sabato 21 settembre 2024

La poligamia nell'Islam. parte seconda

Quattro sono i principali motivi evocati per giustificare la poligamia all’interno del mondo islamico ed arabo-islamico:

— Malattia grave ed incurabile della moglie. Nel caso in cui la moglie si ammali e sia impossibilitata ad avere una vita sessuale sana e regolare, il marito può prendere una seconda moglie, ma non volendo ferire la prima e desiderando dimostrarle riconoscenza, non divorzia da lei abbandonandola a sé stessa, visto che proprio a causa della sua malattia non potrà più risposarsi. Egli la manterrà quindi sotto la sua tutela morale ed economica, in particolare se gli ha dato dei figli.

— Sterilità della prima moglie. Lo stesso ragionamento vale anche nel caso di sterilità della prima moglie. Considerando che la donna non è per nulla responsabile, l’uomo può decidere di non divorziare. Ciò anche perché nella società araba è molto difficile per non dire impossibile che una donna divorziata a causa della sua sterilità possa trovare un marito. Se avverte il desiderio imperioso e legittimo di paternità, l’uomo può prendere una seconda moglie in grado di dargli dei figli.

— Freno alle relazioni extraconiugali. Per quanto a prima vista la cosa possa sembrare strana, nell’Islam la poligamia può costituire una soluzione al fenomeno delle relazioni extraconiugali, assolutamente vietate ad entrambi i sessi. Invece di figurare, per la religione e la società, come amante e non godere quindi di alcun diritto, oltre ad esporsi a critiche ed anche a pene severe, la donna preferisce sposarsi e condividere il marito con l’altra moglie. Essendo moglie a tutti gli effetti, la donna sarà tutelata dalla legge, darà ai suoi figli un padre e si garantirà accettazione sociale e sicurezza economica. L’uomo, dal canto suo, scegliendo la poligamia, non commette peccato per la religione né scorrettezza dinanzi alla società, come invece accadrebbe se decidesse di prendersi un’amante.

— Servizio alla comunità e al riequilibrio demografico. In caso di conflitti armati che durano anni, la società subisce un drastico sbilanciamento tra i due sessi per la morte di centinaia di migliaia di uomini con il risultato che circa altrettante donne, ancora giovani, vedono svanire la possibilità di trovare una figura maschile con cui fondare una famiglia o rimangono vedove, con o senza figli. Queste donne sarebbero condannate alla solitudine perché, se in Occidente la donna può comunque vivere la propria vita sessuale e magari anche decidere di avere figli senza doversi necessariamente sposare, ciò non è assolutamente possibile per le donne musulmane. È chiaro quindi che se la monogamia fosse regola imprescindibile, un gran numero di donne arabe musulmane sarebbero condannate ad una vita solitaria, dovendo rinunciare, insieme al matrimonio, alla sessualità e alla maternità.

fonte:https://www.fivedabliu.it/

La poligamia nell'Islam. parte prima

domenica 25 agosto 2024

La moschea di fango di Larabanga

Nel nord del Ghana, nel distretto di Gonja Ovest, c’è una cittadina che si chiama Larabanga ed è nota per la moschea di fango realizzata nel 1421 in stile sudano-saheliano. E’ la moschea più antica del paese e tra le più vecchie dell’Africa Occidentale. Costruita con fango e canne, ha due torri di forma piramidale, dodici contrafforti di forma conica sull’esterno e legni orizzontali. Essendo realizzata con materiale deperibili, ogni anno richiede lavori di restauro, soprattutto dopo la stagione delle piogge. Tutti questi lavori di mantenimento ne hanno in parte modificato il design iniziale. Una tempesta del 2002 ha distrutto il minareto che è stato poi ricostruito grazie a una serie di fondi stanziati dal World Monuments Fund. I lavori di restauro hanno anche interessato l’intonaco cementizio e le strutture in legno che sono state sostituite. Racconti leggendari si sono tramandati da generazione in generazione, riguardo la nascita di questa moschea, si narra infatti che fu commerciante musulmano di nome Ayuba a ricevere in sogno le istruzioni per costruire la moschea. Ma quando si svegliò, trovò già le fondamenta realizzate per cui dovette solo completare l’opera. Ayuba sarebbe sepolto sotto un albero di baobab accanto alla moschea. Un’altra leggenda racconta, invece, che Larabanga fu fondata da Yidan Brajmah chiamato Ibrahim, arrivato in Ghana da Medina in aiuto di Ndewura per conquistare nuovi territori. In cambio di questo sostengo, a Ibrahim venne concesso di insediarsi in un luogo di sua scelta di tutto il regno. Dalla pietra mistica, considerata ancora oggi miracolosa e posta al centro di Larabanga, Ibrahim scagliò una lancia in cielo che cadde in una pianura in cui oggi si trova la moschea dove è conservata una copia del Corano e si narra che sia arrivata dal cielo su richiesta del fondatore. Ogni anno, in visita, arrivano pellegrini provenienti da tutta l’Africa.

lunedì 15 luglio 2024

La poligamia nell'Islam. Parte prima

La poligamia costituisce una realtà ben consolidata nella tradizione islamica. Gli uomini  possono avere fino a 4 mogli contemporaneamente mentre le donne possono avere solo un marito. Il versetto del Corano recita questo:“…Le donne sposatele, quelle che vi vanno a genio, due o tre o quattro, e se temete di non riuscire ad essere giusti, sposatene una sola” (Sura Al Nisaa’ IV vers. 3). Il matrimonio si contrae con una donna alla volta, nel corso della vita poi, a volte a distanza di anni, l’uomo può sposare altre donne. Spetta dunque all’uomo, secondo le proprie inclinazioni, decidere se limitarsi ad una moglie sola o ad usufruire appieno della licenza divina. Nel versetto citato, Dio pone come unica condizione alla poligamia la giustizia, ossia l’equità. Qualora l’uomo non si reputi in grado di trattare tutte le sue mogli con equità, dovrà limitarsi a prendere una sola moglie. Rispettare le condizioni di totale e assoluta equità è quasi impossibile; lo afferma un altro versetto del Corano: “Non riuscirete mai a essere del tutto imparziali fra le vostre mogli, anche se lo desiderate vivamente…” (Sura Al Nisaa’ IV vers. 129). Infatti, non solo ogni moglie deve avere esattamente ciò che hanno le altre - quindi quattro appartamenti, a meno che la casa del marito non sia sufficientemente grande per accoglierle tutte, quattro vacanze, quattro regali di anniversario e via dicendo - ma anche, e soprattutto, deve essere equo il tempo che il marito dedica alle consorti. L’unico aspetto per il quale non è richiesta l’equità è il sentimento. È infatti impossibile controllare i propri sentimenti e l’inclinazione del proprio cuore, ma Dio stesso raccomanda all’uomo che ha fatto la scelta della poligamia di non dedicarsi completamente ad una moglie trascurando le altre. 

fonte:https://www.fivedabliu.it/

La poligamia nell'islam. parte seconda

mercoledì 12 giugno 2024

Cappadocia: i camini delle fate

 


I “camini delle fate” sono strutture geomorfologiche che nascono dalla roccia morbida di origine sedimentaria. Vengono chiamati in questo modo proprio a causa della loro forma: larga alla base e ristretta sulla punta. I più famosi sono sicuramente i camini della Cappadocia, in Turchia. Si trovano sopra un altopiano ad un’altezza di oltre mille metri e sono collocati esattamente fra le città di Avanos, Nevsehir e Urgup. La loro origine è davvero molto antica e risale a circa 30 milioni di anni fa.

Esiste una leggenda secondo cui, questi luoghi magici dall’aspetto fiabesco, un tempo, erano abitati da piccole creature fatate che si sarebbero occupate della realizzazione delle abitazioni. Il motivo che giustificherebbe questa leggenda è dovuta al fatto che la roccia è lavorabile con estrema facilità e quindi le fate non avrebbero avuto alcuna difficoltà a dar vita a questi rifugi che poi negli anni sarebbero diventati le abitazioni dei popoli del luogo.

In realtà i camini delle fate devono la loro formazione a due vulcani ormai inattivi: Erciyes e Hasan.Le eruzioni si sono susseguite nel corso degli anni (circa 30 milioni di anni) portando alla continua stratificazione lavica. L’insieme di lava e cenere ha generato i camini delle fate, modellati grazie all’azione continua e lenta delle piogge. Proprio l’acqua ha permesso di modellare la terra intorno alla roccia, creando forme insolite e paesaggi assolutamente unici. Il materiale che costituisce i camini è il tufo, estremamente friabile e soggetto a continui mutamenti.  I camini delle fate si formano, in genere, in aree desertiche e aride, con un clima prevalentemente caldo e secco. Altri camini delle fate molto conosciuti sono quelli del Bryce Canyon National Park, nello Stato dello Utah (USA).


                                                           Interno abitazione

sabato 20 aprile 2024

Kashan (Iran)


Kashan è un'antica città iraniana situata sulla strada che porta da Teheran ad Isfahan in una zona arida in prossimità del deserto Dasht-e-Kavir. Una delle attrazioni più belle della città sono le case tradizionali che risalgono al XVII secolo. La loro struttura si basa sul fatto che le famiglie benestanti non amavano mostrare la facciata del palazzo in cui abitavano a tutti i passanti, ma il cortile, il giardino e l’edificio stesso dovevano essere  occultati agli sguardi indiscreti. Dalla strada, così come dall’ingresso, tutto quel che si può vedere è un muro alto 4 metri che non lascia intravedere nulla dell’interno. 

Il principale materiale da costruzione impiegato per queste case è l'argilla impastata con la paglia che offre un ottimo isolamento termico in tutte le stagioni e si dice anche che quando è umida sia in grado di produrre ossigeno. 

Il sistema di condizionamento funziona attraverso le torri del vento (o acchiappa vento, i "Badgirs"), alte strutture capaci di espellere l'aria calda durante il giorno e di immettere aria fredda durante la notte, per semplice differenza di pressione. L'aria si muove all'interno di condutture e passa attraverso ampie bocchette installate nei punti strategici, talvolta nei pressi di vasche piene di acqua, per amplificare l'effetto raffreddante. 

Le porte di accesso ai palazzi erano sempre in numero dispari, generalmente 3, 5 o 7 e siccome non venivano utilizzate tende, per  abbellire l'ambiente si utilizzavano vetri colorati con i quali venivano realizzati veri e propri mosaici. L'apertura avveniva facendo scorrere la porta verso l'alto, all'interno di un apposito vano. Le finestre funzionavano allo stesso modo e non esistevano cerniere di alcun tipo.

Il sistema di distribuzione dell'acqua, utilizzava prevalentemente il principio dei vasi comunicanti e raggiungeva ogni punto della casa attraverso una rete di canali.

La cella frigorifera si trovava invece nei sotterranei della casa ed era raffreddata sfruttando in modo oculato l'aria trasportata dalle torri del vento.

Il centro storico di Kashan è interessante non solo per le case tradizionali, ma anche per la pittoresca rete di stretti vicoli, dove antiche porte presentano ancora il doppio batacchio differenziato per uomini e donne (producendo un suono diverso, aiutano chi si trova nell'abitazione a capire se sta bussando un uomo o una donna).

Un'altra attrazione turistica a Kashan molto interessante è il giardino persiano di Bagh-e Fin, completato verso la fine del XVI secolo e considerato come il giardino più antico dell'Iran. Il giardino Bagh-e Fin ha una rete di canali dove scorre continuamente acqua, centinaia di fontane da dove l'acqua sgorga naturalmente per differenza di pressione, senza l'uso di alcuna pompa. 


mercoledì 20 marzo 2024

Ramadan nel mondo: Dubai


Il Ramadan è un appuntamento importante per i musulmani di tutto il mondo e coincide con il nono mese del calendario islamico, quando sono state rivelate al Profeta Maometto le prime parti del Corano.  A Dubai le commemorazioni del mese sacro avvengono all'insegna di preghiera, digiuno e solidarietà. Per capire meglio i rituali del Ramadan, ecco come si svolge un tipico giorno durante il mese sacro:

  Suhoor: il primo pasto

Prima dell'alba, i musulmani si svegliano per pregare e riunirsi per il suhoor, preparandosi così a una giornata di digiuno, che comincia con l'adhaan (il richiamo alla preghiera) del mattino. Nei giorni feriali, il suhoor si consuma spesso a casa in famiglia, mentre nel fine settimana gli abitanti della città si dirigono verso le tende allestite per l'occasione o nei ristoranti che propongono il suhoor, sia per i musulmani che per i non musulmani. Alcuni restano aperti fino a poco prima dell'alba, mentre molti sono aperti soltanto dalle 9 di sera all'1 di notte.

  Siyam: il digiuno

Siyam che significa "astenersi" corrisponde alle ore del digiuno. Durante il Ramadan, i musulmani devono astenersi da mangiare, bere e fumare tra l'alba e il tramonto. Oltre a praticare l'astensione fisica, i devoti devono astenersi anche da cattivi pensieri, azioni e parole. Il digiuno è un modo per ripulire il corpo e l'anima dalle impurità e rifocalizzare la mente verso l'adorazione, la redenzione e la gratitudine. Digiunare insegna anche a mettersi nei panni di chi è meno fortunato. Nelle case, le cucine diventano operose per la lenta preparazione dell’iftar.

  Iftar: la rottura del digiuno

Al calar del sole (preghiera Maghrib), tutta la città aspetta che gli spari dei cannoni segnino la fine del digiuno e la proclamazione dell'iftar. Le persone in tutta Dubai, così come i musulmani in tutto il mondo, rompono tradizionalmente il digiuno con un sorso d'acqua e una manciata di datteri. Le case diventano incredibilmente ospitali, mentre hotel e ristoranti danno il meglio di sé per proporre ricche prelibatezze. Durante il mese sacro, decorazioni arabesche sfavillanti illuminano tutta la città al tramonto.

  Taraweeh: le preghiere

La notte che Allah rivelò al Profeta Maometto i primi versetti del Corano é la notte della rivelazione, nota come Laylat Al Qadr (la notte del Destino), la cui data esatta è sconosciuta, anche se si pensa che si verifichi in una notte dispari degli ultimi dieci giorni di Ramadan. E’ la notte in cui le preghiere valgono l'equivalente di 1.000 mesi di devozione. Le Isha (preghiere notturne) e le Taraweeh (preghiere serali prolungate durante il Ramadan) sono molto importanti. Per commemorare la rivelazione del Corano, i musulmani leggono ogni giorno durante il Ramadan un trentesimo del libro sacro così, entro la fine del mese, avranno letto e recitato l’intero Libro Sacro. Le preghiere sono divise in tre fasi o ashra. I primi dieci giorni sono dedicati alla pietà, i secondi dieci giorni al perdono e gli ultimi dieci spiegano come proteggersi dalla dannazione.

  Zakat: L’elemosina

L'elemosina è uno dei cinque pilastri dell'Islam ed è particolarmente importante durante il Ramadan e le celebrazioni dell’ Eid. Il governo e le grandi organizzazioni portano avanti iniziative speciali e ciascun individuo fa la sua parte per aiutare i meno fortunati.

giovedì 22 febbraio 2024

Le danze turche



La musica popolare turca, originatasi nelle aree steppose dell’Asia centrale e tramandata grazie agli asik, che cantavano di villaggio in villaggio, si basa su una scala di 24 note per ottave, anziché 12, influenzando i ritmi che sono derivati da questa radice comune. Su questa musica e su queste melodie di difficile esecuzione si sono innestate una serie di danze, nate nei diversi villaggi turchi, ognuna delle quali rispecchia caratteristiche tipiche del luogo in cui ha avuto origine. Pur ritrovando, infatti, un denominatore comune nello stile e nel ritmo e in parte nei movimenti, ogni regione ha la sua danza, in cui confluiscono tradizioni e aspetti culturali peculiari di quella regione. Ecco quindi che nella regione dell’Anatolia centrale, meridionale e sud orientale si balla l’halay, in cui un danzatore guida la danza agitando un fazzoletto. Sempre nell’Anatolia centrale è diffusa un’altra danza ancora, la danza del cucchiaio, in cui danzatori di entrambi i sessi fanno risuonare coppie di cucchiai di legno a ritmo di musica. Nella Tracia invece, cioè nella parte europea della Turchia, è tipica la Karsilama, ossia la danza dell’accoglienza di origine balcanica. E poi ancora, nella regione dell’Egeo, troviamo le danze zeybek, eseguite da danzatori soli oppure in compagnia che simboleggiano l’eroismo e il coraggio. Nelle regioni del Mar Nero è invece di casa la danza horon, una danza molto vigorosa in cui gli uomini, solitamente vestiti di nero, si tengono sottobraccio e si muovono seguendo le vibrazioni del “kemence”, una forma primitiva di violino.

sabato 27 gennaio 2024

La leggenda della Moschea di Sidi Ibrahim. Algeria.


Ba Messaoud, un uomo pio e molto rispettato, fu prigioniero su un’isola, lontano dalla sua famiglia, per più di vent’anni. Dalla sua cella poteva vedere solo uno squarcio di cielo e il povero uomo si lamentava senza speranza. Sentiva la mancanza del suo paese, dei suoi palmeti e temeva che i suoi conoscenti lo credessero morto.Una sera, disse la sua quinta preghiera, si addormentò e fece un sogno straordinario. Un vecchio sceicco fatiscente e traballante, stringendo in mano un bastone decorato, si fermò davanti a lui e disse: "Selmek, Ba Messaoud, io sono Sidi Ibrahim, lo sceicco dimenticato. Sono morto da molto tempo e nessuno si ricorda di più di me….vuoi rivedere la tua famiglia, il tuo popolo e il tuo palmeto? fammi una promessa e ti darò la libertà riportandoti a M’zab!” Ba Messaoud ascoltò in atteggiamento di grande deferenza. "Domani", continuò lo sceicco, "ti porteranno al mare per eseguire dei lavori. Le guardie non saranno molto attente perché i cani le assistono. Ti daranno frattaglie per il pasto. Fai attenzione a non mangiarle e appena vedi l’opportunità, corri il più velocemente possibile verso il mare. I cani ti inseguiranno ma tu gli lancerai le frattaglie e poiché sono mal nutriti si fermeranno per mangiarli così tu potrai continuare la tua corsa verso il mare”. Poi gli consegnò il bastone. “Quando arriverai a EL-Atteuf, salirai in cima alla collina e lancerai  il bastone al vento. Dove si pianterà, costruirai una moschea in mio nome.” Quando si svegliò, Ba Messaoud stringeva in mano il bastone finemente decorato. Il giorno dopo, come previsto, le guardie lo portarono a lavorare in una cava vicino al mare e fece come gli aveva detto lo sceicco. Corse verso il mare, gettando le sue frattaglie ai cani che si fermarono a divorarle, poi chiuse gli occhi, continuando a correre e pregando Allah affinché si prendesse cura della sua anima. Quando si svegliò, sentì per la prima volta intorno a sé le voci di uomini che, nella sua lingua, recitavano il Corano. Ba Messaoud, era avvolto nella sua kachabia rigata, il cappuccio sul volto ed era seduto appoggiato a un pilastro. Quando entrò l'imam, riconoscendolo dalla sua voce, Ba Messaoud capì che si trovava a Melika. La preghiera stava per cominciare, ma l’imam fermo in mezzo alla moschea disse: "È un giorno di gioia per noi, fratelli. Uno dei nostri è tornato: ho “sentito” Ba Messaoud.”  “Ba Messaud? Impossibile, imam! È prigioniero da più di vent'anni e di lui non abbiamo più notizie: basti dire che è morto” replicarono i fedeli.  Ostinato l'imam, girava a grandi passi per la stanza della moschea, sollevando i cappucci delle kachabia per guardare sotto. Quando Ba Messaoud si alzò e baciò la mano dell'imam, sorpresa e gioia colsero gli assistenti. Dopo la preghiera Ba Messaoud raccontò  la vicenda e lo sceicco Sidi Ibrahim venne ricordato. La gente si pentì di averlo lasciato nell’oblio. Secondo la consuetudine, si formò immediatamente un gruppo di giovani costruttori per aiutare Ba Messaoud a mantenere la sua promessa. Partirono con lui per El-Atteuf, salirono dritti sulla cresta della collina, proprio in cima al paese e Ba Messaoud lanciò il bastone che si conficcò in una duna di sabbia. Ma come costruire sulla sabbia? Si chiesero i costruttori. Ba Messaoud decise che la notte poteva portare consiglio e che era giunto il momento di rivedere la sua famiglia. La storia non dice se Ba Messaoud ebbe un altro colloquio notturno con lo sceicco dimenticato ma assicura che, il giorno dopo, tutta la duna di sabbia poggiava sull'altro lato della collina, dove si trova ancora oggi e il bastone era conficcato nella roccia, proprio contro la tomba dello sceicco Sidi Ibrahim. Ecco come è stata costruita la sua moschea.

domenica 10 dicembre 2023

Moschea Oasis a Dubai

La Moschea Oasis, progettata da  Amer Shawa è stata ispirata dall'idea che la religione sia la nostra oasi nella vita ed il concept del progetto è proprio un'oasi nel deserto. Già nei tempi più remoti le oasi fornivano suolo, acqua, riparo e felicità per chi doveva viaggiare nel deserto. Al giorno d'oggi, la nostra vita è il deserto e la religione la nostra oasi.

Il progetto si struttura in 3 livelli distinti:

-Il livello del suolo ispirato alle dune sabbiose. Le file delle onde, che servono come base per l'edificio, sono 5 come i pilastri dell’Islam. Il muro con le scritte del Corano preserva l’Oasi come il Libro Sacro preserva la nostra religione. La parola oasi in sé significa un "luogo di dimora", e così è la religione per tutti i fedeli.

-2° livello: le palme da dattero che sono le piante più importanti in un'oasi e creano ombra per tutte le piante sottostanti. Le massicce colonne della moschea rappresentano le palme da dattero. Dove ci sono molte palme, ci sono anche innumerevoli raggi di luce che attraversano le foglie ed il soffitto del progetto è stato ispirato da tale effetto.

-3° livello: la splendida vista della vita che possiamo ottenere rimanendo fedeli alla nostra religione. Dal tetto si può vedere infatti un bellissimo panorama con il vivace skyline di Dubai , la Emaar Creek Tower e il Burj Khalifa.

L'elemento in vetro nel progetto rappresenta la trasparenza dell'Islam. Il vetro trasparente è atipico per le costruzioni della moschea, ma in questo design unico si fonde naturalmente con il bellissimo ambiente di questo luogo speciale nel Dubai Creek.

https://amazingarchitecture.com/mosque/oasis-mosque-in-dubai-united-arab-emirates-designed-by-amer-shawa

giovedì 9 novembre 2023

Qasr Al Watan - Abu Dhabi


Qasr Al Watan significa letteralmente “Palazzo della Nazione” e ospita gli uffici del Presidente degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Khalifa Bin Zayed Al Nahyan, del Vicepresidente e Sovrano di Dubai, e del Principe Ereditario e Vice Comandante delle forze armate. Prima di aprire le porte al pubblico, nel 2019, il palazzo ospitava solo incontri ufficiali con i capi di Stato stranieri e le riunioni dei più importanti organi statali, ora, nonostante non tutte le aree siano accessibili, è possibile visitare questa spettacolare opera di architettura islamica. I lavori di costruzione del palazzo sono iniziati nel 2010 e terminati nel 2017. Saloni immensi, loggiati e giardini si estendono su una superficie di 380.000 mq. Il palazzo è di marmo e pietra bianchi, colore che simboleggia purezza e pace. Varcata la soglia, si rimane profondamente colpiti dal lusso presente ovunque: dalle pareti, ai pavimenti, fino ai soffitti ricoperti di decorazioni dorate, lampadari di cristallo, mosaici, finestre finemente intagliate e vetrate colorate in stile islamico. I disegni riproducono opere geometriche o elementi della natura e la parte più vasta e spettacolare è la Grande Sala o The Great Hall dove i colori predominanti sono l’oro, il bianco e il blu, a simboleggiare la sabbia del deserto, la pace e il mare. Grande protagonista di questa porzione di palazzo è la cupola di 37 metri di diametro, considerata tra le più grandi al mondo. Superata l’area centrale, nel palazzo si trovano due zone laterali con sale dedicate all’accoglienza, ai banchetti e agli incontri politici. Cattura subito lo sguardo un’opera dorata e sferica che si trova verso l’ala est, ricca di ornamenti arabi. L’opera, realizzata dall’artista Mattar Bin Lahej, è chiamata Il potere delle parole, e riproduce in forma tridimensionale i caratteri grammaticali del discorso del fondatore degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Zayed Bin Sultan Al Nahyan e cita: “La ricchezza non è denaro o petrolio; la ricchezza risiede nelle persone, ed è inutile se non dedicata a servire le persone”. Qasr Al Watan ospita inoltre una delle attrazioni più interessanti e imperdibili in città, adatto anche alle famiglie: Palace in Motion. Un meraviglioso spettacolo di luci e suoni proiettato sulla facciata principale del palazzo, che rende omaggio alla storia  degli EAU in tre atti. Lo show si tiene di fronte al palazzo principale e si ripete ogni 30 minuti dopo il tramonto.

https://www.youtube.com/watch?v=NNVnnA45_6w

domenica 15 ottobre 2023

Festival Taragalte - il festival del deserto del Marocco


Il Festival Taragalte è un evento pubblico e artistico che si tiene ogni anno tra le dune, a M'Hamid El Ghizlane, 90 km a sud di Zagora, nella valle del Draa, in Marocco. Si svolge proprio nei pressi dell'antico punto di partenza delle carovane che un tempo attraversavano il Sahara da M'Hamid el Ghizlane a Timbuktu. Questo festival è un vero e proprio trampolino di lancio per la cultura nomade e ogni anno mette in risalto temi diversi. Per 3 giorni, i visitatori possono partecipare a conferenze e tavole rotonde su una vasta gamma di argomenti: patrimonio architettonico, flora, fauna, scultura, protezione dell'ambiente, salute, educazione, agricoltura... C'è arte in varie forme: artigianato, pittura, tessitura … Artisti locali, regionali, nazionali e internazionali sono invitati a salire sul palco per esibirsi in poesia, narrazione, canto, musica e danza. Ogni anno il festival accoglie un ospite d'onore. Lo sport competitivo è un elemento importante dell'evento, con dimostrazioni di hockey nomade e una corsa di cammelli.

Dal 27 al 29 ottobre 2023, il festival ritorna per una 12a edizione che avrà come tema; “La saggezza delle sabbie e delle oasi, fonte di ispirazione e alchimia.» Il festival Taragalte ha un profondo desiderio di riunire le persone attraverso l'arte per vivere e agire insieme. Rendendo così questo festival un elemento unificante cullato dalla ricchezza delle differenze che unisce cantanti, musicisti e ballerini provenienti da contesti culturali diversi. Questa edizione tenta di attingere alla saggezza dei nomadi del mondo, alle risposte all'emergenza ambientale, alla convivenza, al valore della cultura nomade marocchina che costituisce oggi un prerequisito per affrontare i cambiamenti del mondo: climatici e di civiltà. Per questa edizione di ritorno, il festival invita tutti i partecipanti a trovare nella memoria delle sabbie e nella poesia delle stelle, un allineamento interiore, una saggezza condivisa e felici proiezioni per il futuro. 


https://www.youtube.com/watch?v=FNv9LHElxLg

lunedì 14 agosto 2023

Il matrimonio turco: le diverse tipologie

Red color Turkish wedding dress

Ci sono diversi tipi di matrimonio in Turchia e queste differenze dipendono dalla regione in cui ci si trova, dal patrimonio culturale e dal grado di istruzione. Per esempio nelle aree meno sviluppate abbondano i matrimoni di tipo tradizionale, ossia quelli combinati, in cui i genitori della sposa giocano un ruolo molto importante. Sono loro infatti che scelgono il miglior partito per la loro figlia.

Inoltre le usanze della Turchia settentrionale sono diverse da quelle della Turchia meridionale e poi c'è chi preferisce sposarsi di giorno e chi, invece, di notte, la costante, però, è che la sposa è sempre vestita di rosso, perché si pensa che sia un colore “portafortuna". A mano a mano che il livello di istruzione cresce, la tipologia di matrimonio cambia e la donna acquista potere decisionale. Infatti, i parenti non interferiscono e non impongono alla propria figlia l'uomo da sposare. In questo caso è la donna a scegliere il proprio sposo e addirittura la data del matrimonio stesso. Quando, invece sono i genitori a scegliere, la donna è spesso data in moglie ad un cugino, perchè una delle usanze più comuni in Turchia è quella del matrimonio in famiglia, o meglio, tra parenti stessi. A volte il matrimonio viene combinato subito alla nascita e i futuri sposi non hanno alcun diritto di scegliere o tanto meno di rifiutarsi. La promessa di matrimonio si ritiene conclusa al raggiungimento dei diciotto anni.

Sposarsi con una persona di un'altra cultura è un problema molto sentito in Turchia , in quanto le tradizioni sono estremamente importanti e quindi non è permesso che queste vengano infrante o che i figli vengano allevati in modo diverso dal consueto. Questi sono spesso motivo di divorzio precoce.

Un'usanza molto frequente in Turchia prevede che una donna, rimasta vedova, sposi suo cognato.

Il matrimonio reciproco è un matrimonio messo in atto da due famiglie le quali fanno sposare i rispettivi figli. In questo modo si riducono le spese e il valore della dote.

Con gli “annunci di matrimonio” gli uomini cercano la propria donna tramite una specie di annuncio pubblicitario. I ragazzi, nello specifico, si affidano a delle agenzie apposite  per trovare la loro anima gemella.

Qualsiasi matrimonio turco che si rispetti prevede un'enorme quantità di foto dei novelli sposi insieme alle loro famiglie e amici. 

La Turchia è famosa per la poligamia, specialmente nelle aree rurali dove questa pratica è ammessa (a differenza del resto del paese dove è proibita). La poligamia è frequente specialmente nelle aree con un basso livello di istruzione. Non è raro, tra l'altro, che un uomo sposi una seconda donna, nel caso in cui la prima non possa avere figli.  

domenica 9 luglio 2023

Il mantello di Maometto


Il mantello di Maometto (Kherqa) è una reliquia situata nel Kirka Sharif a Kandahar , in Afghanistan . È un mantello che si crede sia stato indossato dal profeta islamico Maometto durante il Viaggio notturno nel 621 d.C. ed è rinchiuso all'interno della moschea, custodito dalla stessa famiglia da oltre 250 anni. I suoi guardiani hanno tradizionalmente mostrato il mantello solo ai leader riconosciuti dell'Afghanistan, ma in tempi di grande crisi come i disastri naturali, è stato mostrato pubblicamente come mezzo di rassicurazione. Il mantello fu donato ad Amir Ahmad Shah Durrani (considerato il fondatore dell'Afghanistan moderno) da Amir Murad Beg di Bukhara (nell'attuale Uzbekistan) nel 1768 al fine di consolidare un trattato tra i due capi. Un racconto alternativo afferma che quando Ahmad Shah si recò a Bukhara e vide il mantello di Maometto, decise di portarlo con sé a Kandahar. Chiese quindi ai custodi se poteva prenderlo in prestito, ma loro, preoccupati che potesse tentare di rimuoverlo da Bukhara, gli risposero che non poteva uscire dalla città. Si dice quindi che Ahmad Shah abbia indicato una pesante pietra ben piantata nel terreno, dicendo che non avrebbe mai allontanato il mantello dalla pietra. I custodi, gratificati dalla risposta, gli porsero il mantello. Ahmad Shah prese quindi il mantello, ordinò di scavare la lastra di pietra e li portò entrambi con sé a Kandahar, dove la pietra ora si trova vicino al suo mazar (tomba). 

domenica 18 giugno 2023

Munkar e Nakir


Munkar e Nakir nell'escatologia islamica , sono angeli che mettono alla prova la fede dei morti nelle loro tombe.I musulmani credono che dopo la morte di una persona , la sua anima passi attraverso uno stadio chiamato barzakh. Barzakh è una parola araba che significa "ostacolo", "separazione",  o "barriera". Nell'Islam , denota il luogo che separa i vivi dall'aldilà o una fase/"stadio" tra la morte di un individuo e la sua resurrezione nell' “Aldilà”. Nakir e Munkar, a funerale e sepoltura terminati, hanno il compito di sostenere l'anima del defunto in posizione verticale nella tomba e porgli tre domande:

  1. Chi è il tuo Signore?
  2. Qual’ è la tua religione?
  3. Chi è il tuo profeta?

Un credente retto risponderà correttamente, dicendo che il suo Signore è Allah, che Maometto è il suo profeta e che la sua religione è l'Islam. In questo caso il tempo trascorso in attesa della risurrezione sarà piacevole e potrà entrare in paradiso. Chi invece non risponderà come sopra descritto sarà castigato fino al giorno del giudizio. Si crede che il fuoco dell’inferno possa già essere visto in barzakh e che il dolore spirituale causato da questo possa portare alla purificazione dell’anima.

venerdì 12 maggio 2023

Santuario Shah-e Mardan e il mantello del Profeta



Il santuario di Sakhi Shah-e Mardan o Ziyarat-e Sakhi è situato nell'area di Karte Sakhi a Kabul, in Afghanistan, ai piedi della collina Asamayi, ora meglio conosciuta come Television Hill. È associato al luogo in cui fu portato il mantello del Profeta Maometto e alla visita di Ali, genero e cugino di Maometto, che sarebbe diventato il quarto Califfo e primo dei Dodici Imam. La storia (o leggenda) narra che il mantello abbia fatto sosta in questo santuario nel percorso verso la sua posizione attuale nel Santuario del Mantello a Kandahar. Si racconta che il mantello sia stato tessuto dallo stesso Maometto con l'aiuto di sua figlia Fatima , suo genero Ali , e dei loro figli, Hasan e Husayn e che fu lasciato in eredità a Uwais al-Qarani, il quale, dopo la morte del Profeta, portò il mantello alla Grotta di Hira su Jabal al-Nour, dove Maometto ricevette la sua prima rivelazione. Qui vi rimase fino a che  non fu portato a Baghdad da Shaykh al-Uliya Qutba al-Atqiya. Non avendo ancora trovato giusta dimora, il mantello fu poi trasferito a Samarcanda, poi in India e successivamente nell'ovest dell'odierno Afghanistan a Juzgun (ora Fayzabad) nel  Badakhshan, dove fu  costruito un forte per ospitare l'indumento in modo sicuro. Dopo settantanove anni, nel 1181/1767-8, Ahmad Shah Durrani (considerato il fondatore del moderno Afghanistan), decise di spostare il mantello nella capitale Kandahar, affidandone il trasferimento a un gruppo di uomini molto devoti. Durante il viaggio il gruppo si fermò al confine della città di Kabul per riposare e per permettere alla gente del posto di vedere il mantello. Un giorno notarono un uomo vestito di verde che pregava accanto ad esso e la terza notte lo sognarono nuovamente vicino al mantello. Quando estrasse la spada dal fodero e la posò su una roccia vicina, notarono che la sua lama aveva una doppia punta e la identificarono come la spada di Imam Ali. Al loro risveglio, capirono che in quel punto doveva essere costruito un santuario e la roccia su cui si crede che Ali abbia deposto la sua spada è ora racchiusa in questo edificio. Ahmad Shah patrocinò la costruzione della prima struttura, con una cupola sopra la roccia. Il mantello vi rimase per otto mesi, prima di continuare il suo viaggio verso Kandahar, dove si trova ancora oggi. Una seconda cupola fu aggiunta al santuario commissionata dalla madre di Amanullah Khan ( re dell’Afghanistan) nel 1919, mentre le altre quattro furono aggiunte durante i lavori di ristrutturazione avvenuti tra il 2008 e il 2016. Ogni anno, fuori dal santuario si tiene la festa popolare di Nowruz , durante la quale viene innalzato un grande stendardo in ricordo dell'Imam Ali. È possibile accedere a un piccolo santuario sotterraneo dal lato femminile dell'edificio. Scavata nella roccia, una stretta scala conduce a una piccola camera simile a una caverna dove le donne lasciano petizioni e offerte votive. Sul lato maschile, c'è una reliquia dell'impronta della mano. Il santuario è visitato principalmente da Hazara , una comunità sciita. In gran parte a causa di ciò, il santuario è stato vittima di una serie di attacchi significativi, tra cui l' attentato suicida di Kabul del marzo 2018.