martedì 8 dicembre 2020

Il balcone arabo: mashrabiya

Mashrabiya è il termine arabo dato ad un tipo di balcone sporgente dalla facciata di un edificio e chiuso con legno intagliato. Le mashrabiye offrono un sistema di rinfrescamento passivo tipico delle zone del Nordafrica e del mondo arabo, sfruttando le caratteristiche fisiche del legno e climatiche del luogo. Secondo la descrizione dell’architetto arabo Hassan Fathy, “il termine mashrabiya deriva dalla parola araba “bere” ed in origine significava “il luogo in cui si beve”. Probabilmente infatti, le persone erano solite riunirsi in questi freschi spazi sporgenti per sorseggiare delle bevande. Le funzioni di una mashrabiya sono diverse e variano in funzione della densità della trama, dell’altezza dello schermo e del luogo in cui si colloca. Grazie all’ordito di elementi di legno, le mashrabiye sono in grado di filtrare la luce e controllare il flusso d’aria, riuscendo a ridurne la temperatura ed aumentarne l’umidità. Queste capacità dipendono dal legno utilizzato che, se non trattato né rivestito, è in grado di assorbire e rilasciare l’acqua, in modo da regolare l’umidità degli ambienti. Ecco come funziona questo tradizionale quanto efficiente sistema di regolazione: quando il vento di notte attraversa la grata lignea, le cede la sua umidità, che viene trattenuta finché, di giorno, non vi batte il sole. Con il sole il legno rilascia l’umidità accumulata nelle ore notturne a favore delle condizioni climatiche interne. Le mashrabiye degli ambienti esposti a nord, quelle che più spesso si trovano all’ombra e quelle che prospettano su strade principali e affollate, hanno interstizi più stretti. Altra funzione, che non riguarda gli aspetti termoigrometrici, è quella di riparare dagli sguardi esterni, infatti questa soluzione permette di ottenere una buona vista sulla strada senza essere visti dai passanti.. Le mashrabiye, a tale scopo, presentano una trama più fitta nella parte inferiore ed interstizi più larghi in quella superiore, per scomparire, sostituita da un semplice vetro, ad un’altezza superiore al livello degli occhi. Attualmente si dicono mashrabiye quelle aperture schermate da una grata in legno, discreta, utile ed elegante, caratterizzata da una trama più o meno fitta.

domenica 25 ottobre 2020

Le festività islamiche: Al-Mawlid Al-Nabawi


Eid Al-Mawlid Al-Nabawi è la festa che commemora la nascita del Profeta Maometto. Si celebra il 12 di Rabi' al-awwal, terzo mese dell'anno musulmano che nel 2020 è giovedì 29 ottobre; nel calendario musulmano però, una festa inizia al tramonto del giorno precedente, quindi si festeggerà dal tramonto di mercoledì 28 ottobre.  Sebbene Mawlid al-Nabi cada sempre lo stesso giorno del calendario islamico, che è un calendario lunare, si sposterà  nel calendario gregoriano, che è solare, di ben 11 giorni ogni anno. Questo evento, che viene celebrato oggi da molte comunità musulmane nel mondo, sia sunnite che sciite, non fa parte delle due feste religiose canoniche (Eid al-Fitr) e (Eid al-Adha) ed ha conosciuto varie vicissitudini; più volte autorizzato e più volte eliminato. Il Mawlid è, infatti una festa piuttosto controversa in merito alla sua celebrazione, alcuni gruppi religiosi la ritengono legittima, altri la considerano un'innovazione religiosa (bidʻah) estranea all'Islam. Secondo loro, il compleanno del Profeta non è mai stato celebrato ai suoi tempi, né dai suoi compagni, né dai musulmani sunniti dei primi secoli. Nessuna traccia esplicita di questa festa esiste nel Corano e nella Sunnah. Ai nostri giorni, la notte del mawloud è organizzata in tutte le città religiose del Senegal. In Arabia Saudita, invece, non è vietata dalle autorità, ma non è riconosciuta. In Marocco  questa festa introdotta nel 1292 , dal sultano Marinid Abû Ya`qûb Yûsuf an-Nasr ancora genera due giorni festivi. In Tunisia si festeggia  anche cucinando un dolce caratteristico “l’assidat zgougou”. Si tratta di una crema preparata con i semi del pino d'Aleppo, (pinoli chiamati “zgougou") e l’aggiunta di crema pasticciera. In Senegal e Mali , dove si chiama Gamou vengono organizzate importanti celebrazioni. In Kenya , sull'isola di Lamu (la cui capitale è considerata una città santa nella cultura swahili), il Mawlid è ogni anno occasione di un festival culturale che circonda un importante pellegrinaggio, che attira fedeli da tutta la regione. 

venerdì 9 ottobre 2020

Mondo cinema: Baran

Un film di Majid Majidi. Con Hossein Abedini, Zahra Bahrami, Mohammad Amir Naji, Hossein Mahjoub Amir Naji, Hossein Mahjoub, Abbas Rahimi. Iran 2001.        Genere: drammatico.

Latif, 17 anni, lavora come assistente in un cantiere: va a fare la spesa, prepara da mangiare per gli operai. Un giorno, uno degli operai si ferisce gravemente e deve smettere di lavorare. L'uomo è un profugo afgano immigrato illegalmente e suo figlio, Rahmat, arriva al cantiere per sostituirlo. Per il ragazzo i lavori pesanti risultano impossibili e il capo cantiere decide di dare a lui il posto di Latif, fisicamente più forte e quindi in grado di affrontare compiti più impegnativi. La cucina si rivela presto il luogo ideale per Rahmat e tutti gli operai vengono conquistati dalla bontà dei pasti che prepara e dal suo squisito tè. Nessuno rimpiange Latif che, costretto a pesanti lavori manuali, comincia a spiare il rivale per coglierlo in fallo e riavere il suo posto. Dopo molti tentativi falliti Latif scopre esterrefatto il segreto di Rahmat. Un segreto che sconvolgerà la sua esistenza.

https://www.youtube.com/watch?v=T5UGItdsqUI

lunedì 24 agosto 2020

Grande Moschea di Kairouan (Qayrawan)



Questa moschea tunisina, che sorge nella prima città islamica del Nordafrica è una delle quattro città più sacre ai musulmani ed è ispirata all'architettura della casa di Maometto a Medina, considerata la prima moschea al mondo.
La sua storia
Fu costruita da ʿUqba b. Nāfiʿ nel 670 (anno 50 secondo il calendario islamico) e fu considerata un modello per tutte le moschee successive del Maghreb. La moschea che è anche conosciuta come la moschea Sidi Uqba,  poco tempo dopo la sua costruzione, verso il 690, fu distrutta durante l'occupazione di Qayrawan da parte dei Berberi, e fu ricostruita dal generale ghassanide Hassān b. al-Nuʿmān nel 703. A seguito dell'espansione della città alla metà dell'VIII secolo, Hisham ibn 'Abd al-Malik, califfo omayyade di Damasco, fece nuovamente ricostruire la moschea dalle fondamenta sotto la direzione di Yazid ibn Hatim,conservando solo il miḥrāb dell'edificio più antico. Sotto il regno dei sovrani Aghlabidi, Qayrawan raggiunse il suo apogeo e nell’836, Ziyadat Allah pensò di far ricostruire ancora la moschea. Nell'863, Abu Ibrahim Ahmad ingrandì la sala di preghiera aggiungendovi tre arcate sul lato settentrionale e la cupola sopra l'entrata. Nell'875, Ibrahim II l'allargò ulteriormente aggiungendo tre nuove arcate, a spese del grande cortile e raddoppiò le gallerie sugli altri tre lati di esso.
Per secoli, la Grande Moschea di Kairouan è stata meta di pellegrinaggio per i nordafricani che non sono stati in grado di fare il lungo viaggio alla Mecca . Secondo la credenza popolare, sette viaggi a Kairouan equivalgono ad un hajj alla Mecca.
Il cortile è pavimentato con lastre di pietra e pendii verso un foro di drenaggio riccamente decorato al centro, che filtra la polvere dall'acqua piovana e la deposita in una cisterna del IX secolo. Intorno al cortile ci sono bellissimi portici con arco a ferro di cavallo contenenti circa 400 colonne antiche. Questi, essendo stati riutilizzati da edifici cristiani romani, bizantini e latini, presentano simboli di queste ex fedi che sono visibili ovunque.Sul lato nord del cortile si trova un enorme minareto a tre piani che sale a 115 piedi di altezza. Il livello più basso del minareto risale al 728 e comprende due lastre romane riutilizzate con iscrizioni latine (una capovolta).
Dopo aver tolto le scarpe, i musulmani eseguono le abluzioni abituali (lavaggio rituale) nel portico prima di entrare, attraverso porte di legno splendidamente scolpite risalenti al 1829, nella sala di preghiera , che è sormontata da una bella cupola ed ha 17 navate supportate da 414 antiche colonne di marmo e porfido di Cartagine e Sousse. La sala è illuminata da lampadari e ammorbidita con tappeti che coprono l'intero pavimento e le basi delle colonne. La navata centrale conduce al mihrab piastrellato del IX secolo (nicchia che indica la direzione della Mecca) sul lato sud della moschea. Le tessere del mihrab, così come il legno per il vicino minbar (pulpito), furono importate da Baghdad. All'interno della moschea ci sono tombe di santi locali.

lunedì 20 luglio 2020

7 curiosità sulla condizione della donna nel mondo arabo


Quella della condizione della donna nel mondo arabo è una questione estremamente complessa e di difficile indagine, sia perché esistono enormi differenze culturali tra i diversi gruppi, sia perché si va spesso ad inserire in contesti in cui il rispetto della legalità è di difficile gestione; inoltre, pur all'interno dello stesso contesto, la condizione femminile varia fortemente (come sempre avviene) a seconda del ceto sociale di appartenenza. Nel seguente articolo abbiamo voluto fare chiarezza su alcuni aspetti della vita delle donne nel mondo arabo, così come vengono previsti dalla legge e dalle regole locali. Ovviamente, il tutto va preso con le pinze: una cosa è la regola, un'altra è - purtroppo - la sua effettiva applicazione.

1) Matrimoni combinati
I matrimoni combinati esistono ancora nel mondo arabo e costituiscono circa la metà dei matrimoni totali. Molti pensano però che la donna non abbia mai voce in capitolo. In realtà, ha il potere di rifiutare l'uomo che le viene proposto.

2) Spose bambine?
Nella maggior parte dei paesi arabi l'età minima per sposarsi, sia per gli uomini sia per le donne, è diciotto anni. Ma per fare un esempio, in Tunisia, dove l'età legale per sposarsi è proprio 18 anni, la media delle donne ha 25 anni al momento del matrimonio.

3) Alcool ai matrimoni
Dobbiamo ricordare che la religione proibisce l'alcol. E lo stesso vale per i matrimoni. Se mai foste invitati a un matrimonio islamico, ricordatevi che non si berrà alcol e che è vista come una maleducazione estrema regalare una bottiglia agli sposi.

4) Matrimoni con non - musulmani
La legge islamica tratta molto diversamente uomini e donne riguardo questa questione. Agli uomini è consentito sposare donne non musulmane che, in caso di divorzio, perderanno l'affido dei figli. Quasi in tutti i paesi arabi, alle donne non è consentito sposare uomini appartenenti ad altre religioni.

5) Divorzio
È molto difficile per le donne arabe ottenere il divorzio. Devono dimostrare che loro marito le trascuri e che non badi alla loro sussistenza. Per gli uomini è molto più facile. Secondo alcune tradizioni, l'uomo deve ripetere per tre volte la frase "Io ti rifiuto", poi segue un breve periodo in cui la donna rimane in casa e la coppia non si parla. Al termine di questo lasso di tempo, l'uomo può dichiarare "Io ti riaccolgo" e sanare il matrimonio. Può ripetere questo procedimento per tre volte all'interno di un solo matrimonio. Dopo la terza, dovrà divorziare per forza.

6) Monogamia
A differenza di quanto si pensi, la poligamia non è così diffusa nel mondo arabo. Sebbene a un uomo sia consentito avere fino a quattro mogli, come abbiamo visto è obbligato a mantenerle tutte e quattro! Per questo la poligamia è una realtà solo per gli uomini più ricchi del mondo arabo, come i famosi sceicchi.

7)Weekly Women 's Day
Un'usanza particolare è in vigore negli Emirati Arabi ed è il Weekly Women's Day: un giorno alla settimana in cui l'accesso alle spiagge, alle piscine e ai saloni di bellezza è consentito solamente alle donne. 

sabato 20 giugno 2020

L'Hotel Atlantis The Palm



L' Atlantis The Palm è un resort hotel (cinque stelle) a tema oceanico all'apice della mezzaluna di Palm Island a Dubai negli Emirati Arabi Uniti. E’ stato il primo ad essere costruito sull'isola e si basa sul mito della città sommersa di Atlantide. L'edificio principale ha due torri centrali, denominate Est e Ovest, unite tra loro dalla Royal Bridge Suite. Il resort di 46 ettari comprende 1.539 camere, 23 ristoranti, boutique di lusso, un parco acquatico a tema nautico di 17 ettari e giardini tropicali con oltre 250.000 piante e alberi. Nei ristoranti, due dei quali sono di proprietà di Robert De Niro e di  Gordon Ramsay, si può gustare cibo di ogni angolo del mondo e in alcuni si mangia con un grande acquario sullo sfondo. Il parco acquatico di 42 acri, Aquaventure, offre scivoli, percorsi, parco giochi per i bambini  e un’attrazione del parco è lo scivolo "Leap of Faith", un salto di 60 piedi con un'angolazione di 86 gradi dalla cima di un tempio Maya. Si scivola attraverso un tunnel trasparente sommerso in una laguna e circondato da squali e razze. La Lost Chambers del resort, vera e propria meraviglia subacquea, offre la possibilità di ammirare da vicino 65.000 animali marini provenienti da tutto il mondo.  Nella zona dell'hotel ci sono oltre 30 negozi, tra cui Chanel e Tiffany & Co. Le persone sotto i 21 anni non possono effettuare il check-in presso l'Atlantis The Palm senza genitori e in questa struttura non sono ammessi gli animali. 
L’ hotel Atlantis è stato progettato da Wimberly, Tong and Goo, un'azienda internazionale specializzata in complessi alberghieri di lusso, ed inaugurato ufficialmente nel settembre 2008. Il costo di costruzione è stato stimato in 1,5 miliardi di dollari. Il design incorpora l'architettura araba classica sia all'interno che all'esterno dell'hotel di 23 piani, con pietre semi-preziose e intricate conchiglie fossili incluse in tutto il complesso. Una scultura in vetro alta 10 metri, opera dell'artista Dale Chihuly, contiene più di 3.000 pezzi di vetro soffiato dai colori intensi che vanno dall’ arancio infuocato al verde tranquillo e dal rosso al blu, circondati da una vasca di riflessione. Nella hall dell'hotel i soffitti ad arco alti 19 metri presentano 8 murales dipinti a mano dall'artista spagnolo Albino Gonzalez. L'appaltatore, Laing O'Rourke, ha sviluppato l'involucro dell'hotel utilizzando una facciata modulare prefabbricata in fibra di vetro/ cemento armato, che è stata installata dai loro specialisti. L'operazione logistica per facilitare la costruzione dell'intricato progetto ha presentato delle sfide. È stata messa a punto un'operazione molto complessa che ha coinvolto le consegne stradali, la movimentazione e la distribuzione, le utenze temporanee, i sistemi di comunicazione, la gestione del traffico e un'enorme quantità di manodopera in loco. Al suo culmine, la forza lavoro era di 10.000 persone, che lavoravano 2 milioni di ore al mese.L'operazione è stata completata con 2 mesi di anticipo rispetto al programma.








domenica 10 maggio 2020

Shibam: la “Manhattan” del deserto.


E’ nello Yemen e precisamente nella città di Shibam che si trovano i primi grattacieli della storia; edifici altissimi costruiti con il fango. 
Shibam è una città fortificata che risale al XVII secolo, ma abitata da oltre 2.000 anni. Un tempo era una delle soste lungo le vie carovaniere dell’incenso e delle spezie che attraversavano la pianura arabica ed era la capitale del regno di Hadhramaut, che oggi dà il nome alla regione yemenita. La città costruita su una collina al di sopra del wadi, fu fondata sui resti del precedente stanziamento distrutto da un’inondazione e protetta da mura difensive che riuscirono a salvare gli abitanti dalle invasioni e dagli attacchi delle tribù rivali e dai beduini. 
I “grattacieli” costruiti da famiglie potenti che, rivali tra di loro, facevano mostra del proprio prestigio e ceto sociale, oltre che del potere economico, sono alti fino a undici piani. Con fango e acqua venivano modellati i mattoni che poi erano fatti asciugare al sole per giorni. Questi palazzi non hanno finestre al pian terreno, che viene utilizzato come magazzino per le granaglie; il primo piano è utilizzato dagli uomini, mentre le donne occupano i piani superiori. Solitamente ogni piano ha una sola grande stanza. Gli interni degli androni principali dove le persone si incontrano e socializzano sono spesso finemente decorati. I piani più alti sono dedicati alle famiglie che vivono insieme. Molti edifici sono collegati in cima da ponti e passerelle: si trattava di un antico sistema difensivo per mettere in comunicazione le varie torri di guardia, ma oggi vengono utilizzati dagli anziani per passare da un palazzo all'altro, piuttosto che salire e scendere interminabili rampe di scale. Queste alte strutture erano spesso danneggiate da venti, piogge e dall’erosione. L’ultima calamità risale al 2008, quando un ciclone tropicale colpì Shibam, danneggiando numerosi palazzi. 
Nel 1982, la città è stata aggiunta alla lista dei Patrimoni mondiali dell’umanità dell’Unesco proprio per il suo rischio di "estinzione". Non occorre per forza la furia devastatrice dell'acqua per far crollare gli edifici. L'intera città deve essere sottoposta a una manutenzione costante per far sì che i suoi palazzi restino in piedi: il fango essiccato deve essere costantemente apposto strato su strato affinché le mura siano stabili e non crollino. Shibam non si può certo definire una città turistica, tanto è vero che non ci sono posti dove dormire e non c’è nemmeno un ristorante. All'ingresso del paese però vi è una piazza con un caffè, dove viene servito il tè e i locali si incontrano per fumare narghilè e giocare a domino.

lunedì 20 aprile 2020

Ramadan 2020 e Covid-19

La Ka' ba deserta in tempo di Covid-19

Il 24 aprile, il mondo islamico si prepara a celebrare il momento più sacro dell'anno: il Ramadan, il mese del digiuno dall'alba al tramonto. L'emergenza sanitaria per Covid-19 o Coronavirus, non cambierà nulla per chi si asterrà dai pasti quotidiani in quanto a chi è malato  non è richiesto digiunare, ma il Ramadan è anche un momento pieno di socialità, di tempo passato insieme in famiglia e con gli amici. E di preghiera condivisa. Nella maggior parte di paesi musulmani, leader politici e religiosi hanno chiesto ai fedeli di pregare da casa. La preghiera del venerdì, quella che riempie le moschee, è stata sospesa un pò ovunque.
Il Regno Saudita, chiudendo i suoi confini, ha interrotto il pellegrinaggio minore, Umrah, che i fedeli possono intraprendere in qualsiasi periodo dell'anno. L'attuale situazione non sembra permettere neppure il pellegrinaggio annuale, Hajj , uno dei cinque pilastri dell'Islam, che dovrebbe tenersi a luglio.
L'Iran, che ha a che fare con una delle più grandi diffusioni di virus in tutto il mondo, ha cancellato i venerdì di preghiera in tutte le città del Paese.
In varie zone dell'Asia centrale sono state anche annullate le celebrazioni per il Nowrùzil nuovo anno secondo il calendario persiano, che si sarebbe dovuto svolgere dal 21 al 25 marzo. 
Provvedimenti simili sono stati presi anche in Italia dove sono state sospese tutte le attività religiose.
E' anche il mese della convivialità e i musulmani si ritrovano in famiglia per rompere il digiuno nel momento dell'iftar serale invitando amici e molte volte aspettando insieme il suhur, il pasto consumato prima dell'alba, prima di iniziare un nuovo giorno di digiuno.
In questo tempo, le città, i caffè, i ristoranti e le piazze si riempiono. In paesi come l'Egitto dove è tradizione che istituzioni, privati cittadini, star del cinema e della televisione organizzino "tende" di Ramadan o tavolate rionali in cui è servito un pasto, è stato già anticipato dalle autorità che con l'emergenza sanitaria in corso, nulla di tutto ciò sarà possibile.
Le famiglie, durante il mese sacro, trascorrono anche lunghe serate in casa; è il momento in cui tutte le emittenti arabe, a partire dal primo giorno di Ramadan, trasmettono per l'intero mese, serie televisive (mosalsalat) seguite in compagnia.
Quest'anno imam e leader religiosi hanno chiesto alle famiglie di festeggiare senza raggruppamenti, di non andare a trovare o invitare amici e parenti. E di non uscire di casa. Le comunità musulmane si stanno così preparando alla possibilità di un Ramadan in cui si pregherà da soli: sarà difficile poter recitare in moschea la preghiera straordinaria e collettiva, il taraweeh, che riunisce milioni di persone in tutto il mondo ogni sera dopo la rottura del digiuno.
Per fronteggiare le restrizioni ai movimenti e alla vita sociale, comprese le cerimonie religiose, alcune organizzazioni musulmane hanno promosso seminari online e videoconferenze.


sabato 21 marzo 2020

NowRuz, il capodanno persiano.


Il Nowruz è il Capodanno persiano,"il risveglio della natura dopo il sonno dell’inverno, il momento in cui la luce vince sulle tenebre”. Cade il primo giorno del mese di farvardin, in una data corrispondente al 21 marzo del calendario cristiano (la data si mantiene fissa grazie all’introduzione dell’anno bisestile nel calendario solare persiano), giorno considerato in Occidente come l’inizio della primavera perché segnato dall’equinozio ascendente. Nonostante questa festa in passato non cadesse sempre nello stesso periodo dell’anno, le tradizioni ad essa associate sono rimaste legate ad antichi riti e cerimonie: tra queste la preparazione della tavola imbandita di dolcetti e simboli evocativi e il fatto di pulire casa da cima a fondo e di aggiustare tutto ciò che è rotto per iniziare l’anno lasciandosi indietro tutto ciò che è stato. Per quanto riguarda la tavola, “Haft-Seen”, viene preparata secondo le sette “S”: Sabzeh (germogli che simboleggiano il rinnovamento e la natura), Samanu (un dolce che simboleggia coraggio), Senjed (olive essiccate che simboleggiano saggezza), Seer (aglio per la felicità), Seeb (mele per bellezza e salute), Somaq-sumac (spezia persiana a base di bacche rosse schiacciate, per la pazienza e la tolleranza), Serkeh (aceto che simboleggia la pulizia). Oltre a queste pietanza sulla tovaglia si dispongono anche altri elementi altrettanto evocativi della fertilità, della prosperità e della famiglia e il Corano.Tra le altre celebrazioni per il NowRuz c’è una festa particolarmente cara al popolo persiano ovvero quella del Tchahar Shanbeh Souri, che la sera dell’ultimo mercoledì dell’anno rievoca le antiche cerimonie del culto mazdaico del fuoco. Quando scende la sera si accendono piccoli falò per le strade e tutti, in special modo i giovani, devono superarli saltandoci sopra cantando “Zardie man az to, Sorkhie to az man” (“Il mio giallo a te, il tuo rosso a me”), perchè il fuoco assorba ciò che di negativo c’è nella persona per restituirgli energia e salute. Successivamente le ceneri vengono raccolte e sotterrate in un luogo lontano a simboleggiare l’abbandono di tutte le cose tristi dell’anno.Un’altra cerimonia, con caratteri simili all’Halloween Occidentale, è svolta dai bambini e dai ragazzi che la sera stessa, tenendo celato il volto e il corpo con lenzuola, vanno di casa in casa percuotendo ciotole di metallo: si fermano ad ogni porta e raccolgono doni, dolcetti o frutta secca.

giovedì 5 marzo 2020

Il muezzin


Il muezzin è la persona incaricata di salmodiare  dal minareto, cinque volte al  giorno, il richiamo che serve a ricordare l'obbligo di effettuare la preghiera islamica.
Questa è una tradizione che risale al tempo del profeta Maometto. Il primo muezzin fu uno schiavo di nome Bilal ibn Rabah al-Habashi , figlio di un padre arabo e di una madre (schiava) etiope, che nacque alla Mecca alla fine del VI secolo.  Bilal fu tra i primi convertiti all'Islam, ma il suo proprietario cercò di convincerlo a rinunciare a questa religione sottoponendolo a punizioni e torture. Quando la sua storia divenne nota, uno dei seguaci del Profeta, Abu Bakr, che in seguito divenne primo califfo, lo acquistò e lo liberò. Nel 622 Bilal andò a Medina con il profeta Maometto e da allora in poi prestò servizio come assistente nelle varie spedizioni militari che quest'ultimo intraprese. Come suo amministratore, era responsabile di tutto il tesoro dei musulmani e distribuiva fondi a vedove, orfani e altri bisognosi. Intanto il numero di persone che accettavano l'Islam stava crescendo sempre più e rispettare il dovere di pregare insieme come comunità, stava diventando difficile anche a causa della mancanza di orologi. La tradizione narra che una notte un compagno del Profeta fu visitato in sogno da due personaggi vestiti di verde (colore simbolo dell'Islam), che gli insegnarono come risolvere il problema e cosa recitare per la chiamata alla preghiera.Il giorno seguente quando il Profeta seppe del sogno, disse che era stato un sogno veritiero e di andare da Bilal Habashi, che aveva una voce bella e melodiosa, e insegnargli a ripetere le frasi sentite in sogno.
I primi richiami alla preghiera furono fatti da Bilal da un tetto, ma, man mano che l'Islam si diffuse, apparve l'idea di costruire una torre con all’interno una scala per garantire al muezzin l’accesso  al balcone dal quale dare la chiamata alla preghiera.  Le fonti non sono chiare su ciò che accadde a Bilal dopo la morte del Profeta nel 632. Alcune fonti dicono che abbia continuato ad agire come muezzin per il primo califfo Abu Bakr, ma che si sia rifiutato di farlo per il secondo califfo; altre che abbia suonato la chiamata alla preghiera ancora solo un paio di volte. Bilal morì tra il 638 e il 642 ed è onorato come il primo muezzin dai musulmani sunniti e sciiti.
Il canto del muezzin:

Dio e' il piu' grande (4 volte). 
(Allahu akbar)
Sono testimone che non vi e' alcun dio all'infuori di Iddio (2x). 
(Ashhadu an la ilaha ill-Allah)
Sono testimone che Muhammad e' il Profeta di Allah (2x). 
(Ashhadu anna Muhammadan Rasalu-Llah)
Affrettatevi alla preghiera (2x). 
(Hayya ‘ala s-salah)
Affrettatevi al successo (2x).
(Hayya ‘ala l-falah)
Dio e' il piu' grande (2x). 
(Allahu akbar)
Non vi e' alcun dio all'infuori di Iddio. 
(La ilaha ill-Allah)

domenica 2 febbraio 2020

Il gatto nella cultura islamica



Il gatto nella cultura islamica è tenuto in altissima considerazione tanto che sono proprio i gatti gli unici animali liberi di stare nelle moschee. La  legge islamica,  prevede inoltre pene severissime nei confronti di chi commette gesti di violenza o maltrattamenti sui gatti.
Questo rispetto che la cultura islamica mostra nei confronti dei gatti è probabilmente derivato dal fatto che, secondo la tradizione, Maometto amava moltissimo questo animale e varie sono infatti le leggende che parlano dell’amore del profeta per i gatti e in particolare per una gatta bianca chiamata Muezza.
Una leggenda narra che la gatta non si separava mai da Maometto seguendolo in ogni suo movimento e dormendogli sempre accanto nei momenti di riposo.
Un giorno quando suonò l’ora della preghiera, Maometto si accorse che Muezza dormiva tranquilla acciambellata su un lembo del suo mantello.
Il profeta esitò ad alzarsi poiché non voleva svegliare la gatta, ed  alla fine, per non disturbarla,  decise di strappare l’angolo del mantello dove la gattina dormiva e fatto ciò si alzò per andare a pregare.
Quando Maometto tornò dalla preghiera Muezza si era svegliata e gli andò incontro facendogli un inchino per ringraziarlo del suo gesto d’affetto, il Profeta fu talmente onorato da questa accoglienza che decise di fare dei doni speciali a Muezza e a tutti i gatti che sarebbero nati da quel giorno in avanti.
Accarezzandola tre volte sulla schiena il Profeta donò a Muezza ed a tutti i gatti la capacità di atterrare sulle zampe anche da grandi altezze senza così  farsi male, le  nove vite e naturalmente un posto in paradiso.
Un’altra leggenda narra invece che un giorno Maometto si ritrovò un serpente velenoso nella manica della veste. Non volendo fare del male all’animale, il profeta si fece aiutare da Muezza che, non appena il serpente spuntò dalla manica, lo catturò portandolo lontano e salvando così la vita al suo amato “padrone”.

https://diariodiungattofelv.altervista.org/blog/il-gatto-nella-cultura-islamica/

venerdì 10 gennaio 2020

La Moschea Education City a Doha




La Facoltà di studi islamici del Qatar, situata nel campus della Education City,  a Doha fa parte dell'Università Hamad-Bin-Khalifa. Il programma prevede spazi di insegnamento, facoltà di livello mondiale ed un centro di ricerca ma la parte più spettacolare del nuovo complesso è la prima moschea di un campus universitario, progettata da Mangera Yvars Architects con sede a  Londra e Barcellona.

Nella sua posizione strategica all'ingresso principale del campus, l'affascinante moschea è rapidamente diventata il nuovo punto culminante sullo straordinario skyline di Doha.

Ha una capacità di 1.800 fedeli che possono essere accolti nella sala di preghiera principale e nei cortili esterni. I due minareti si elevano fino a 90 metri nel cielo e puntano dritto verso la Mecca. Centinaia di piccole finestre rotonde perforano la struttura fluida, bianca e cavernosa. La moschea poggia su cinque colonne strutturali principali che rappresentano i “cinque pilastri dell’Islam" e ogni pilastro è inscritto con un versetto del Sacro Corano. Quattro corsi d'acqua scorrono nei giardini circostanti l'edificio, ognuno dei quali rappresenta vino, latte, miele e acqua.La moschea è la prima struttura veramente moderna per i fedeli nella regione ed è già diventata l'ispirazione per progetti simili proposti a Dubai e in altre città in forte espansione nella regione.


https://www.youtube.com/watch?v=qPKF7KqAd0E