaggio fortificato composto generalmente da granai ed abitazioni; si erge su colline o altopiani, vicino ad oasi o corsi d'acqua. Lo separa dal mondo esterno una cinta di mura senza interruzioni né aperture, munita di torri angolari. Un'unica porta, al centro di uno dei lati, consente l'accesso all'interno. Le case di terra si innalzano addossate le une alle altre e gli abitanti si spostano lungo un passaggio centrale intersecato da tortuose e strette stradine al riparo dal caldo e dal freddo.
La kasbah, invece, è l'antica dimora patriarcale, un tempo residenza dei grandi caid berberi, gli amministratori locali che vi risiedevano nell'ntervallo tra una spedizione e l'altra di guerra. I muri sono leggermenti inclinati verso l'interno e nella parte superiore mostrano solo alcune feritoie decorate sobriamente. In ciascun angolo si ergono eleganti torri traforate da archi, scavate da nicchie, alveoli e motivi romboidali o sormontate da puntoni.
A nord-ovest di Ouarzazate,  nel  villaggio di  Ait Benhaddou, tipico esempio di ksar,  si trovano runite varie kasbeh maestose dicharate Patrimonio architettonico mondiale e costituiscono uno dei luoghi più suggestivi del Marocco.
Per la sua bellezza e particolarità, Ait Benhaddou è stata scelta come set cinematrografico per molti film, tra i più celebri : Jesù di Nazareth, Il Gioiello del Nilo, Il Lume dell’Intelletto, L’Ultima Tentazione di Cristo e per passare ai più recenti : La Mummia, Il Gladiatore e Alexander.


Granaio nell'Alto Atlante

lunedì 12 settembre 2011

Kabul

Kabul 1960

Kabul è arroccata strategicamente su un altopiano ai piedi delle montagne ad una altezza di circa 1800 metri sul livello del mare. La sua collocazione scaturisce dalla necessità di protezione dei suoi primi abitanti che si insediarono dunque in prossimità di queste montagne altissime e nelle vicinanze di un fiume per poter inoltre usufruire di acqua corrente.Molte leggende si sono succedute sull'origine del nome Kabul. Una di queste dice che la città fu fondata da Caino ed Abele, figli di Adamo ed Eva. Secondo questa leggenda il nome di Kabul era formato dalla prima sillaba di Caino e dalla seconda di Abele. Secondo un'altra leggenda invece il suo nome deriva dal materiale utilizzato per consentire l'attraversamento del fiume da una parte all'altra ("Kah" che vuol dire "stuoia" e "pul" che significa "ponte"). 

domenica 28 agosto 2011

Le buone regole del Eid



Quando il Profeta Maometto giunse a Medina, gli abitanti di questa città avevano due celebrazioni che risalivano a prima dell’avvento dell’Islam, durante le quali si organizzavano sfilate e feste. Allora Maometto disse: “Invece di questi due giorni, Allah ha scelto due altri giorni, che sono migliori, quelli di Eid al-Fitr e di Eid al-Adha.Ogni nazione ha le sue feste e queste sono le vostre.”
Le regole del giorno del Eid
1. Vietato digiunare sia il giorno della rottura del digiuno che il giorno della Festa del Sacrificio ( Eid –al Adha)
2. Partecipazione alla preghiera : alcuni studiosi (Hanafiti) ritengono che la preghiera del Eid è obbligatoria. Altri (Hanabaliti) affermano che è sufficiente che preghi una parte della comunità mentre l’altra è esonerata. Un terzo gruppo di studiosi (Malikiti e Shafeiti) è convinto che la preghiera del Eid è fortemente raccomandata.
3. Esecuzione delle preghiere supererogatorie (volontarie): non ci sono preghiere supererogatorie da eseguire prima o dopo la preghiera del Eid. Ciò si applica quando la preghiera viene eseguita all’aperto. Tuttavia, se la preghiera del Eid viene eseguita in una moschea, allora si dovrebbe svolgere la preghiera di saluto della moschea. 
4. Le donne partecipano alla preghiera del Eid: secondo la Sunna del Profeta, tutti devono partecipare alla preghiera del Eid e comportarsi con onestà e pietà.
Le buone maniere del Eid
1. Fare un bagno rituale (Ghusl) prima di andare alla preghiera. 
2. Mangiare prima di uscire: non si deve raggiungere il luogo di preghiera il giorno di Eid al-Fitr senza aver mangiato qualcosa. Un hadith riportato da Al-Bukhari dice: “Il Messaggero di Allah non è uscito mai la mattina del Eid al-Fitr, senza aver mangiato qualche dattero e mangiava un numero dispari. “Per quanto riguarda l’Eid al-Adha, si raccomanda di non mangiare prima della fine della preghiera, quando si tratta di mangiare la carne del sacrificio.
3. Pronunciare il Takbir ( Allahu Akbar ) il giorno del Eid: una delle più importanti azioni raccomandate in quel giorno
4. Felicitarsi reciprocamente : i musulmani si scambiano gli auguri, ad esempio,  “taqabbal-Allahu Minna wa minkum” (che Allah accetti le nostre buone azioni e le vostre). 
5.Indossare gli abiti migliori 
6.Cambiare strada di ritorno dal luogo di preghiera.

domenica 14 agosto 2011

Fairouz فيروز


Fairouz è la più celebre cantante libanese conosciuta fino ad ora. Il suo nome in arabo significa turchese, ma è anche nota con il soprannome di “nostra ambasciatrice presso le stelle” (safiratna ila al-nugum). Fairouz rappresenta insieme alla cantante egiziana Umm Kalthoum il nome di maggior rilievo della musica araba nel ventesimo secolo. Nata il 21 novembre 1935 a Jabal el Arz col nome di Nouhad Haddad Fairouz e cresciuta nell'ambiente culturale libanese a Beirut, si distingue come interprete radiofonica sin dalla giovane età. Agli inizi del 1960 è già una delle principali attrazioni del rinomato Festival annuale di Baalbeck e una celebrità non solo in Libano, ma in tutto il mondo arabo. Durante la maggior parte della sua carriera di cantante, Fairouz fa parte di un gruppo composto da tre membri, tra cui i due fratelli Rahbani: Mansour scrive i testi e  Assi compone e arrangia le melodie. Negli ultimi anni è anche emerso il talento, come compositore,di Ziad Rahbani, figlio di Fairouz. Il sodalizio affettivo e artistico con Assi Rahbani, poi divenuto suo marito, e col cognato Mansour ha portato a un'ampia produzione musicale, inizialmente molto influenzata dalla musica  americana, in cui le doti vocali di Fairouz (caratterizzate da un timbro assai particolare) vengono messe particolarmente in risalto. Da quarant’anni, Fairouz colpisce al cuore il pubblico arabo cantando di libertà, giustizia e amore. Ha commosso milioni di persone e regalato speranze ai libanesi nei giorni più bui della guerra civile. I testi delle sue canzoni includono romantiche storie d'amore (talora contrastate, talora a lieto fine) e argomenti di carattere patriottico nei quali si esprime la nostalgia per la vita rurale e l'amore per il proprio paese. Per quanto manchino fonti attendibili che permettano un adeguato riscontro, si ritiene che Fairouz abbia venduto oltre cinquanta milioni di copie dei suoi album nel corso della propria carriera. La diffusione di centinaia di canzoni, e vari film a cui ha partecipato ha ampliato il suo pubblico includendo gli arabi che vivono in Europa e nelle Americhe. Indifferente ai suoi 75 anni, la cantante libanese è ancora in attività. 



lunedì 1 agosto 2011

Ramadan: il mese sacro.


Ramadan è il  nono mese del calendario lunare islamico. E’ il mese del digiuno. Al Ghazali (teologo, filosofo e mistico persiano) disse che l’astensione si applica a tre livelli. Il primo è quello del corpo, comporta l’astinenza dal cibo, dall’acqua e dal sesso dalla prima luce dell’alba fino al tramonto del sole. Il secondo è quello della mente, che viene costretta ad astenersi dai peccati dell’udito, della vista e della parola. Il terzo è quello del cuore e si realizza con l’astensione da tutte le preoccupazioni della vita terrena, da ogni pensiero che non sia il Ricordo di Allah. L’opinione occidentale si ferma spesso solo all’apparenza e ritiene che il Ramadan sia un mese di grande festa e bagordi notturni, ma questo è solo l’aspetto più superficiale mentre si presuppone invece una grande attenzione alla pratica religiosa, alla lettura del Corano, alla meditazione , alla carità, allo studio della scienza di Allah e alla mortificazione delle passioni terrene. Durante il mese di Ramadan venne rivelato il Corano, si combatté la battaglia di Badr (nel 624, 2° anno dell'Egira) al termine della quale i musulmani sbaragliarono un’armata di pagani  di molto superiore numericamente e si realizzò l’ingresso vittorioso dei credenti alla Mecca.


Buon Ramadan a tutti i musulmani