In Iran , l’età minima per potersi sposare è per le ragazze di 9 anni lunari (8 anni e 9 mesi sul calendario solare) e fino a non molti anni fa ci si sposava giovanissimi. Negli anni passati anche il matrimonio era combinato, infatti erano le madri a scegliere le mogli per i propri figli maschi, scelta che ricadeva su ragazze figlie di amici o parenti oppure si ricercava la sposa giusta nei bagni pubblici o alle feste. Oggigiorno queste usanze si ritrovano ancora solo nelle zone rurali e nelle famiglie più tradizionali. I ragazzi infatti hanno uno stile di vita più libero, l’età del matrimonio sta vertiginosamente salendo e le coppie più moderne scelgono di persona il proprio compagno, ma il consenso dei genitori rimane tuttora molto importante ed anche certe usanze sono ancora rispettate. Ad esempio, quando un ragazzo è in età di matrimonio, tocca alla famiglia recarsi a casa della ragazza prescelta portando dolci e fiori. In questo incontro, detto "khastegari",sono i padri dei futuri sposi che discutono sul matrimonio, se manca la figura maschile all’ interno della famiglia, viene chiamato lo zio più anziano. Questa prima visita serve esclusivamente per le parti per familiarizzare e non vi è alcun impegno. E’ nel secondo “Khastegari” che viene fatta la proposta formale e si discutono i termini del matrimonio. In tempi passati, questo incontro permetteva ai futuri sposi di vedersi per la prima volta, un veloce sguardo quando la ragazza entrava nella sala a servire tè e pasticcini. Ai giorni nostri, quando l'uomo e la donna si conoscono già e sono gli istigatori della cerimonia, le prime due khastegaris sono fatte in un solo passo. Dopo un breve periodo si svolge il “Boroun Bale”, una cerimonia nel quale si annuncia il fidanzamento della coppia e i genitori dello sposo portano in regalo alla sposa un anello e un pezzo di stoffa che servirà per confezionare un abito. Nelle famiglie religiose, la tela viene utilizzata per confezionare un chador. Durante il “Boroun Bale” viene concordato anche il “Mehrieh” che può essere una somma di denaro o una proprietà che verranno dati alla sposa in caso di divorzio. La fase del fidanzamento può durare un paio di mesi ma anche diversi anni. Il “Aghd” è il vero e proprio matrimonio. Si celebra davanti al mullah a casa dei genitori della sposa in una sala appositamente decorata di fronte ad un banchetto chiamato Sofreh-ye Aghd. La sposa, come nella tradizione occidentale, è vestita di bianco. Parenti di sesso femminile tengono, sopra la tesata degli sposi, un velo di seta e altri parenti ed amici, a turno, versano sul telo coni di zucchero per simboleggiare il desiderio di una vita dolce per la coppia. Durante questa fase il mullah recita per tre volte una preghiera, poi domanda una volta allo sposo se vuole prendere in moglie la ragazza, dopo il suo consenso chiede per tre volte alla donna, ricomprendendo nella domanda tutte le condizioni stabilite durante il "khastegari", se acconsente al matrimonio. E’ usanza che la donna dica tre volte “no” prima di acconsentire. Dopo l’assenso della sposa l’unione dei due ragazzi è ufficiale e consacrata. Il ricevimento di nozze "Jashn-e Aroosi", può svolgersi subito dopo il matrimonio oppure diversi mesi dopo la cerimonia e tradizionalmente si protrae da 3 a 7 giorni.
domenica 10 febbraio 2013
venerdì 25 gennaio 2013
Mondo cinema: Pane e fiore
Titolo Originale: Nun va goldum
Anno: 1996
Regia: Mohsen Makhmalbaf
Sceneggiatura: Mohsen Makhmalbaf
Interpreti Ali Bakhshi Jozam, Mohsen Makhmalbaf, Elham Mohammad-Amini, Ammar Tafti, Mir Hadi Tayebi, Moharram Zeinalzadeh.
Il regista iraniano Mohsen Makhmalbaf ci propone con “Pane e fiore “ un film semi-autobiografico. Tutto prende spunto da un episodio accadutogli all’età di 17 anni, mentre militava in un gruppo clericale anti scià. Nel 1974, nel tentativo di rubargli la pistola accoltellò e ferì un poliziotto. Il poliziotto si salvò ma il regista fu arrestato, torturato, imprigionato per cinque anni e liberato solo nel 1979 durante la rivoluzione islamica. Quindici anni più tardi, dovendo scegliere gli attori per il suo nuovo film dal titolo “Salaam cinema”, e volendo scritturare solo attori non professionisti, pubblica un annuncio sul giornale. Tra i numerosi candidati, si presenta anche un quarantenne che risulta essere un ex poliziotto. Dopo un po' Makhmalbaf lo riconosce: è lo stesso poliziotto che aveva ferito anni prima. Allora il regista, invece di offrirgli una parte, gli propone di ricostruire in un film quell'evento drammatico. Ognuno di loro sceglierà un giovane interprete per il proprio personaggio, attraverso il quale fornire una versione dei fatti. L'ex poliziotto è molto reticente, c'è di mezzo il ricordo di una ragazza che lui vedeva passare ogni giorno davanti alla sua postazione e di cui si era innamorato. Alla fine però i due giovani vengono scelti ed anzi, a poco a poco, è la loro storia a prendere il sopravvento: quello che fa il poliziotto è interessato solo a salvare una piantina di rose, mentre quello che fa il regista vorrebbe salvare l'umanità e non se la sente di accoltellare il rivale. Il finale è tutto da scoprire….
Il film è stato candidato per il Pardo d'Oro ed ha ricevuto una menzione speciale all'edizione del 1996 del Festival internazionale del film di Locarno. Il titolo originale Nun va goldum significa "un istante di innocenza".
giovedì 10 gennaio 2013
Il cavallo arabo e le sue leggende
Il cavallo arabo e' una delle razze più antiche al mondo e gode di grande popolarità per il suo stile e la sua bellezza, per le sue doti di facile apprendimento e versatilità, per la sua disponibilità, serietà e bontà di temperamento. E’ imbattibile nelle gare di fondo e può portare grossi carichi. Così viene narrata, secondo una leggenda beduina, la sua origine:
"Allah disse al Vento del Sud: “Diventa carne e io farò di te una nuova creatura in onore del mio sacro Nome e per la sconfitta dei miei nemici, affinché tu sia il servitore di tutti quelli che mi sono sottomessi.” E il Vento rispose: “Signore, che sia fatta la tua volontà”. Allora Allah prese una manciata di Vento del Sud vi soffiò sopra e creò il cavallo dicendo : “Il tuo nome sarà Arabo, la virtù risiederà nel ciuffo della tua fronte e porterai sulla tua groppa il bottino sottratto ai tuoi nemici. E' te che ho scelto fra tutti gli animali e farò del tuo padrone il tuo amico. Ti ho dato il potere di volare senza le ali, sia all'attacco che in ritirata; metterò sul tuo dorso uomini che mi loderanno e mi glorificheranno”.
Ma anche un’altra leggenda è legata a questa splendida razza e racconta che in un tempo molto lontano, sotto un cielo coperto di stelle, sulle dune sabbiose del deserto, Maometto si era fermato per riposarsi dal lungo viaggio che stava percorrendo. Guardando le sue splendide giumente, decise di metterle alla prova per vedere se gli fossero davvero fedeli. Le lasciò per tre giorni senza acqua e quando le liberò, tutte si diressero verso il fiume per abbeverarsi. Poco prima di raggiungere la fonte, esse udirono il suono del corno di richiamo del Profeta, ma solo cinque di queste si diressero immediatamente verso il loro padrone malgrado la sete. Allora Maometto, impressionato da questo comportamento tanto sottomesso, marchiò su di esse una spiga, per distinguerle dalle altre e ancora oggi si può vedere nei cavalli che mostrano uno standard di razza eccezionale, questo simbolo che viene appunto chiamato “il germoglio di Maometto”. Da queste cinque giumente conosciute come “Al khamsa” ( le 5) nacquero, secondo la leggenda, le linee di sangue che ancora oggi esistono.
Pare inoltre, che questo cavallo, che vive in media 21 anni, sia maggiormente apprezzato dai 7 ai 14 anni come racconta un vecchio proverbio che dice “Sette anni per mio fratello, sette anni per me e sette anni per il mio nemico”.
martedì 25 dicembre 2012
La Sacra Ka'ba
La Ka’ba (letteralmente il “cubo” in arabo) è una struttura in pietra antica che si trova all’interno della Grande Moschea della Mecca, in Arabia Saudita. Per i musulmani di tutto il mondo è il luogo più sacro della terra, quello che tutti loro sognano di poter visitare almeno una volta nella vita, quello verso cui bisogna rivolgersi per le preghiere quotidiane. Le sue origini e la data di costruzione si perdono nella notte dei tempi.
Secondo la tradizione islamica, la prima Ka’ba fu costruita da Adamo dopo la cacciata dal Paradiso terrestre; travolta poi dal diluvio universale, fu ricostruita da Abramo e dal figlio Ismaele i quali murarono nell’angolo sud-orientale dell’edificio la Pietra Nera ( Al-hajar Al –aswad), che avevano ricevuto dall’Arcangelo Gabriele.
Secondo un’altra tradizione la Ka’ba fu costruita per la prima volta in cielo, duemila anni prima della creazione del mondo, dove ancora rimane il modello originario. Adamo poi la ricostruì sulla terra, in un punto posto esattamente al di sotto del luogo che l’originale occupava in cielo. Egli usò per costruirla pietre tratte dalle cinque montagne sacre: Sinai, al-Judi, Hira, Olivet e Libano. Diecimila angeli furono incaricati di sorvegliare la struttura che fu però distrutta al momento del diluvio, rendendo così necessaria la ricostruzione da parte di Abramo.
Sebbene fosse stata costruita come casa di culto monoteista, durante il tempo del Profeta Maometto, venne rilevata dagli arabi per ospitare i loro numerosi dei tribali. Fu nel 630, dopo anni di persecuzione e di esilio, che Maometto, tornato con i suoi seguaci alla Mecca, riuscì a distruggere i 360 idoli esposti all'interno della Ka'ba facendola tornare luogo di culto monoteista.
Prima dell'avvento dell'Islam era di dimensioni assai più contenute, oggi misura 10 x 12 metri di lato e 15 metri di altezza; è coperta da un enorme telo di broccato nero chiamato Kiswah, che viene rifatto e sostituito una volta all'anno e sul quale sono ricamate le parole della professione di fede .
L'ingresso è permesso solo agli inservienti e alla famiglia reale Saudita che ne ha la custodia. All'interno, vi è un pozzo, ormai essiccato, che anticamente era chiamato al-Akhsaf o al-Akhshaf, ed era destinato a raccogliere il sangue delle vittime sacrificali.
Il pavimento è ricoperto di marmo bianco, i muri sono rivestiti fino a metà altezza di marmo rosa mentre la parte restante e il soffitto sono coperti di stoffa verde decorata con alcuni versetti del Corano. Al centro, come sopporto del soffitto, ci sono tre colonne di legno alte 9 metri e scolpite con incisioni d’oro. Il soffitto è decorato con lampadari, che risalgono all’epoca Ottomana; fatti di vetro, argento e rame hanno anch’essi inciso alcuni testi del Corano. Di fronte alla parete nord ovest, ma non collegato con l’edificio della Ka'ba, c’è un muro di marmo bianco semi circolare si chiama Higr Ismail. Questo spazio gode di una speciale considerazione perché all'interno di esso si trovano le tombe di Ismaele e sua madre Hagar. Durante il pellegrinaggio annuale ("Hajj") , i musulmani camminano intorno alla Ka'ba in senso antiorario (un rituale conosciuto come "tawaf").
lunedì 10 dicembre 2012
Matrimoni nel mondo islamico: usanze e tradizioni.
Sapevate che:
il momento più spettacolare della cerimonia nuziale in Iran, è quando davanti ai due sposi seduti su tronetti leggermente rialzati, i parenti sollevano un grosso specchio, consentendo ai due sposi di vedersi per la prima volta fianco a fianco dopo il “si”. In questo paese, dove le donne sono obbligate a indossare il chador quando escono di casa, le nozze vengono spesso celebrate in casa per consentire alle spose di vestire abiti occidentali al riparo da sguardi indiscreti. In Kirghizistan è l’uomo a decidere la donna che vuole sposare, e per convincerla ricorre alla tradizione: rapirla. Lei ha tre giorni di tempo per respingerlo e tentare di fuggire, trascorsi i quali non ha altra scelta che seguirlo all’altare. In Turchia per festeggiare le nozze si usa sparare in aria e quanto più è grande e potente l’arma, tanto più è considerata ben augurale per gli sposi.
In Afghanistan, nel giorno del loro matrimonio, i due sposi sono tenuti a stare a debita distanza. In una stanza festeggiano gli uomini, nell’ altra le donne. Curiosa anche l’usanza di non ricevere regali, ma di doverli fare a tutti gli invitati: mandorle per gli uomini e simboli del lavoro domestico per donne. Gli invitati maschi gettano petali di fiori sugli sposi e le donne regalano una sciarpa che li avvolgerà, simbolo di indissolubilità. Servire mandorle durante il ricevimento nuziale è una tradizione che resiste in molti paesi arabi. Ciascun invitato ne deve ricevere cinque. Le mandorle rappresentano i cinque desideri sacri per il matrimonio, che includono felicità, ricchezza e longevità. Il cuore della mandorla rappresenta i tempi duri che la coppia dovrà affrontare durante il matrimonio, mentre la parte dolce rappresenta l’amore. Vengono date cinque mandorle anche perché il cinque è un numero dispari e i numeri dispari non possono essere divisi, un simbolo dell'unione della coppia.
domenica 25 novembre 2012
Dubai : il Burj Khalifa
828 metri; questa è l’altezza del Burj Khalifa, l’edificio più alto del mondo. Noto anche come Burj Dubai o Dubai Tower, il grattacielo è il centro di un vasto complesso che si sviluppa nel centro di Dubai e che comprende, tra gli altri, il 2° albergo più alto del mondo, il Burj al-Arab, la più grande marina artificiale del mondo, la Dubai Marina, le più grandi isole artificiali (le Palm Islands, le World Islands e il Dubai Waterfront) ed il più grande centro commerciale al mondo, il Dubai Mall.
Progettato da Skidmore, Owings e Merrill, (già autori della Sears Tower a Chicago e della Freedom Tower a New York), l’edificio presenta una base che ricorda la forma del fiore di Hymenocallis (fiore molto diffuso nella zona) e una struttura composta da tre elementi con un nucleo centrale. Sul Burj Khalifa sono presenti 27 terrazze che culminano con l'antenna. L'Hotel Armani occupa il 37º piano, i piani dal 45º al 108º ospitano 700 appartamenti privati (che pare siano stati tutti venduti entro otto ore dalla messa in vendita), al 78° vi è una piscina , gli altri piani sono occupati da uffici, eccetto i piani 123º e 124º, che ospitano un centro di osservazione. Il Burj Khalifa possiede il più veloce ascensore al mondo che si muove a 18 m/s (64,8 km/h). Gli interni sono arredati da Giorgio Armani, proprietario anche di alcuni stabili del grattacielo.
Il Burj Khalifa detiene ad oggi diversi record:
• il più alto grattacielo al mondo : (precedentemente Taipei 101 con 509,2 m);
• la struttura più alta mai costruita: ( precedentemente l'antenna Radio di Varsavia con 646,38 m);
• la struttura più alta ancora in piedi: (precedentemente l'antenna della KVLY-TV con 628,8 m);
• la struttura a sé stante più alta: (precedentemente CN Tower con 553,3 m);
• l'edificio con più piani: 163 (precedentemente International Commerce Centre con 118 piani);
• gli ascensori più alti al mondo;
• gli ascensori più veloci al mondo: 18 m/s (64 km/h) (precedentemente Taipei 101 con 16,83 m/s);
• la gettata di cemento più alta per un edificio: 606 m (precedentemente Taipei 101 con 449,2 m);
• la prima struttura più alta al mondo ad includere appartamenti abitabili;
• la piattaforma d'osservazione esterna più alta al mondo;
• l'ascensore con il percorso continuo più lungo al mondo;
• l'ascensore di servizio più alto al mondo;
• l'installazione in alluminio e vetro più alta al mondo, a 512 m.
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Panorama di Dubai con Burj Khalifa |
sabato 10 novembre 2012
Dubai Mall: il centro commerciale di Dubai
Il Dubai Mall, è uno dei più grandi centri commerciali del Medio Oriente. Inaugurato il 4 novembre 2008 da sua altezza lo sceicco Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, il centro si trova alla base del palazzo più alto del mondo, il Burj Khalifa ed è una delle mete più importanti per lo shopping e lo svago. Esternamente, la facciata principale si estende per mezzo km e si contano ben 16000 posti auto. Al suo interno si possono trovare oltre 1200 negozi e più di 120 lussuosi caffè e ristoranti, nonché una numerosa serie di attrazioni in un’area di circa 836.000 mq pari a 50 stadi di calcio. Qui si può ammirare:
La fontana di Dubai
Illuminata da 6.600 luci e 50 proiettori colorati, la fontana più alta del mondo si estende per 275 m e riesce a sparare getti d' acqua fino a 150 metri di altezza (equivalenti a 50 piani). Progettata dai creatori delle fontane del Bellagio a Las Vegas, la fontana esegue ogni giorno spettacoli di acqua e luce coordinati con la musica, con un repertorio che comprende musiche arabe e internazionali tra cui un pezzo del tenore italiano Andrea Bocelli. Video: https://www.youtube.com/watch?v=pNWx2RbYMzk
KidZania

Dubai Aquarium e Underwater Zoo
Il Dubai Aquarium è uno dei più grandi serbatoi del mondo; 51 metri di lunghezza per 11 di altezza e 20 di profondità. Ospita oltre 30.000 animali acquatici appartenenti a oltre 140 specie,tra cui più di 400 squali e razze. Essi possono essere osservati attraverso un grandissimo pannello acrilico.
Una galleria di 48 metri che passa all’ interno della vasca principale, offre una visione a 270° da 11 metri sotto la superficie della vasca. I visitatori possono anche effettuare un giro a bordo di una speciale barca con il fondo in vetro, che offre una vista eccezionale dall ’alto dell’acquario. L'Underwater Zoo guida il visitatore in un percorso che gli permetterà di vedere animali marini di ogni specie, dai pesci scorpione alle meduse, dai pinguini ai piranha, dai coccodrilli ai pesci pagliaccio.
Sega Repubblic
Situato al secondo piano e su 2 livelli del Dubai Mall, il Sega Repubblic è uno dei parchi divertimento coperti più grandi al mondo. Intitolato alla celebre casa di videogiochi giapponese, la sua struttura si sviluppa lungo una superficie di circa 7000 metri quadrati ed è suddivisa in cinque zone tematiche nelle quali si potrà scegliere tra simulatori, videogiochi, montagne russe, giostre e tante altre attrazioni di ogni genere.
Dubai Ice Rink
La pista di pattinaggio olimpionica aperta a tutti, ospita durante l'anno eventi tematici, esibizioni di pattinaggio ed incontri di hockey. Noleggiando uno tra le 1800 paia di pattini importati dall'Italia, si possono prendere lezioni private o di gruppo e di partecipare a sessioni di pattinaggio libero ed al ritmo di musica dance.
Reel cinemas
Al 2 ° livello del centro commerciale si trova anche una cinema multisala con ben 22 schermi disponibili sia in 2D e 3D. Un nuovo film inizia ogni 10 minuti.
Gold Souk
Gold Souk
Con 220 rivenditori - distribuiti su una superficie di 850.000 metri quadrati – il Gold Souk è il più grande mercato coperto d'oro del mondo. Progettato da architetti di Northpoint,il Gold Souk ricrea il tradizionale fascino di un souk arabo in stile “mille e una notte”. Camminando attraverso i suoi corridoi a tema e i cortili, il Souk dell’oro rivela il viaggio dei mercanti nomadi che attraversano il deserto per commerciare oro ed altre materie prime.
Dubai mall video: https://www.youtube.com/watch?v=C8_Xrajq1CI
lunedì 22 ottobre 2012
Eid al-Adha nel mondo
La “ festa del sacrificio” o Eid al-Adha si festeggia nel mondo musulmano, ogni anno nel mese lunare islamico di Dhū l Hijja, mese in cui ha luogo il pellegrinaggio alla Mecca. E’ una festa molto importante e per questo viene anche chiamata Eid al-Kabir ( festa grande) in contrapposizione a l’Eid al-Saghīr (festa piccola), cioè la festa della rottura del digiuno alla fine del mese di Ramadan. Ma sono molti i nomi che le vengono attribuiti, tra questi Eid al-Nahr (festa dello sgozzamento) o Eid al-Qurbān (festa dell’offerta a Dio). Con questa celebrazione si commemora il sacrificio del montone fatto da Abramo al posto del sacrificio di suo figlio Ismaele, inizialmente richiestogli da Dio per mettere alla prova la sua fede e la sua obbedienza.
Eid al-Adha in:
Marocco
L’Eid al-Kabir, come viene più frequentemente chiamato in questo paese, dura tre giorni.
Si sacrifica un montone, una pecora o una mucca e una parte della carne viene distribuita ai poveri. Nonostante il sacrificio spetti solo a chi se lo può permettere, molte famiglie povere chiedono denaro in prestito per poter seguire l'esempio di Abramo nel dimostrare l'obbedienza a Dio. In questi giorni di festa ci si reca nelle moschee per le preghiere, si fa visita a parenti e amici e ci si scambiano gli auguri: "kol sana tayeb inta wa" che tradotto,significa "Spero che ogni anno ti trovi bene".
Pakistan
Come in tutti gli altri paesi islamici, la festa inizia con preghiera comunitaria seguita da un sermone, poi le famiglie che se lo possono permettere, sacrificano un animale in onore ad Allah, distribuendo la sua carne ad amici, familiari e poveri. La festa si protrae per quattro giorni e durante tutto questo periodo i negozi rimangono chiusi.
Bangladesh
"Kurbanir Eid" o "Eid Bakri" sono i nomi che contraddistinguono questa festa. Qui i preparativi iniziano quasi un mese prima ed è usanza acquistare dolciumi, stoffe per confezionare abiti nuovi e preparare i regali da scambiarsi. "Qurbani" o il sacrificio di animali è considerato da molti, in questo paese, come un "sunna" (uno spettacolo religioso obbligatorio) e gli animali scelti per la macellazione devono soddisfare alcuni requisiti o il sacrificio è da considerarsi imperfetto. Il rito del sacrificio inizia subito dopo il "namaz" (cerimonia di preghiera) del primo giorno di Eid ul-Adha e continua per i prossimi due o tre giorni.
Turchia
Kurban Bayrami, come viene qui chiamata questa ricorrenza, si celebra come il Natale nei paesi occidentali. Si fanno le grandi pulizie in casa, si fa shopping comprando regali ed abiti nuovi e si inviano cartoline di auguri. I giorni di festa sono quattro e il sacrificio viene fatto generalmente nei giardini delle case o in posti pubblici organizzati. Ogni nucleo familiare sacrifica un vitello, una capra, una mucca o un agnello dividendo poi la carne in tre parti; la prima parte è per chi non ha potuto sacrificare un animale (i poveri), la seconda è per gli ospiti o parenti e la terza è per la famiglia.
Si può anche fare una donazione dello stesso valore di un sacrificio. Fare visita a familiari anziani e amici è considerato quasi un dovere per i turchi.
Malesia
In questo paese la festa del sacrificio si chiama Hari Raya Haji o Eid il-Adha. Dura quattro giorni ed è usanza agghindare gli animali con gioielli di plastica.
India
La festa è celebrata dai musulmani dell’India, con molto entusiasmo e fervore. Le celebrazioni durano tre giorni. Id-ul-Zuha e Bakra-Id sono i nomi che vengono dati a questa ricorrenza. '"Id" parola che deriva dall'arabo "IWD" significa "festival" e "Zuha" deriva da "uzhaiyya", che si traduce in "sacrificio". Invece il nome “Bakra –Id” è dato a causa della tradizione di sacrificare una capra o "bakr" in urdu.
Eid Mubarak
domenica 14 ottobre 2012
Caratteristiche della musica araba
Per musica araba non si intende solo quella praticata nella Penisola arabica, bensì la musica cantata, suonata, ascoltata e capita da tutti coloro la cui lingua madre è l'arabo o uno dei suoi dialetti, indipendentemente dalla religione, dall'etnia e dal luogo di residenza.
Questa vasta area geografica si suddivide in tre grandi scuole musicali :
la scuola magrebina ( Marocco, Algeria, Tunisia, Libia )
la scuola siro - egiziana ( Egitto, Palestina, Giordania, Libano e Siria )
la scuola irachena ( Iraq, Arabia Saudita, Bahrein, E.A.U., Kuwait, Qatar, Oman e, con particolari caratteristiche, Yemen ).
A queste se ne può aggiungere una quarta definibile come arabo - africana
( Mauritania e Sudan ).
1 - Nella musica araba non esistono le note temperate (cioé costruite su precise lunghezze d'onda stabilite a priori, nonostante gli studiosi abbiano a lungo cercato di definire in qualche modo delle regole teoriche): gli intervalli fra le note sono irrazionali, e vengono influenzato dalla sensibilità creativa del musicista.
2 - La musica araba è monodica: tutti gli strumenti producono la stessa melodia insieme, a differenza di quanto accade in un coro o in un'orchestra occidentale, in cui invece le varie melodie prodotte dai vari strumenti sono diverse fra loro e sono regolate dalle leggi dell'armonia musicale. Unica eccezione, la possbilità che altri strumenti tengano la nota di base della scala, producendo un basso continuo, durante un solo improvvisato (Taqsim).
3 - La musica araba è modale e si basa sul concetto di maqam: più che una scala il Maqam è un fenomeno musicale entro il quale si muove la composizione, e che porta con sé forti contenuti emotivi.
4 - La musica araba si basa, un po' come il jazz, sull'improvvisazione, e questo fatto porta con sé la grande importanza data alla comunicazione fra gli artisti e quindi la necessità di far ricorso enormemente al bagaglio di esperienza ed alla sensibilità personale.
5 - L'importanza della recitazione del Corano nello sviluppo della gusto musicale e della musicalità araba è fondamentale e non trascurabile.
fonte: http://www.musicaedanzaorientale.it/index.php
domenica 30 settembre 2012
Gli angeli
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Israfil |
Nella tradizione islamica, gli angeli sono creature fatte di luce. Sono innumerevoli, invisibili e impalpabili per tutti gli uomini, eccetto che per i profeti. Sono anche coinvolti in un gran numero di fenomeni che sembrano del tutto naturali, come la pioggia, il vento, la nascita e la morte. E’ fede comune, nel mondo islamico, che gli angeli siano particolarmente vicini ai fedeli al momento della preghiera del mattino.
Due di loro, Keraaman (l’angelo della spalla destra che segna le nostre buone azioni) e Khatebeen (l’angelo della spalla sinistra che registra le cattive azioni), sono sempre accanto a noi, annotano ogni cosa e, al momento del giudizio finale, il resoconto che essi faranno della nostra vita non potrà in nessun modo essere contestato. Ma gli angeli sono soprattutto messaggeri, tramiti tra la volontà di Dio e la coscienza dei suoi profeti, da Abramo fino a Maometto. Il più alto tra loro, Jibril, il Messaggero, ha inciso particolarmente nella storia dell'umanità perché è stato colui che ha annunciato profeti e consegnato l’ultima rivelazione, quella che è alla base del Corano.
Nonostante questo, il Corano concepisce gli angeli come creature in qualche modo inferiori all’uomo: essi, infatti, non possono peccare in quanto non sono dotati di libero arbitrio. Gli uomini invece, possono fare sia il bene che il male e dunque se scelgono liberamente il bene, nonostante tutte le tentazioni derivanti dalla loro condizione fragile e carnale, fanno qualcosa di più alto di quanto possa fare anche il più alto degli angeli.
Il Corano racconta che c’è stato un momento in cui gli angeli sono stati tentati dalla disobbedienza, infatti quando Dio ha creato l’uomo e gli ha affidato la terra, non comprendendo tale decisione, alcuni di loro si sono ribellati. Sono in molti a chiedersi però , come creature prive di libero arbitrio, possano dissentire e ribellarsi. Alcuni studiosi affermano che nel momento stesso della ribellione, gli angeli cessano di essere tali e si trasformano in demoni, altri si limitano a considerare tutto ciò come un mistero, superiore alla capacità di comprensione umana.
Il Corano accenna ad un’altra storia di ribellione, sviluppata poi dalle tradizioni iraniane. Gli angeli, che disprezzavano gli uomini a causa dei loro innumerevoli peccati, non nascosero ad Allah il loro giudizio e vollero dimostrargli che essi avrebbero saputo facilmente astenersi dai peccati comuni degli esseri umani. Scelsero così due tra di loro Harut e Marut, esseri sapienti dotati di arti magiche e li mandarono tra gli uomini, ma niente fu come avevano previsto….
Ecco il nome di alcuni angeli che compaiono nel Corano e nella Sunna e che hanno funzioni molto precise:
Israfil, colui che soffierà la Tromba del Giorno del Giudizio;
Malik, il custode dell'Inferno;
Ridwan ,il custode del Paradiso;
Harut e Marut coloro che hanno introdotto la magia sulla Terra;
'Azra'il l'angelo della morte;
Munkar e Nakir gli angeli che puniranno i peccatori nella tomba;
Hafaazah sono angeli che ci proteggono.
e Jibril, il Messaggero.
lunedì 10 settembre 2012
Ouarzazate, la Hollywood del Marocco
Nella lingua berbera il suo nome significa “senza rumore”. In realtà, nella Valle del Dadès , luogo in cui Ouarzazate si adagia, può capitare di sentire il frastuono dell’assalto ai treni da parte degli arabi guidati da Lawrence d’Arabia, le urla nell’arena del Gladiatore e tanto altro ancora. E’ infatti, proprio in questa cittadina marocchina, fondata dai francesi nel 1928, stretta tra il deserto sabbioso del Sahara e le montagne dell’Alto Atlas, che il governo ha deciso di erigere la propria Città del Cinema. Sono quattro gli studios che ospitano un significativo numero di produzioni internazionali e che insieme costituiscono il più grande laboratorio “open air” del mondo: gli Atlas Studios, i KanZaman Studios, i Cinedina Studios e i CLA Studios. Qui trovano lavoro circa 100000 mestieranti tra tecnici, artisti, albergatori e commercianti e molti registi si lasciano attirare da condizioni climatiche assolutamente compiacenti (splende il sole 300 giorni all’anno) e da una posizione geografica che spalanca le porte sia all’Africa che all’Europa. Non sono poi da sottovalutare gli incentivi che il governo mette a disposizione. Chi decide di girare qui ha diritto all’assistenza delle principali istituzioni statali come l’Esercito, l’Aviazione, la Gendarmeria e la Polizia, a procedure semplificate per l’importazioni di armi e munizioni necessarie, a sconti relativi al trasporto dei beni e persone attraverso la compagnia aerea Royal Air Maroc , a tariffe simboliche per realizzare riprese nei siti storici e all’esenzione dell’imposta del 20%. Se a ciò si aggiungono i costi sufficientemente contenuti e la suggestione dei paesaggi è facile intuire perché, già dal 1952, anno in cui venne girato Otello di Orson Welles, Ouarzazate sia diventata una vera e propria oasi della pellicola. Gli Atals Studios, fondati dal magnate marocchino Mohamed Belghmi, hanno dato la paternità a pietre miliari come Il gioiello del Nilo (1985), Il tè nel deserto(1990), Kundun ( 1997), The legionary: fuga all’inferno (1998) e Il Gladiatore (2000). Ma il passaporto marocchino l’hanno anche film come La mummia e Il ritorno (1999 e 2000), Asterix e Obelix:missione Cleopatra (2002), Sahara ( 2005), Kingdom of Heaven (meglio noto da noi con il titolo Le crociate) ( 2005) e Babel ( 2006) che hanno goduto dell’ospitalità fornita da altre strutture, in particolare i CLA Studios. Nati per volere del re Mohammed VI, sono il frutto di un partenariato che dal gennaio 2005 mette insieme Dino De Laurentis, Cinecittà e Sanam Holding. Per gli appassionati del genere, ricordiamo anche che proprio sotto il sole del Maghreb, all’interno della casbah, si è svolta nel 2006, la terza edizione del reality La fattoria, che ha fatto registrare un picco di turisti arrivati appositamente dall’Italia. Sempre all’interno della casbah sono state girate molte scene del film La straniera (2009) di Marco Turco. Tutti i giorni (salvo nel periodo delle riprese) dalle 9 alle 18, gli studios spalancano le porte ai visitatori. Qui, ad accoglierli troveranno due monumentali mummie “ rubate” alla scenografia di Asterix e Cleopatra e all’interno, potranno girovagare tra i vari set rimasti ancora in buona parte allestiti, ritrovandosi nel giro di pochi metri, nel cuore dell’Egitto faraonico, in un mistico tempio buddista d’Oriente, sulle strade polverose dell’antica Roma e ammirare in lontananza le possenti mura della città vecchia di Gerusalemme!
domenica 26 agosto 2012
La Moschea di Cristallo
Masjid Kristal |
La moschea di Kuala Terengganu, meglio conosciuta con il nome di Moschea di Cristallo (Masjid Kristal), è un esempio di ingegno architettonico. Costruita sull'isola di Man Wan in Malaysia, tra il 2006 e il 2008, è stata ufficialmente inaugurata l'8 febbraio 2008 dal sultano Mizan Zainal Abidin. L’edificio, che ha una superficie di 2146 metri quadrati, 4 minareti e una capienza di 700 persone, è stato costruito in vetro e acciaio unendo lo stile arabo musulmano e lo stile cinese. Il vetro, che copre gran parte della moschea, riflette sia l'acqua che la luce solare creando un’ atmosfera davvero particolare e l’illuminazione interna fa si che le cupole risultino brillare. Fornita di tutti i comfort moderni come aria condizionata, sistema di distribuzione automatica dell'acqua per le abluzioni, apparecchiature audio e video multimediali, la moschea è dotata anche di strutture informatiche e di copertura WiFi, in modo da consentire al turista e agli utenti di accedere a tutti i servizi che vengono offerti dall'amministrazione della moschea.
giovedì 9 agosto 2012
Damasco: la gelateria Bakdash.
Apre a Damasco, in Syria, nel 1895, per opera della famiglia Bakdash, la gelateria più rinomata del Medio Oriente e forse di tutto il mondo arabo. Situata nel suq Al Hamidiyah, è una tappa obbligatoria per chi visita la città e per chi vuole assaggiare un gelato artigianale preparato a vista con un metodo che in Europa non viene più usato da una cinquantina d’anni. In enormi contenitori refrigerati, gli ingredienti vengono montati a mano battendo con forza per mezzo di grosse e pesanti pale di legno.
Sono proprio gli ingredienti a dare a questo gelato una consistenza molto particolare, infatti alla panna fresca si aggiunge Chios mastice, zucchero e sahlab guarnendo poi la crema ottenuta con una cascata di granella di pistacchi. Il Chios mastice è la resina naturale della varietà pistacia lentiscus Chia, un albero che cresce solo nell'isola egea di Chios, in Grecia e si presenta in piccoli cristalli gialli detti lacrime. E’ un prodotto dalle molteplici qualità benefiche e viene utilizzato oltre che nel settore farmaceutico, anche per profumi e cosmetici, bevande, prodotti da forno, dolci e in molte ricette di cucina. La ricerca scientifica dimostra che Chios mastice ha attività anti-microbica, anti-infiammatoria e anti-ulcera, inoltre ha effetti benefici sia per l'igiene orale che la cura della pelle. Sahlab è una farina ricavata dalla macinazione dei tuberi secchi di un’orchidea selvaggia che cresce nella Siria settentrionale al confine con Turchia.
Sempre molto affollato, il negozio conta un numero altissimo di clienti soprattutto durante il Ramadan in quanto sono molte le persone che vogliono festeggiare la fine del digiuno con questo prodotto ritenuto sano e naturale.
Persino presidenti, re, ministri come il "Sultano Abdul Hamid, l'ottomano", il re del Marocco Mohammed VI, il re di Giordania Abdullah II, il re di Malesia, il Primo Ministro e il Presidente del Parlamento giordano, il Primo Ministro del Libano Rafik Hariri e personalità artistiche importanti, come la cantante Umm Kalthoum, hanno voluto gustare questa specialità.
mercoledì 18 luglio 2012
Le lanterne del Ramadan
Sono tante le tradizioni che accompagnano il Ramadan e alcune di queste, pur non avendo nessun legame con la religione, sono molto sentite, come le fawanees (sing. fanoos o fanus) ossia le bellissime lanterne colorate che in questo mese abbelliscono strade, balconi, negozi e palazzi delle città.
Negli anni passati erano utilizzate dagli “svegliatori”, ossia da quelle persone che, circa un’ora prima dell’alba, giravano con piccolo tamburello e la loro lanterna per svegliare i cittadini che dormivano, in modo che potessero effettuare in tempo il loro sohur, l’ultimo pasto prima dell’inizio di una nuova giornata di digiuno. Ai nostri giorni tale usanza la si può trovare ancora in alcune città dell’Egitto, soprattutto nelle zone popolari.
Per quanto riguarda l’origine delle fawanees esistono varie storie. Alcune fonti sostengono che la presenza del fanoos durante il Ramadan risalga al regno di Saladino, ma sembra più probabile che tutto abbia avuto inizio un po’ di tempo prima, quando il fatimide Al-Muizz li-Din Allah entrò in Egitto il 15 del mese di Ramadan e gli egiziani lo accolsero con lampade e torce.
Altre fonti invece sostengono che l’ uso delle lanterne era una tradizione natalizia dei cristiani copti e che, quando molti di questi si convertirono all’ Islam, portarono con loro l’usanza dei festeggiamenti con le lanterne fatte di latta e illuminate con candele.
Molte leggende sono nate anche attorno alla figura del califfo fatimide Al Hakim Bi-Amr Illah. C’è chi racconta che durante il suo califfato, le donne fossero autorizzate a lasciare le loro case solo durante il Ramadan, ma dovevano comunque essere precedute da un ragazzino che portava un fanoos. In seguito queste lanterne vennero utilizzate come strumento per annunciare l'arrivo di una donna e mettere in guardia gli uomini in strada ad allontanarsi. Con gli anni le leggi riguardanti le donne divennero meno severe, ma la tradizione delle fawanees rimase.
Altri raccontano che l’usanza delle lanterne nacque quando il califfo Al Hakim, volendo illuminare le strade del Cairo durante le notti del Ramadan, ordinò a tutti gli sceicchi delle moschee di appendere le fawanees illuminandole con le candele.
Una terza storia invece racconta che una sera il califfo uscì alla ricerca in cielo della linea della luna che avrebbe indicato l’ inizio del mese Sacro e nel suo viaggio si fece accompagnare da bambini che portavano le lanterne e intonavano canti.
Comunque, qualunque sia stata la sua origine, il fanoos resta un simbolo speciale del Ramadan. Oggi ne esistono di tantissimi tipi, ci sono anche quelle cinesi che riproducono musiche, oppure quelle con le immagini di personaggi famosi tra i bambini come Bakkar, Korombo e tanti altri cartoni animati.
Una settimana prima dell’inizio del mese, le strade egiziane vengono trasformate in capolavori di illuminazione con tantissime fawanees e i bambini giocando con la loro lanterna cantano una tradizionale filastrocca, in arabo egiziano dal titolo "wahawi ya "
Wahawi ya Wahawi (metaforicamente la luce del fuoco)
Iyuha (parola che viene utilizzata per rimare)
Ruht ya Sha'ban (te ne sei andato, o sha’ban)
O Sha'ban (riferimento al mese prima del Ramadan)
Wi Gheet ya Ramadan (sei arrivato , O Ramadan)
Iyuha ....
Bint el Sultan (La figlia del sultano)
Iyuha ...
LABSA el Guftan (indossa il suo qaftan )
Iyuha ...
Yalla ya Ghaffar (Per Dio perdonatore)
Iduna el Idiya (facci dono di questa stagione)
Yalla ya Ghafar.
martedì 3 luglio 2012
La leggenda del caffè
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Venditore di caffè a Mokha |
In Arabia esiste un’affascinante leggenda riguardante l’origine della comunissima bevanda.
Si narra che, nel XV secolo, lo sceicco Alì ibn Omar al-Shadhili, dopo aver bevuto il latte delle sue pecore, avesse sempre molta difficoltà a prender sonno. Pensò allora di fare alcune ricerche e scoprì che le sue greggi si cibavano delle bacche di una pianticella che era rimasta bruciata in un incendio. In vena di esperimenti, lo sceicco preparò un infuso con le stesse bacche, lo bevve e sorpreso dalle sue proprietà eccitanti lo elesse come suo ricostituente guadagnandosi, per questa sua scoperta, anche la stima di tutti i suoi paesani. Alcuni marinai portoghesi di passaggio nello Yemen e precisamente nella città di Mokha, dove viveva lo sceicco, si trovarono ad assaggiare la nuova bevanda e, sentendosi rinforzati ne apprezzarono talmente gli effetti benefici che decisero di portarne alcuni sacchi nella madrepatria. Ben presto la ricetta si diffuse in tutta Europa..
La bevanda, attirò anche l’interesse di inglesi ed olandesi e già nel XVII furono aperte le prime botteghe di caffè in Europa: a Vienna, Amsterdam, Londra e Venezia. Le più note compagnie di commercio mandarono i loro delegati per fare scorta delle bacche di caffè, e questo portò alle prime rudimentali relazioni diplomatiche tra continente europeo e l’ odierno Yemen. Il caffè, coltivato nell’entroterra montagnoso (cresce solo ad alta quota), veniva quindi trasportato per chilometri e chilometri a dorso d’asino o di cammello fino ad arrivare al porto di Mokha per poi essere esportato.
Naturalmente la situazione di monopolio yemenita era scomoda per tutti (eccetto che per lo Yemen); cosicché gli europei si decisero a spostare le coltivazioni di caffè in località più propizie sotto il loro dominio coloniale. Gli olandesi, ad esempio, lo spostarono in Indonesia. Il risultato di questo processo fu la fine della potenza commerciale di Mokha, che divenne irreversibile nel XIX secolo, quando si accompagnò ad un cospicuo calo di popolazione. Tuttavia, a detta di molti la migliore varietà della ormai popolarissima bevanda rimane quella della penisola arabica, che premia la difficile e poco redditizia coltivazione sulle terrazze abbarbicate alle impervie montagne yemenite.
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