lunedì 22 ottobre 2012

Eid al-Adha nel mondo


La “ festa del sacrificio” o Eid al-Adha si festeggia nel mondo musulmano, ogni anno nel mese lunare  islamico di Dhū l Hijja, mese in cui ha luogo il pellegrinaggio alla Mecca. E’ una festa molto importante e per questo viene anche chiamata Eid al-Kabir ( festa grande) in contrapposizione a l’Eid al-Saghīr (festa piccola), cioè la festa della rottura del digiuno alla fine del mese di Ramadan. Ma sono molti i nomi che le vengono attribuiti, tra questi Eid al-Nahr (festa dello sgozzamento) o Eid al-Qurbān (festa dell’offerta a Dio). Con questa celebrazione si commemora il sacrificio del montone fatto da Abramo al posto del sacrificio di suo figlio Ismaele, inizialmente richiestogli da Dio per mettere alla prova la sua fede e la sua obbedienza.
Eid al-Adha in:
Marocco
L’Eid al-Kabir, come viene più frequentemente chiamato in questo paese, dura tre giorni.
Si sacrifica un montone, una pecora o una mucca e una parte della carne viene distribuita ai poveri. Nonostante il sacrificio spetti solo a chi se lo può permettere, molte famiglie povere chiedono denaro in prestito per poter seguire l'esempio di Abramo nel dimostrare l'obbedienza a Dio. In questi  giorni di festa ci si reca nelle moschee per le preghiere, si fa visita a parenti e amici e ci si scambiano gli auguri: "kol sana tayeb inta wa" che tradotto,significa "Spero che ogni anno ti trovi bene".
Pakistan
Come in tutti gli altri paesi islamici, la festa inizia con preghiera comunitaria seguita da un sermone, poi le famiglie che se lo possono permettere, sacrificano un animale in onore ad Allah, distribuendo la sua carne ad amici, familiari e poveri.  La festa si protrae per quattro giorni e durante tutto questo periodo i negozi rimangono chiusi.
Bangladesh
"Kurbanir Eid" o "Eid Bakri" sono i nomi che contraddistinguono questa festa. Qui i preparativi iniziano quasi un mese prima ed è usanza acquistare dolciumi, stoffe  per confezionare abiti nuovi e preparare i regali da scambiarsi. "Qurbani" o il sacrificio di animali è considerato da molti, in questo paese, come un "sunna" (uno spettacolo religioso obbligatorio) e gli animali scelti per la macellazione devono soddisfare alcuni requisiti o il sacrificio è da considerarsi imperfetto. Il rito del sacrificio inizia subito dopo il "namaz" (cerimonia di preghiera) del primo giorno di Eid ul-Adha e continua per i prossimi due o tre giorni.
Turchia
Kurban Bayrami, come viene qui chiamata questa ricorrenza, si celebra come il Natale nei paesi occidentali. Si fanno le grandi pulizie in casa, si fa shopping comprando regali ed abiti nuovi e si inviano cartoline di auguri. I giorni di festa sono quattro e il sacrificio viene fatto generalmente nei giardini delle case o in posti pubblici organizzati. Ogni nucleo familiare sacrifica un vitello, una capra, una mucca o un agnello dividendo poi la carne in tre parti; la prima parte è per chi non ha potuto sacrificare un animale (i poveri), la seconda è per gli ospiti o parenti e la terza è per la famiglia.
Si può anche fare una donazione dello stesso valore di un sacrificio. Fare visita a familiari anziani e amici è considerato quasi un dovere per i turchi.
Malesia 
In questo paese la festa del sacrificio si chiama Hari Raya Haji o Eid il-Adha.  Dura  quattro giorni ed è usanza agghindare gli animali con gioielli di plastica.
India
La festa è celebrata dai musulmani dell’India, con molto entusiasmo e fervore. Le celebrazioni durano tre giorni. Id-ul-Zuha e Bakra-Id sono i nomi che vengono dati a questa ricorrenza. '"Id" parola che deriva dall'arabo "IWD" significa "festival" e "Zuha" deriva da "uzhaiyya", che si traduce in "sacrificio". Invece il nome “Bakra –Id” è dato a causa della tradizione di sacrificare una capra o "bakr" in urdu.

                                     26 ottobre 2012 
                Eid Mubarak

domenica 14 ottobre 2012

Caratteristiche della musica araba


Per musica araba non si intende solo quella praticata nella Penisola arabica, bensì la musica cantata, suonata, ascoltata e capita da tutti coloro la cui lingua madre è l'arabo o uno dei suoi dialetti, indipendentemente dalla religione, dall'etnia e dal luogo di residenza.
Questa vasta area geografica si suddivide in tre grandi scuole musicali :
la scuola magrebina ( Marocco, Algeria, Tunisia, Libia )
la scuola siro - egiziana ( Egitto, Palestina, Giordania, Libano e Siria )
la scuola irachena ( Iraq, Arabia Saudita, Bahrein, E.A.U., Kuwait, Qatar, Oman e, con particolari caratteristiche, Yemen ).
A queste se ne può aggiungere una quarta definibile come arabo - africana 
( Mauritania e Sudan ).

1 - Nella musica araba non esistono le note temperate (cioé costruite su precise lunghezze d'onda stabilite a priori, nonostante gli studiosi abbiano a lungo cercato di definire in qualche modo delle regole teoriche): gli intervalli fra le note sono irrazionali, e vengono influenzato dalla sensibilità creativa del musicista.

2 - La musica araba è monodica: tutti gli strumenti producono la stessa melodia insieme, a differenza di quanto accade in un coro o in un'orchestra occidentale, in cui invece le varie melodie prodotte dai vari strumenti sono diverse fra loro e sono regolate dalle leggi dell'armonia musicale. Unica eccezione, la possbilità che altri strumenti tengano la nota di base della scala, producendo un basso continuo, durante un solo improvvisato (Taqsim).

3 - La musica araba è modale e si basa sul concetto di maqam: più che una scala il Maqam è un fenomeno musicale entro il quale si muove la composizione, e che porta con sé forti contenuti emotivi.

4 - La musica araba si basa, un po' come il jazz, sull'improvvisazione, e questo fatto porta con sé la grande importanza data alla comunicazione fra gli artisti e quindi la necessità di far ricorso enormemente al bagaglio di esperienza ed alla sensibilità personale.

5 - L'importanza della recitazione del Corano nello sviluppo della gusto musicale e della musicalità araba è fondamentale e non trascurabile.

fonte: http://www.musicaedanzaorientale.it/index.php



domenica 30 settembre 2012

Gli angeli


Israfil
Nella tradizione islamica, gli angeli sono creature fatte di luce. Sono innumerevoli, invisibili e impalpabili per tutti gli uomini, eccetto che per i profeti. Sono anche coinvolti in un gran numero di fenomeni che sembrano del tutto naturali, come la pioggia, il vento, la nascita e la morte. E’ fede comune, nel mondo islamico, che gli angeli siano particolarmente vicini ai fedeli al momento della preghiera del mattino.
Due di loro, Keraaman (l’angelo della spalla destra che segna le nostre buone azioni) e Khatebeen (l’angelo della spalla sinistra che registra le cattive azioni), sono sempre accanto a noi, annotano ogni cosa e, al momento del giudizio finale, il resoconto che essi faranno della nostra vita non potrà in nessun modo essere contestato. Ma gli angeli sono soprattutto messaggeri, tramiti tra la volontà di Dio e la coscienza dei suoi profeti, da Abramo fino a Maometto. Il più alto tra loro, Jibril, il Messaggero, ha inciso particolarmente nella storia dell'umanità perché è stato colui che ha annunciato profeti e consegnato l’ultima rivelazione, quella che è alla base del Corano.
Nonostante questo, il Corano concepisce gli angeli come creature in qualche modo inferiori all’uomo: essi, infatti, non possono peccare in quanto non sono dotati di libero arbitrio. Gli uomini invece, possono fare sia il bene che il male e dunque se scelgono liberamente il bene, nonostante tutte le tentazioni derivanti dalla loro condizione fragile e carnale, fanno qualcosa di più alto di quanto possa fare anche il più alto degli angeli.
Il Corano racconta che c’è stato un momento in cui gli angeli sono stati tentati dalla disobbedienza, infatti quando Dio ha creato l’uomo e gli ha affidato la terra,  non comprendendo tale decisione,  alcuni di loro si sono ribellati. Sono in molti a chiedersi però , come creature prive di libero arbitrio, possano dissentire e ribellarsi. Alcuni studiosi affermano che nel momento stesso della ribellione, gli angeli cessano di essere tali e si trasformano in demoni, altri si limitano a considerare tutto ciò come un mistero, superiore alla capacità di comprensione umana. 
Il Corano accenna ad un’altra storia di ribellione, sviluppata poi dalle tradizioni iraniane. Gli angeli, che disprezzavano  gli uomini a causa dei loro innumerevoli peccati, non nascosero ad Allah il loro giudizio e vollero dimostrargli che essi avrebbero saputo facilmente astenersi dai peccati comuni degli esseri umani. Scelsero così due tra di loro Harut e Marut, esseri sapienti dotati di arti magiche e li mandarono tra gli uomini, ma niente fu come avevano previsto…. 
Ecco il nome di alcuni angeli che compaiono nel Corano e nella Sunna e che hanno funzioni molto precise: 
Israfil, colui che soffierà la Tromba del Giorno del Giudizio; 
Malik, il custode dell'Inferno; 
Ridwan ,il custode del Paradiso; 
Harut e Marut coloro che hanno introdotto la magia sulla Terra; 
'Azra'il l'angelo della morte; 
Munkar e Nakir gli angeli che puniranno i peccatori nella tomba; 
 Hafaazah sono angeli che ci proteggono.
 e Jibril, il Messaggero.

lunedì 10 settembre 2012

Ouarzazate, la Hollywood del Marocco


Nella lingua berbera il suo nome significa “senza rumore”. In realtà, nella Valle del Dadès , luogo in cui Ouarzazate si adagia, può capitare di sentire il frastuono dell’assalto ai treni da parte degli arabi guidati da Lawrence d’Arabia, le urla nell’arena del Gladiatore e tanto altro ancora. E’ infatti, proprio in questa cittadina marocchina, fondata dai francesi nel 1928, stretta tra il deserto sabbioso del Sahara e le montagne dell’Alto Atlas, che il governo ha deciso di erigere la propria Città del Cinema. Sono quattro gli studios che ospitano un significativo numero di produzioni internazionali e che insieme costituiscono il più grande laboratorio “open air” del mondo: gli Atlas Studios, i KanZaman Studios, i Cinedina Studios e i CLA Studios. Qui trovano lavoro circa 100000 mestieranti tra tecnici,  artisti, albergatori e commercianti e  molti registi si lasciano attirare da condizioni climatiche assolutamente compiacenti (splende il sole 300 giorni all’anno) e da una posizione geografica che spalanca le porte sia all’Africa  che all’Europa.  Non sono poi da sottovalutare gli incentivi che il governo mette a disposizione. Chi decide di girare qui ha diritto all’assistenza delle principali istituzioni statali come l’Esercito, l’Aviazione, la Gendarmeria e la Polizia, a procedure semplificate per l’importazioni di armi e munizioni necessarie, a sconti relativi al trasporto dei beni e persone attraverso la compagnia aerea Royal Air Maroc , a tariffe simboliche per realizzare riprese nei siti storici e all’esenzione dell’imposta del 20%. Se a ciò si aggiungono i costi sufficientemente contenuti  e la suggestione dei paesaggi  è facile intuire perché, già dal 1952, anno in cui venne girato Otello di Orson Welles, Ouarzazate sia diventata una vera e propria oasi della pellicola. Gli Atals Studios, fondati dal magnate marocchino Mohamed Belghmi, hanno dato la paternità a pietre miliari come Il gioiello del Nilo (1985), Il tè nel deserto(1990), Kundun ( 1997), The legionary: fuga all’inferno (1998) e Il Gladiatore (2000). Ma il passaporto marocchino l’hanno anche film come La mummia e Il ritorno (1999 e 2000), Asterix e Obelix:missione Cleopatra (2002), Sahara ( 2005), Kingdom of Heaven (meglio noto da noi con il titolo Le crociate) ( 2005) e Babel ( 2006) che hanno goduto dell’ospitalità fornita da altre strutture, in particolare i CLA Studios. Nati per volere del re Mohammed VI, sono il frutto di un partenariato che dal gennaio 2005 mette insieme Dino De Laurentis, Cinecittà e Sanam Holding. Per gli appassionati del genere, ricordiamo anche che  proprio sotto il sole del Maghreb, all’interno della casbah, si è svolta nel 2006, la terza edizione del reality La fattoria, che ha fatto registrare un picco di turisti arrivati appositamente dall’Italia. Sempre all’interno della casbah sono state girate molte scene del film La straniera (2009) di Marco Turco. Tutti i giorni (salvo nel periodo delle riprese) dalle 9 alle 18, gli studios spalancano le porte ai visitatori. Qui, ad accoglierli troveranno due monumentali mummie “ rubate” alla scenografia di Asterix e Cleopatra e all’interno, potranno girovagare tra i vari set rimasti ancora in buona parte allestiti, ritrovandosi nel giro di pochi metri, nel cuore dell’Egitto faraonico, in un mistico tempio buddista d’Oriente, sulle strade polverose dell’antica Roma e ammirare in lontananza le possenti mura della città vecchia di Gerusalemme!


domenica 26 agosto 2012

La Moschea di Cristallo

Masjid Kristal
La moschea di  Kuala Terengganu, meglio conosciuta con il nome di Moschea di Cristallo (Masjid Kristal), è un esempio di ingegno architettonico. Costruita sull'isola di Man Wan in Malaysia, tra il 2006 e il 2008, è stata ufficialmente inaugurata l'8 febbraio 2008 dal sultano Mizan Zainal Abidin. L’edificio, che ha una superficie di 2146 metri quadrati, 4 minareti e una capienza di 700 persone, è stato costruito in vetro e acciaio unendo lo stile arabo musulmano e lo stile cinese. Il vetro, che copre gran parte della moschea, riflette sia l'acqua che la luce solare creando un’ atmosfera davvero particolare e l’illuminazione interna fa si che le cupole risultino brillare. Fornita di tutti i comfort moderni come aria condizionata, sistema di distribuzione automatica dell'acqua per le abluzioni, apparecchiature audio e video multimediali, la moschea è dotata anche di strutture informatiche e di copertura WiFi, in modo da consentire al turista e agli utenti di accedere a tutti i servizi che vengono  offerti dall'amministrazione della moschea.

giovedì 9 agosto 2012

Damasco: la gelateria Bakdash.



Apre a Damasco, in Syria, nel 1895, per opera della famiglia Bakdash, la gelateria più rinomata del Medio Oriente e forse di tutto il mondo arabo. Situata nel suq Al Hamidiyah,  è una tappa obbligatoria per chi visita la città e per chi vuole assaggiare un gelato artigianale preparato a vista con un metodo che in Europa non viene più usato da una cinquantina d’anni. In enormi contenitori refrigerati, gli ingredienti vengono montati a mano battendo con forza per mezzo di grosse e pesanti pale di legno.
Sono proprio gli ingredienti a dare a questo gelato una consistenza molto particolare, infatti alla panna fresca si aggiunge Chios mastice, zucchero e sahlab guarnendo poi la crema ottenuta con una cascata di granella di pistacchi. Il Chios mastice è la resina naturale della varietà pistacia lentiscus Chia, un albero che cresce solo nell'isola egea di Chios, in Grecia e si presenta in piccoli cristalli gialli detti lacrime. E’ un prodotto dalle molteplici qualità benefiche e  viene utilizzato oltre che nel settore farmaceutico, anche per profumi e cosmetici, bevande, prodotti da forno, dolci e in molte ricette di cucina.  La ricerca scientifica dimostra che Chios mastice ha attività anti-microbica, anti-infiammatoria e anti-ulcera,  inoltre ha effetti benefici sia per l'igiene orale che la cura della pelle. Sahlab è una farina ricavata dalla macinazione dei tuberi secchi di un’orchidea selvaggia che cresce nella Siria settentrionale al confine con Turchia.
Sempre molto affollato, il negozio conta un numero altissimo di clienti soprattutto durante il Ramadan in quanto sono molte le persone che vogliono festeggiare la fine del digiuno con questo prodotto ritenuto sano e naturale.
Persino presidenti, re, ministri  come il "Sultano Abdul Hamid, l'ottomano", il re del Marocco Mohammed VI, il re di Giordania Abdullah II, il re di Malesia, il Primo Ministro e il Presidente del Parlamento giordano, il Primo Ministro del Libano Rafik Hariri  e personalità artistiche importanti, come la cantante Umm Kalthoum, hanno voluto gustare questa specialità.



                                

mercoledì 18 luglio 2012

Le lanterne del Ramadan


Sono tante le tradizioni che accompagnano il Ramadan e alcune di queste, pur non avendo nessun legame con la religione, sono molto sentite, come le fawanees (sing. fanoos o fanus) ossia le bellissime lanterne colorate che in questo mese abbelliscono strade, balconi, negozi e palazzi delle città.
Negli anni passati erano utilizzate dagli “svegliatori”, ossia da quelle persone che, circa un’ora prima dell’alba, giravano con piccolo tamburello e la loro lanterna per svegliare i cittadini che dormivano, in modo che potessero effettuare in tempo il loro sohur, l’ultimo pasto prima dell’inizio di una nuova giornata di digiuno. Ai nostri giorni tale usanza  la si può trovare ancora in alcune città dell’Egitto, soprattutto nelle zone popolari.
Per quanto riguarda l’origine delle fawanees esistono varie storie. Alcune fonti sostengono che la presenza del fanoos durante il Ramadan risalga al regno di Saladino, ma sembra più probabile che tutto abbia avuto inizio un po’ di tempo prima, quando il fatimide Al-Muizz li-Din Allah entrò in Egitto il 15 del mese di Ramadan e gli egiziani lo accolsero con lampade e torce.
Altre fonti invece sostengono che l’ uso delle lanterne era una tradizione natalizia dei cristiani copti e che, quando molti di questi si convertirono all’ Islam, portarono con loro l’usanza dei festeggiamenti con le lanterne fatte di latta e illuminate con candele.
Molte leggende sono nate anche attorno alla figura del califfo fatimide Al Hakim Bi-Amr Illah. C’è chi racconta che durante il suo califfato, le donne fossero autorizzate a lasciare le loro case solo durante  il Ramadan, ma dovevano comunque essere precedute da un ragazzino che portava un fanoos. In seguito queste lanterne vennero utilizzate come strumento per annunciare l'arrivo di una donna e mettere in guardia gli uomini in strada ad allontanarsi. Con gli anni le leggi riguardanti le donne divennero meno severe, ma la tradizione delle fawanees rimase.
Altri raccontano che l’usanza delle lanterne nacque quando il califfo Al Hakim, volendo illuminare le strade del Cairo durante le notti del Ramadan, ordinò a tutti gli sceicchi delle moschee di appendere le fawanees illuminandole con le candele.
Una terza storia invece racconta che una sera il califfo uscì alla ricerca in cielo della linea della luna che avrebbe indicato l’ inizio del mese Sacro e nel suo viaggio si fece accompagnare da bambini che portavano le lanterne e intonavano canti. 
Comunque, qualunque sia stata la sua origine, il fanoos resta un simbolo speciale del Ramadan. Oggi ne esistono di tantissimi tipi, ci sono anche quelle cinesi che riproducono musiche, oppure quelle con le immagini di personaggi famosi tra i bambini come Bakkar, Korombo e tanti altri cartoni animati.
Una settimana prima dell’inizio del mese, le strade egiziane vengono trasformate in capolavori di illuminazione con tantissime fawanees e i bambini giocando con la loro lanterna cantano una tradizionale filastrocca, in arabo egiziano dal titolo "wahawi ya "
La canzone è questa:

Wahawi ya Wahawi                              (metaforicamente  la luce del fuoco) 
Iyuha                                                  (parola che viene utilizzata per rimare) 
Ruht ya Sha'ban                                                (te ne sei andato, o sha’ban)
O Sha'ban                                     (riferimento al mese prima del Ramadan) 
Wi Gheet ya Ramadan                                         (sei arrivato , O Ramadan) 
Iyuha ....  
Bint el Sultan                                                                   (La figlia del sultano) 
Iyuha ... 
LABSA el Guftan                                                          (indossa il suo qaftan ) 
Iyuha ... 
Yalla ya Ghaffar                                                             (Per Dio perdonatore) 
Iduna el Idiya                                                   (facci dono di questa stagione)
Yalla ya Ghafar.





martedì 3 luglio 2012

La leggenda del caffè

Venditore di caffè a Mokha

In Arabia esiste un’affascinante leggenda riguardante l’origine della comunissima bevanda.
Si narra che, nel XV secolo, lo sceicco Alì ibn Omar al-Shadhili, dopo aver bevuto il latte delle sue pecore, avesse sempre molta difficoltà a prender sonno. Pensò allora di fare alcune ricerche e scoprì che le sue greggi si cibavano delle bacche di una pianticella che era rimasta bruciata in un incendio. In vena di esperimenti, lo sceicco preparò un infuso con le stesse bacche, lo bevve e sorpreso dalle sue proprietà eccitanti lo elesse come suo ricostituente guadagnandosi, per questa sua  scoperta, anche la stima di tutti i suoi paesani. Alcuni marinai portoghesi di passaggio nello Yemen e precisamente nella città di Mokha, dove viveva lo sceicco, si trovarono ad assaggiare la nuova bevanda e, sentendosi rinforzati ne apprezzarono talmente  gli effetti benefici che decisero di portarne alcuni sacchi nella madrepatria. Ben presto la ricetta si diffuse in tutta Europa..
La bevanda, attirò anche l’interesse di inglesi ed olandesi e già nel XVII furono aperte le prime botteghe di caffè in Europa: a Vienna, Amsterdam, Londra e Venezia. Le più note compagnie di commercio mandarono i loro delegati per fare scorta delle bacche di caffè, e questo portò alle prime rudimentali relazioni diplomatiche tra continente europeo e l’ odierno Yemen. Il caffè, coltivato nell’entroterra montagnoso (cresce solo ad alta quota), veniva quindi trasportato per chilometri e chilometri a dorso d’asino o di cammello fino ad arrivare al porto di Mokha per poi essere esportato. 
Naturalmente la situazione di monopolio yemenita era scomoda per tutti (eccetto che per lo Yemen); cosicché gli europei si decisero a spostare le coltivazioni di caffè in località più propizie sotto il loro dominio coloniale. Gli olandesi, ad esempio, lo spostarono in Indonesia. Il risultato di questo processo fu la fine della potenza commerciale di Mokha, che divenne irreversibile nel XIX secolo, quando si accompagnò ad un cospicuo calo di popolazione. Tuttavia, a detta di molti la migliore varietà della ormai popolarissima bevanda rimane quella della penisola arabica, che premia la difficile e poco redditizia coltivazione sulle terrazze abbarbicate alle impervie montagne yemenite.

venerdì 22 giugno 2012

I capi religiosi nell'Islam

Maroc - Casablanca 1928 -  Le Marabout de Sidi Belyout 


Quante volte si sono sentite pronunciare parole come mullah, ulema, imam, mufti’, parole che identificherebbero una specie di autorità islamica, paragonando il tutto al cattolicesimo. In realtà, secondo la shari’a, non esiste alcuna altra autorità su tutti gli uomini, se non quella di Allah. Non esiste nessuna forma di clero, in quanto nell’Islam non ci devono essere mediatori fra Dio e l’uomo. I vari mullah, ulema e mufti’…sono ( o almeno dovrebbero essere) solo studiosi della teologia e della legge islamica, con al massimo un ruolo di consiglieri verso la popolazione o verso le singole persone in caso di dubbi sulla religione, ma in ogni caso, la loro parola non è nient’altro che la parola di un uomo come tutti gli altri che va valutata e deve essere motivo di approfondimento personale sulla shari’a.
Il mufti, in quanto uscente da una scuola coranica, è l’unico che ha l’autorità di deliberare se una cosa è halal o haram ( lecita o proibita nell’Islam), ma pur sempre deve confrontarsi con l’opinione di altri studiosi islamici e rimane comunque sempre la parola di un uomo.
Imam: (colui che confida pienamente in Dio) nei Sunniti è il capo della moschea. Il primo imam fu Abramo. Negli Sciiti erano i discendenti di Alì che possedevano le doti spirituali-religiose e politico- militari di Maometto.
Mullah: è uno studioso della shari’a, un erudito, un dottore in materia.
Gli Ulema sono coloro che hanno raggiunto la vetta della scienza religiosa. Dottori, teologi, mistici dell’Islam.
I Mufti sono coloro che trattano la legge islamica quando si tratta di casi esplicitamente contemplati dalla Legge Scritta. Decidono in base al Corano ed alla tradizione, la Sunna,  cosa è peccato e cosa è osservanza. Sono coloro che emettono le Fatwa, le sentenze che hanno valore di legge e sono esecutive. 
I Marabutti sono coloro che hanno raggiunto un particolare stato di venerazione da parte del popolo a causa della testimonianza esemplare di vita e dottrina. Nel corso della storia furono missionari-guerrieri presso le tribù nordafricane. Oggi sono i santoni locali il cui intervento è richiesto dal popolo per guarire dalle malattie, per benedire i matrimoni, per accendere la fede personale, per gli esorcismi, etc etc...
Il termine "marabutto " si riferisce anche al mausoleo che ospita le spoglie del sant'uomo ed è oggetto di culto popolare.


sabato 2 giugno 2012

I riad marocchini


Il riad (giardino) nasce, in origine, come giardino chiuso d'ispirazione andalusa, diviso in quattro settori e ornato al centro da una fontana d'acqua corrente. Si tratta in pratica della ricostruzione di un'oasi, che nella tradizione musulmana prefigura il paradiso celeste. Nella visione islamica, il Paradiso, o Eden, è infatti descritto come la sorgente di quattro fiumi, tra cui il famoso Al-Kawthar citato nel Corano. Anche nel riad l'acqua è onnipresente, grazie ad un sistema di canalizzazioni, sotterranee o superficiali, che alimentano la fontana o in alternativa una vasca. Dal riad prende il nome per estensione la casa che sorge attorno al giardino interno, dove incassate tra i  vialetti rettilinei, le aiuole traboccano di piante e di alberi: agrumi, melograni, cipressi, rampicanti, palme da dattero e banani. Le fragranze dei fiori d'arancio, di gelsomino, dei giacinti, dei narcisi, della menta e del rosmarino impregnano l'aria al calar della sera ed esaltano il senso di frescura che si leva dalla fontana e dai canali di irrigazione.  Il riad è concepito come luogo d'incontro e di piacere condiviso, dunque in grado di accogliere molte persone. Il patio, pavimentato in marmo o zellij, è talora circondato da portici su eleganti colonne, che consentono ai residenti e agli ospiti di passare da un luogo all'altro della casa al riparo del sole e dalle intemperie. Sul porticato si affacciano lunghe stanze rettangolari, principalmente sale e camere che ricevono luce da una serie di finestre basse, ornate di volute di ferro battuto. Nelle dimore più agiate tutti gli accessi alle stanze sono chiusi da battenti di cedro lavorato. La cucina, l'hammam, la dispensa e la scala che conduce ai piani superiori sono situati agli angoli del riad. Le dimensioni dell'abitazione, il numero delle logge e la profusione di decorazioni dipendono dallo status del proprietario, fino ad arrivare a riad che sono vere e proprie residenze principesche. Il palazzo della Bahia di Marrakech, eretto alla fine del XIX secolo dal Gran Visir, occupa una superficie di otto ettari e comprende vari cortili, un riad, un patio porticato e numerosi appartamenti ed è proprio a Marrakech che si trova il maggior numero di queste abitazioni tradizionali.
Queste grandi residenze, risalenti in alcuni casi a tre secoli fa, sono state negli anni passati, man mano abbandonate dalle intere famiglie che le abitavano a favore delle ville moderne costruite sul modello europeo fuori dai confini della città storica. Da una decina di anni, i riad, radicati nelle medine, sono oggetto di riscoperta da parte dei marocchini e degli stranieri; ristrutturati sono diventati per la maggior parte hotel.

Tratto da "Marocco" edito da DeAgostini

giovedì 3 maggio 2012

Porte e campanelli

In Marocco, le porte rivestono una notevole importanza in quanto devono proteggere la vita privata di una famiglia dal mondo esterno. Soprattutto nelle vecchie case della medina si trovano grandi e pesanti porte di legno. Sono generalmente costituite da un pannello singolo o doppio di legno di quercia, di mandorlo, di pioppo, di noce o cedro e poi minuziosamente decorate con xilografie, forme geometriche o sono ornate con motivi incisi e dipinti. L’osso di cammello è usato di frequente in queste decorazioni artigianali. Al posto dei campanelli si usano batacchi in ferro di diversa forma, posizionati al centro della porta. Il batacchio più utilizzato ha la forma di una piccola mano, la mano di Fatima, e non serve solo come campanello ma anche come simbolo contro il malocchio.

Curiosità
Nelle vecchie città iraniane, le porte avevano due batacchi, uno per le donne e uno per gli uomini. Le diverse forme producevano suoni diversi e così chi era in casa capiva chi stesse bussando e di conseguenza chi dovesse aprire la porta. Questa era una questione di vitale importanza in quanto le donne non dovevano mai mostrarsi agli sguardi maschili, soprattutto se non velate.

batacchio per uomini                                               batacchio per donne

martedì 10 aprile 2012

Myriam Fares


Cantante, ballerina , attrice , produttrice discografica e stilista di moda, Myriam Fares  ( ميريام فارس‎ ) è un’artista completa. Il suo repertorio musicale comprende canzoni classiche e moderne e con la sua voce notevole e  la capacità di muoversi e ballare sul palco, dà vita a spettacoli molto dinamici apprezzati in tutto il Medio Oriente. 
Myriam nasce nel 1983 a Kfar Shlel , un piccolo villaggio nel sud del Libano. A cinque anni  inizia a studiare danza classica e a 9 anni, partecipa al programma televisivo “Al Mawaheb Al Saghira” su Tele Libano aggiudicandosi il primo premio nella danza orientale. Si iscrive in seguito, al Conservatorio Nazionale di Musica per apprendere i principi del canto orientale e a 16 anni partecipa al Festival della Canzone libanese vincendo il primo premio come miglior cantante popolare. L’anno seguente ottiene lo stesso risultato al Fan Studio 2000 .
2003: Myriam
A 21 anni lancia il suo primo album “Myriam” che ottiene subito un grandissimo successo. Il video musicale di "Ana Wel Shouq" diventa uno dei video più richiesti in tutto il mondo arabo. Stesso successo per il secondo video-clip "La Tis'alni", diretto da Salim El Turk, dove Myriam mette in risalto il suo carisma e la sua personalità attraverso la danza. Nel 2004 i  tour in Giordania, Emirati Arabi Uniti ed Egitto consolidano il successo di Myriam  che viene  nominata "Miglior cantante e artista femminile" nel mondo arabo vincendo anche il premio per il miglior clip video. I concerti sold out  in tutto il Medio Oriente le valgono il soprannome di “Queen of  Sage”. Attira anche l’attenzione di uno dei creatori di profumi più rinomati della regione , Mahmoud  Saiid che collabora con Myriam per il lancio di una nuova fragranza unica per uomini e donne che prende il nome del suo primo hit “Ana wel shouk”. 
2005: Nadini
Nel luglio 2005, la star libanese presenta il suo nuovo album "Nadini", risultato di mesi di preparazione e di collaborazione con compositori arabi e scrittori. Con  "Haklik Rahtak" , canzone scritta dalla sorella Fares Roula, si classifica al primo posto in Libano, Egitto e Tunisia. Primissime posizioni anche per le altre canzoni dell’album tanto che nel novembre 2006, "Al Ahram Al Masriya" uno dei principali quotidiani egiziani, elegge  Myriam miglior giovane cantante nel mondo arabo. Nello stesso periodo, MTV Europe  trasmette i video di Myriam,  primo artista arabo ad apparire su questo canale. 
2008: Eh Bet'oul
Il terzo album di Myriam "Bet'oul Eh", esce  nel mese di aprile 2008 ed  è un misto di generi musicali  creativamente messi insieme per soddisfare tutti gli ascoltatori, soprattutto i suoi fan. L'album è composto da 9 canzoni tra cui "Mouch Ananiya", una ballata romantica che ottiene molti consensi. Questo è anche l’anno in cui Myriam appare nelle pubblicità di Sunsilk shampoo e Freshlook lenti a contatto.
2009 : Silina
Sotto la supervisione del regista Ali Hatem, Myriam è scelta come attrice principale per il remake del film capolavoro dei fratelli Rahbani "Hala wal Malek" (Hala e il Re) . Il film uscito con il titolo "Silina", comprende un folto gruppo di stelle del cinema libanesi e siriane. 
2011: Min Oyouni 
Il quarto e ultimo album di Myriam, "Min Oyouni", uscito il primo di settembre 2011,  è il suo primo album Khaliji (ritmo tipico della musica che proviene dai paesi del Golfo) .Tra i  vari pezzi musicali troviamo Atlah, tipica canzone marocchina , Ya Sariyah una tradizionale canzone  Khaleeji e Artah, canzone irachena.

domenica 18 marzo 2012

Dubai, il paese dell'oro.



Tra le dune del deserto degli Emirati Arabi  sorge Dubai, un luogo dove il lusso regna sovrano. Questa è, infatti, la terra dell’ostentazione della ricchezza, un luogo dove gli architetti e gli stilisti più rinomati costruiscono e arredando palazzi, appartamenti, ville, isole e resort, destinati a vip, attori, sportivi e celebrità. Ma questo è anche il paese dove l’oro è venduto più a buon mercato.
Ciò è dovuto al fatto che vi è una tradizione molo radicata di commercio e lavorazione del prezioso materiale fin dai tempi in cui Dubai era un crocevia commerciale che dalle Indie si chiudeva in Europa e viceversa. A Dubai esistono numerosi suq specializzati nella compravendita dell’oro. A partire dal tardo pomeriggio, le strade intorno al Gold Suq si riempiono di gente proveniente dalle più svariate parti del mondo: chiunque , giunto nella città, rimane affascinato dalla “City of Gold”. Brillanti, pietre preziose, bracciali, orologi, anelli e collane, brillano nelle vetrine illuminate delle oltre 300 gioiellerie, situate una dopo l’altra lungo il Gold Suq. Ciò che attira maggiormente sono i prezzi che sono tra i più economici al mondo anche grazie all’usanza di “mercanteggiare” il prezzo con i venditori. Solitamente si può scendere anche di una cifra importante, basta insistere nel modo corretto e pagare in contanti ( la carta di credito è accettata, ma pone fine alle contrattazioni). A Dubai, la maggior parte degli hotels situati sulla spiaggia, offre nel pomeriggio, un trasporto bus gratuito (il cosiddetto “shuttle bus”) con destinazione proprio i negozi del  Gold Suq, che solitamente chiudono i battenti alle 10 di sera.

sabato 3 marzo 2012

Le donne afghane



Fino al 1992, le donne afghane potevano studiare (avevano accesso a tutte le facoltà universitarie), lavorare (erano presenti in tutte le professioni) e guidare. Con la salita al potere dei fondamentalisti islamici, il diritto delle donne di partecipare pienamente alla vita sociale, economica, culturale e politica, viene drasticamente ridotto e, in seguito con l’avvento dei talebani, le donne sono praticamente cancellate dalla società e obbligate a nascondersi sotto il burqa, un lungo mantello che le copre completamente dalla testa ai piedi. Alle donne che non rispettano i divieti imposti sono inflitte pene che vanno dalla violenza verbale alle frustate, alle botte, alla lapidazione fino alla morte.
E’ vietato:
- lavorare fuori casa (i datori di lavoro sono minacciati di atroci conseguenze nel caso assumano impiegati di sesso femminile). Solo alcune donne medico e infermiere hanno il permesso di lavorare in alcuni ospedali a Kabul.
- uscire di casa se non accompagnate da un “mahram” (parente stretto come un padre, un fratello o un marito).
- trattare acquisti con negozianti maschi.
- essere visitate da medici maschi ed entrare in una sala operatoria se è presente anche un solo medico maschio.
- avere assistenza sanitaria.
- studiare in scuole, università o altre istituzioni.
- usare cosmetici.
- parlare o dare la mano a uomini che non siano parenti stretti.
- ridere e parlare ad alta voce: 
- portare tacchi alti che fanno rumore: nessun uomo deve sentire i passi di una donna.
- prendere il taxi senza un mahram.
- essere presenti in trasmissioni radio, televisive o incontri pubblici di qualsiasi genere.
- praticare un qualsiasi sport o entrare in un centro sportivo o club.
- usare la bicicletta o la moto senza un parente stretto.
- guidare l’automobile.
- usare vestiti colorati e vivaci considerati “sessualmente attraenti”.
- incontrarsi in occasioni di festa e per fini ricreativi e di svago.
- lavare vestiti vicino a fiumi o in luoghi pubblici.
- apparire sui balconi delle proprie case.
- fare fotografie e filmati.
E’ inoltre vietato 
-ai sarti maschi di prendere misure per le donne o cucire vestiti femminili.
- a uomini e donne di viaggiare sugli stessi bus.
- ascoltare musica e vedere film.
Il governo talebano ha diffuso il terrore in Afghanistan e le vittime sono state soprattutto le donne che hanno vissuto quotidianamente nell’angoscia di una severa punizione anche per un minimo errore di comportamento. (Frustate in pubblico per le caviglie scoperte, taglio delle dita per le unghia dipinte, lapidazione pubblica fino alla morte per l’accusa di rapporti extraconiugali). 
Grazie agli ultimi eventi politici, le donne oggi non sono più prigioniere nelle loro case, ma rimangono nascoste nel burqa e camminano silenziose. Ci vorrà sicuramente ancora molto tempo prima di ritornare alla normalità: ascoltare musica, leggere, uscire senza alcun timore di essere punite…



   8 marzo: festa della donna

     Auguri a tutte le donne

domenica 12 febbraio 2012

Regole e doveri in un matrimonio islamico


Il matrimonio islamico o  “nikah” non è un sacramento, ma è un contratto tra un uomo e una donna nel quale ogni partner è libero di includere clausole atte a tutelare entrambe le parti. Queste clausole hanno valore sia civile che penale. Tuttavia il matrimonio ha un ruolo morale ben preciso ed è vissuto con assoluta serietà e rigidità religiosa dal momento che la famiglia è l'unico modo riconosciuto di unione tra i sessi sia fisico che spirituale. Nell’ Islam non vi è posto per il celibato. Molti imam affermano che il matrimonio è NAFL o MUSTAHABB o MUBAH (preferibile, raccomandato, lecito), altri, invece, lo considerano WAJIB (obbligatorio). Sta di fatto che per gli islamici il matrimonio è un dovere religioso nel quale essi trovano reciproco adempimento e autorealizzazione, amore e pace, compassione e serenità, conforto e speranza.  Il matrimonio ha anche regole ben precise  a cui sottostare. 
La verginità . Ogni futura sposa deve essere vergine prima della cerimonia, in caso contrario può essere restituita alla sua famiglia e potrebbe non avere più la possibilità di sposarsi. Anche gli uomini dovrebbero esserlo, ma non è così semplice stabilirlo. 
I doveri del marito verso la moglie. Nella religione islamica  il marito ha la responsabilità di soddisfare le esigenze della moglie. Questa regola è stabilita dal Corano e dalla “sunnah” o consuetudine. Il marito deve prendersi cura della moglie e deve assicurarsi che lei abbia la sicurezza fisica e mentale. La moglie ha diritto all’abbigliamento, alle cure mediche, al cibo e all’alloggio forniti dal marito. L’alloggio dovrebbe garantirle comodità, privacy e indipendenza. Se la moglie è troppo malata per compiere le faccende domestiche, deve essere aiutata da una cameriera, inoltre il marito deve sempre trattare sua moglie con rispetto e tenerezza. 
I doveri della moglie verso il marito. Il dovere principale di una moglie è assicurarsi che il matrimonio sia felice e tranquillo. Deve occuparsi della comodità di suo marito e deve prendersi cura della sua salute. Una donna deve essere sempre degna di fiducia e non deve commettere mai nessun atto ingannevole nei confronti del marito. Deve essergli fedele e non deve ricevere uomini in casa, o accettare regali da altri uomini, senza il consenso del marito. Non può disporre di niente senza consultarlo prima. 
Obbedienza. L’obbedienza è un fattore vitale nel matrimonio musulmano, ma non è intesa come uno strumento di controllo. L’obbedienza serve a mantenere la famiglia al sicuro e intatta. Secondo la fede islamica questa aiuterebbe a far funzionare meglio il matrimonio. Un marito ha il diritto di essere obbedito dalla moglie, perché è il capo-famiglia, ma la moglie è sempre sua pari, in ogni modo.