Il tradizionale matrimonio arabo si svolge tipicamente d’estate e tutte le cerimonie che lo precedono, per ovvie ragioni climatiche, hanno luogo di sera o di notte. Il vestito, impreziosito da fini e ricercate decorazioni, e i gioielli d’oro, sono a spesa della famiglia della sposa, mentre spetta ai familiari dello sposo provvedere alla casa della futura coppia, compresi il mobilio e gli irrinunciabili tappeti.
Bienna è il nome del terzo giorno che precede il matrimonio. Gli uomini della famiglia dello sposo si recano in visita alla famiglia della sposa e il padre “compra” dal futuro suocero, con una simbolica cifra di denaro, la figlia che gli sta portando via. Due giorni prima delle nozze si tiene la cerimonia dell’henné. Le mani e i piedi della futura sposa vengono tatuati con i tradizionali disegni rituali di buon auspicio. Il numero delle applicazioni del colore cambia a seconda delle diverse consuetudini e si ottengono quindi tatuaggi più o meno intensi. Rimane costante però il colore rosso, tradizionale in molti paesi islamici e dominante anche nel vestito della sposa. In questo giorno vengono ufficializzati gli inviti alle nozze.
Kessoua è il giorno prima del matrimonio, la sposa entra in possesso dell'abito nuziale e dei gioielli; poi il corteo dello sposo parte e raggiunge la casa dei genitori della sposa. Hanno così inizio le celebrazioni, ma i due gruppi di invitati festeggiano separatamente. La sposa, la cui tradizione vuole rimanga nella propria casa per quaranta giorni precedenti il matrimonio, nel giorno effettivo delle nozze detto Djefa, raggiunge l'abitazione dei genitori dello sposo in sella ad un cammello, su cui è stata sistemata una poltroncina decorata con foglie di palma e simboli ben auguranti come l'occhio o la mano di Fatima. In questa casa trova una specie di trono sul quale sedendosi sancisce la sua ammissione nella nuova famiglia. Il corteo poi riparte e raggiunge la casa della coppia, casa che la sposa non ha mai visto prima dato che la tradizione glielo impedisce. Qui trova un altro trono, simile al precedente dove si siederà per sancire il suo nuovo status di padrona di casa. Fino ad una ventina di anni fa, i matrimoni erano tutti combinati dai genitori e dopo le nozze i novelli sposi non lasciavano la camera da letto per almeno otto giorni e qui ricevevano anche le visite di amici e parenti. Oggi, la progressiva occidentalizzazione del paese, ha fatto scomparire usanze come queste. Resistono però altre regole come quella di ospitare per le prime notti successive al matrimonio la madre di lui e il “rito dell'unghia” che si svolge tre giorni dopo le nozze davanti alle donne del villaggio. Per l'occasione, la moglie, secondo un antico copione, fa l'atto di puntare un'unghia nella terra del cortile, quale rinnovato segno della propria permanenza.