La jambiya è un pugnale con la punta ricurva che tutti gli uomini yemeniti sfoggiano infilato in un cinturone. Ha origini arabe pre-islamiche molto remote e la raffigurazione più antica risale al VII/VI sec. a.C.; si tratta di una statua del re imiarita Shebam, rinvenuta in una località della Penisola Araba chiamata Ma'di Karb.
Questo particolare tipo di pugnale è formato da una lama di acciaio lucidissima, affilata su entrambi i lati e con una linea centrale in rilievo, ma il vero capolavoro è costituito dall' impugnatura che spesso è prodotta con materiali rari e pregiati, come il corno di rinoceronte, l'avorio, l’alabastro, o particolari paste vitree ed è decorata molto finemente con oro ed argento, filigrana, pietre dure e monete a volte molto preziose. Il bel colore ambrato che assume il materiale utilizzato, con il passar del tempo, ne aumenta il pregio. Anche il fodero, che di solito è di legno ricoperto con vari materiali, è decorato con molta cura ed applicato ad un cinturone di cuoio alto 5/7 cm, generalmente foderato di tessuto, con una fibbia che si allaccia sulla schiena.
La jambiya si tramanda da padre in figlio e rivela informazioni sul suo proprietario. Si può capire se è ricco o povero e quale posto occupa nella società: semplice cittadino, autorità religiosa, capo tribù, sceicco, fedele che ha effettuato il Pellegrinaggio alla Mecca.
Un uomo senza la sua jambiya si sente incompleto, non a caso un antico proverbio yemenita dice che “un uomo senza jambiya è un uomo morto “, inoltre, colui che la perde o la abbandona è profondamente disprezzato; è un simbolo di virilità al quale non rinunciano neppure gli uomini più umili, come mendicanti e carcerati.

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